Uno studio condotto da ricercatori di Yale e pubblicato tre giorni fa su Science Advances rivela un nuovo pericolo legato al virus Zika, provoca atrofia testicolare, quindi non è pericoloso solo per i feti.
Ricorderete l’epidemia di Zika che ha colpito soprattutto il Brasile, ma diffusasi in tutto il Sud America toccando anche il Nord America ed ha avuto il suo picco nel 2015-2016. Ricorderete forse anche la paura tra gli atleti che dovevano partecipare alle Olimpiadi di Rio, o forse dovrei dire la paura delle atlete, perchè a quel che ne sapevamo l’infezione da Zika era poco più che un fastidioso inconveniente che essenzialmente poteva trasformarsi in qualcosa di drammatico solo per i feti in caso di gravidanza della persona infettata. Lo scorso novembre l’OMS dichiarava chiusa la fase emergenziale ma non abbassava certo l’attenzione sul virus, ne scrissi quando fu dato l’annuncio.
Lo studio condotto a Yale
Il team del Dr. Erol Fikrig ha infettato dei topi con un ceppo del virus Zika non letale, proprio per studiare effetti a lungo termine dell’infezione (a questo scopo i topi erano anche modificati geneticamente).
Quello che hanno scoperto è che anche dopo che il virus è stato eliminato dal sangue continua a riprodursi in cellule dei testicoli e che a 21 giorni dall’infezione i testicoli degli animali infetti erano significativamente più piccoli di quelli negli animali sani.
Tra l’altro il fatto che il virus si annidi in una struttura chiamata epididimo che è il condotto in cui passa lo sperma per andare dai testicoli all’uretra è anche coerente con la modalità di trasmissione sessuale da uomo a donna del Zika.
Ora è naturale ipotizzare degli effetti anche lungo termine o perfino permanenti del virus Zika sulla fertilità degli uomini infettati che andranno ulteriormente investigati.
Inutile dire che questo nuovo studio rilancia a detta degli stessi ricercatori l’urgenza per lo sviluppo di un vaccino e terapie antivirali mirate.
Roberto Todini