Le zoonosi sono le malattie che si trasmettono dagli animali agli uomini.
Numerose delle malattie che conosciamo, come l’ebola, la rabbia, la SARS, l’aviaria, l’attuale Covid 19, vengono classificate come zoonosi, ovvero malattie infettive che si trasmettono dagli animali agli uomini, per contatto diretto o via indiretta.
Le pandemie che si sono verificate nel corso degli ultimi decenni hanno visto la loro origine essenzialmente nei mercati di continenti come l’Asia o l’Africa, in cui si assiste al commercio illegale di animali vivi, e dal costante e incosciente intervento dell’uomo sull’ecosistema.
Iwet market cinesi sono un esempio di come può avvenire la trasmissione delle malattie dagli animali agli uomini. Infatti, tali mercati sono adibiti alla vendita di animali freschi e selvatici. Gli animali vengono uccisi in contesti privi di igiene e senza che gli operatori abbiano alcuna protezione: ciò facilita il contatto con il sangue e con altri liquidi dell’animale eventualmente infetto, contribuendo in breve tempo all’insorgenza e alla diffusione di gravi zoonosi. Ad esempio, molte epidemie di Ebola sono sovente correlate al consumo di bushmeat contaminata, ossia carne di scimmie.
Le zoonosi emergenti allarmano l’umanità sia perché compaiono ad un ritmo molto veloce sia perché manifestano un impatto rilevante sulla salute dell’uomo e sull’economia. Il fenomeno è aggravato ancor di più dalla globalizzazione, poiché i continui spostamenti di persone e merci portano con sé, inevitabilmente, nuove malattie nonché l’insorgere di vecchie malattie che si credevano superate.
Numerose delle zoonosi emergenti sono determinate soprattutto dai mutamenti di utilizzo del suolo e dalla distruzione di habitat naturali, come le foreste tropicali. Infatti, le foreste tropicali sono ambienti in cui vivono milioni di specie quasi del tutto ignote alla scienza.
Tra queste vi sono batteri, virus e parassiti che, nella maggior parte dei casi, non riescono a sopravvivere fuori del loro ospite. Tuttavia, attualmente, la devastazione degli ecosistemi implica la comparsa di patogeni in contesti più ampi rispetto a quelli originari.
“Là dove si abbattono gli alberi e si uccide la fauna, i germi del posto si trovano a volare in giro come polvere che si alza dalle macerie.” È la citazione scelta dal Wwf Italia per introdurre il suo ultimo rapporto che, evidenzia la relazione presente tra distruzione delle risorse naturali e diffusione di nuove malattie.
Pertanto, la distruzione di intere foreste può agevolare il contatto dell’uomo con i microbi e con le specie selvatiche che li ospitano. Ad esempio, lo sviluppo di villaggi in territori selvaggi o l’ingresso dell’uomo in foreste che in origine non erano mai state esplorate dalle comunità umane ai fini dell’abitazione, ha accresciuto notevolmente i contatti con numerose malattie. La conseguenza è consistita in un aumento di malattie quali la febbre gialla e la leishmaniosi.
Di seguito verranno riportati alcuni casi studio utili a comprendere come l’intervento sfrenato dell’uomo sull’ecosistema sia stato devastante, da ogni punto di vista.
Malattie trasmesse dalle zecche: Proprio alle zecche si attribuiscono il maggior numero delle malattie, alle quali si prestano come vettori biologici. In particolar modo, la malattia di Lyme è originata dal batterio Borrelia Burgdorferi. Tale batterio infetta le zecche, le quali possono parassitare e quindi trasmettere la malattia all’uomo e ad altri animali.
Caprioli ed encefalite: In Svezia, a causa della riduzione dei caprioli, determinata dall’intervento dell’uomo, si sono riscontrati alcuni casi di Encefalite TBE, veicolata dalle zecche. Il capriolo, infatti, è un importante ospite per tutti gli stadi di sviluppo della zecca. Tuttavia, la mancanza di tali ospiti avrebbe indotto le zecche a colonizzare i roditori che hanno facilitato la trasmissione degli agenti patogeni all’uomo.
Scomparsa degli avvoltoi e aumento dei casi di rabbia: In India, nel secolo scorso, la popolazione di avvoltoi è stata annientata, uccisi da un potentissimo antinfiammatorio usato negli allevamenti, il Diclofenac, che continuava a permanere nelle carcasse di cui si nutrivano i rapaci. Queste carcasse, non smaltite dagli avvoltoi, sono diventate preda di cani inselvatichiti, anche detti feral dog, che hanno raffigurato il primo vettore di rabbia per l’essere umano.
Virus di Nipah: Diffuso soprattutto in Asia meridionale, la trasmissione del virus, che vede nei pipistrelli frugivori il suo serbatoio naturale. Questi possono inoltre trasmettere il virus a ospiti intermedi, soprattutto maiali, che sviluppano una malattia respiratoria e possono a loro volta infettare gli uomini. Ciò determina forme di encefalite o infezioni respiratorie acute. I fattori che lo hanno scatenato si correlano alla distruzione degli habitat, ai cambiamenti del clima e all’industrializzazione nell’agricoltura.
Ecco come l’uomo sta distruggendo il mondo in cui vive. Dimenticando di essere ospite, si comporta da padrone. Ma la natura si ribella e di fronte al suo rivoltarsi contro non si può fare più nulla.
Annarita Picardi