Da oggi Mnangagwa, che per molti anni era stato il braccio destro di Robert Mugabe alla guida dello Zimbabwe, diventa ufficialmente presidente. Fa ben sperare il fatto che fino ad ora, dalla presa del potere da parte dei militari ad oggi, passando per le dimissioni del suo predecessore, Mnangagwa abbia rispettato tutti gli impegni presi con la popolazione dello Stato africano. Egli infatti ha promesso, nel suo discorso di giuramento, che oltre al benessere del popolo avrebbe anche pensato all’organizzazione delle elezioni democratiche per il 2018.
Rimangono alcune perplessità
Nonostante il nuovo presidente sia stato acclamato dalle migliaia di persone che erano presenti questa mattina nello stadio della capitale, alcune precisazioni sono d’obbligo. Non si può certo dire che Mnangagwa sia un homo novus. Ha 75 anni, è stato ministro della Difesa e della Giustizia sempre a stretto contatto con Mugabe, almeno fino al matrimonio di quest’ultimo con Grace. Fu proprio la moglie dell’ex presidente Mugabe che fece pressioni per la destituzione di Mnangagwa da vicepresidente nell’ultimo mese. Il neopresidente si è anche guadagnato l’appellativo di Coccodrillo, in stretto riferimento alla sua carriera politica. Su di lui pendono accuse ben più gravi, come quelle di aver compiuto pulizie etniche e dato seguito a violenze contro gli oppositori politici.
Staremo a vedere
L’appuntamento è fissato per il 2018. Per ben 37 anni, Mugabe non ha permesso l’organizzazione di elezioni democratiche, cosa che la popolazione chiede a gran voce. A riprova di questo fatto c’è stata la non accettazione dell’ipotesi Grace, che voleva succedere al marito deposto dai militari.
Una nota preoccupante
La Repubblica ha riportato nel suo blog online quanto dichiarato all’Associated Press da un esponente dello Zanu-PF, partito del quale fanno parte sia Mugabe che Mnangagwa. Il politico ha detto, parlando proprio dell’ex presidente che in questo momento egli si trova “al sicuro, così come la sua famiglia, e il suo status di eroe nel Paese non è in discussione”. Da un lato garantire la sicurezza di una persona che si è resa scomoda negli ultimi tempi può essere interpretata come una mossa molto matura. Dall’altro si corre il rischio di porsi in eccessiva continuità con ciò che il popolo dello Zimbabwe ha appena finito di rifiutare.
Giorgio Russo