Il World Food Programme lancia l’allarme: carestia, fame e la paura per l’epidemia da Covid-19 porteranno lo Zimbabwe vicino alla catastrofe umanitaria.
Secondo le stime del WFP, in Zimbabwe entro la fine dell’anno si prevedono circa 8.6 milioni di persone a rischio per la fame: rispetto alle percentuali attuali, si parla del 50% in più.
Il diffondersi dell’epidemia da Covid-19 ha colpito duramente tutti coloro che si trovavano nelle città, costringendo coloro che si erano trasferiti nei centri urbani a ritornare nelle zone rurali, senza lavoro e senza introiti.
Ad aggravare la situazione, ci pensa l’ondata di siccità che ha investito il paese, che ha fatto crollare drasticamente la produzione del mais, raddoppiandone il prezzo rispetto a giugno e mettendo in serio pericolo la popolazione, schiacciata dal terrore dell’epidemia da una parte e dallo spettro della fame dall’altra.
Lola Castro, Direttore Regionale del WFD per il Sud Africa ha dichiarato che “molte famiglie in Zimbabwe subiranno le devastazioni della fame acuta”, paventando la possibile catastrofe umanitaria se la comunità internazionale non inizierà a mandare aiuti.
La terza ondata di siccità consecutiva ha causato un blocco nella produzione del mais. In un paese dove l’agricoltura di sussistenza permette a circa i 3/4 della popolazione di lavorare, un raccolto di solo 1.1 milioni di tonnellate non consente di soddisfare le esigenze di una nazione intera.
Parliamo di circa la metà del fabbisogno nazionale: aggiungendo che anche l’anno precedente ha avuto una produzione di poco più di due milioni di tonnellate, ben si comprende la situazione critica in cui versa il paese.
Il Programma Alimentare Mondiale spera con fondi sufficienti di poter assistere 4 milioni di persone nel paese, arrivando a cinque milioni nella primavera del 2021. Ad oggi, si possono raggiungere solamente 700,000 persone dei 1.8 milioni in stato di necessità.
Un paese dilaniato da dissidi interni, che hanno portato per le strade di Harare, la capitale, un corteo di persone a protestare contro l’inflazione galoppante e la corruzione massiccia, che recentemente ha riguardato il sistema sanitario.
La cospicua presenza militare ha impedito ai manifestanti di circolare nel centro città, deviando il corteo nelle periferie e causando l’arresto di alcuni manifestanti, tra cui la famosa scrittrice Tsitsi Dangarembga, rilasciata con l’obbligo di presentarsi in tribunale a settembre.
Una situazione drammatica su molteplici fronti che necessita un fronte internazionale forte per fronteggiare un’emergenza che rischia di assumere i contorni di una crisi umanitaria.
Chiara Nobis