Zhou Youguang, banchiere per mestiere, ma linguista per passione.
L’uomo che, insieme al suo gruppo di studio, diede un’alfabeto alla lingua cinese.
Ieri, quest’uomo che diffuse il mandarino come lingua nazionale, si è spento a Pechino.
Il giorno precedente aveva compiuto 111 anni.
Nacque nel 1906 e a soli sei anni fu testimone della rivoluzione che sradicò l’ultimo imperatore cinese. Mao Zedong fondò la Repubblica Popolare Cinese quando Zhou Youguang era ormai un quarantatreenne.
Banchiere di successo, lavorò per Xinhua Trust & Savings Bank, che oggi fa parte della Bank of China, nei suoi uffici di New York. Tornò in Cina nel 1949, quando il potere venne conquistato dai comunisti. In quegli anni i cinesi che avevano vissuto e lavorato all’estero facevano ritorno in patria per essere di supporto allo stato.
Continuò a lavorare come banchiere fino al 1955 quando il governo gli chiese di mettere in piedi un gruppo di lavoro che si occupasse di riorganizzare la lingua nazionale. Doveva essere una lingua facile da apprendere e comprensibile da tutti.
Fino ad all’ora la lingua presentava molti suoni omofoni, i quali potevano essere interpretati in modo diverso a seconda del territorio. Ogni regione, possedeva, infatti, una diversa lingua dialettale.
Quando Mao Zedong gli affidò l’importante incarico, Zhou Youguang si mise al lavoro con la sua squadra formata da circa venti persone, con cui per tre anni si impegnò per arrivare all’obiettivo finale.
Fu così che nacque il pinyin, il sistema di romanizzazione dei caratteri cinesi che si trova ancora oggi alla base della studio della lingua e della scrittura su tastiera.
Il cinese, prima della creazione del pinyin, non possedeva un alfabeto.
Come è stato detto precedentemente detto, la linguistica era semplicemente un hobby.
Un hobby che gli salvò la vita.
Durante gli anni in cui era impegnato ad esaudire la richiesta di Mao, alcuni suoi cari amici e colleghi si suicidarono per sfuggire alla campagna anti-destra che prese di mira gli economisti che avevano studiato all’estero.
Grazie al pinyin il tasso di analfabetismo in Cina calò dall’80 al 10 percento in sessant’anni.
Jessica Tomatis