La stazione Termini e l’Esquilino sotto controllo
Roma si prepara a istituire una nuova “zona rossa”, che comprenderà la stazione Termini e il quartiere Esquilino, aree strategiche per il flusso di turisti e pellegrini durante il Giubileo. L’obiettivo delle nuove zone rosse a Roma, istituite pochi giorni dopo quelle nella città di Milano, è aumentare la sicurezza e contrastare la microcriminalità, attraverso provvedimenti già adottati in altre città italiane.
Fonti del Viminale confermano che la misura entrerà in vigore entro pochi giorni e sarà accompagnata da una maggiore presenza delle forze dell’ordine.
Dal gennaio 2023, Roma ha già visto 198 operazioni straordinarie di controllo, impiegando oltre 14.300 unità tra polizia, carabinieri e personale locale. Sono stati identificati 158.850 soggetti, di cui 67.656 stranieri, con 504 arresti e 1.579 denunce. Inoltre, 79 armi sono state sequestrate, e più di 23.000 veicoli sono stati controllati. La nuova disposizione promette di ampliare ulteriormente queste attività di vigilanza.
Sulla base di questi numeri e con il pretesto di un grande evento quale il Giubileo, le zone rosse arrivano a Roma nel momento migliore: un’occasione in più per militarizzare la capitale e ristabilire il concetto di securitarismo – e non sicurezza – nella metropoli.
L’esperienza delle altre città
Le zone rosse sono state sperimentate in diverse città italiane, con risultati misti. A Milano, le aree coinvolte includono la Stazione Centrale, il Duomo, i Navigli e Rogoredo. Dopo l’introduzione di queste misure, durante i festeggiamenti di Capodanno, sono stati emessi 50 ordini di allontanamento, mentre 2.079 persone sono state controllate. A Napoli, i provvedimenti hanno interessato zone come Chiaia, Vomero e Decumani, luoghi caratterizzati da una forte affluenza di cittadini e turisti.
Firenze e Bologna sono state tra le prime città ad adottare il dispositivo. Negli ultimi tre mesi del 2024, queste misure hanno portato all’emissione di 105 ordini di allontanamento su 14.000 persone controllate. Queste operazioni hanno coinvolto principalmente aree della movida e piazze note per episodi di microcriminalità e degrado.
Il contesto del Giubileo
Il Giubileo del 2025 rappresenta un banco di prova per il modello di sicurezza del governo. La gestione di un evento di tale portata, con milioni di visitatori attesi, richiede un approccio che bilanci la necessità di controllo con la tutela dei diritti fondamentali. Alcuni osservatori sottolineano il rischio di una eccessiva militarizzazione del territorio e di una gestione emergenziale che potrebbe penalizzare le fasce più vulnerabili della popolazione.
Nel quartiere Esquilino, ad esempio, la presenza delle forze dell’ordine è già stata intensificata, ma resta da capire come sarà selezionato chi dovrà lasciare l’area. Tante sono le domande, che sicuramente andranno ad evidenziare i problemi di classismo e discriminazione che affliggono l’attuale Governo e che, di conseguenza, si riversano sulla società.
Non è infatti ancora chiaro in base a quali criteri si decide chi è pericoloso, rischiando così una decisione basata sul pregiudizio e sulla discriminazione in base alle condizioni economiche o di vulnerabilità.
Critiche e interrogativi
Le nuove misure di sicurezza non sono esenti da critiche. Alcuni giuristi e associazioni per i diritti civili mettono in discussione la legittimità costituzionale di provvedimenti come il daspo urbano, che limita la libertà personale e di movimento senza un vero processo giudiziario. A Milano, la Camera Penale ha espresso preoccupazione per il rischio di comprimere diritti fondamentali in nome di una percezione di insicurezza, spesso alimentata da episodi isolati.
A Roma, l’introduzione delle zone rosse è stata rinviata per consentire ulteriori tavoli tecnici tra prefettura e questura. La vastità dell’area coinvolta e la complessità della sua gestione sembrano essere i principali ostacoli. Con l’arrivo del Giubileo, la città di Roma è affogata dall’iperturismo e dagli interessi basati sulla rendita e nuova cementificazione del territorio: per proteggere i grandi interessi, certamente non degli abitanti della Capitale, il Governo risponde con militarizzazione e blitz di forze dell’ordine per garantire uno Stato di sicurezza e protezione della città, quando invece ciò che si lascia al territorio è abbandono, degrado sociale e mancanza di abitazioni per nella città vive.
Un modello da esportare?
Nonostante le polemiche, il governo sembra intenzionato a estendere il modello delle zone rosse ad altre città italiane. Il decreto Sicurezza – ddl 1660 -, attualmente in discussione, potrebbe rafforzare ulteriormente questi dispositivi, rendendoli parte integrante delle politiche urbane.
Resta da vedere se questo approccio riuscirà a garantire maggiore sicurezza senza sacrificare i diritti e la dignità delle persone. Per ora, la sperimentazione continua, con Roma al centro di un dibattito che tocca questioni fondamentali di giustizia sociale e gestione urbana.