Il tecnico boemo pronto per il quarto ritorno nella sua Foggia con l’obiettivo di portare i Satanelli in Serie B.
Sono passati 35 anni dalla prima volta di Zdeněk Zeman sulla panchina del Foggia, quando nel 1986 venne ingaggiato con la squadra in C1 (allora la terza serie professionistica era composta da due divisioni). Esonerato dopo una pesante sconfitta rimediata contro il Cosenza, tornò a sedere sulla panchina della squadra pugliese tre anni dopo. Col secondo ritorno iniziò la leggenda del “Foggia dei miracoli“.
Zemanlandia
4-3-3 e attaccare. Il tecnico è riuscito quel che pochi allenatori riescono tutt’ora a fare: divertire. Il suo gioco spumeggiante è un cult di un calcio che purtroppo non c’è più. Dove la staticità tattica regnava, Zeman ha illuminato le menti offrendo un gioco coinvolgente e straripante, con un solo comandamento: attaccare per difendersi.
Questa è in estrema sintesi la filosofia di Zemanlandia, che dell’attacco totale non ne ha fatto solo una tattica sul campo, ma anche fuori. Note sono le sue frecciatine contro la Juventus e il sistema calcio italiano degli ultimi trent’anni. Sospetti, ombre e segreti che per molti erano un mistero, per il pensiero di Zeman sono da sempre state una realtà palese e limpida. La sua lotta contro un certo tipo di politica sportiva lo portò addirittura ad accusare in tribunale Luciano Moggi del suo esonero a Napoli durante il processo di Calciopoli.
Zeman e Foggia, per tornare grandi
La città di Foggia lo ama, tanto da conferirgli la cittadinanza onoraria il 28 aprile 2021. Per diversi anni una piazza piccola del panorama sportivo italiano ha gonfiato il petto e si è fatta valere grazie al suo traghettatore boemo. Il carattere del tecnico ex Roma non è sicuramente dei più travolgenti. Un personaggio abbastanza silenzioso ma tagliente nelle parole, incisivo e non prolisso. Il suo gioco è la vera espressione della sua persona, capace di non mollare e cresciuta in una situazione difficile come quella della Cecoslovacchia negli anni Sessanta. Attaccare e non mollare, perché pure gli ultimi quando tirano fuori gli artigli possono farsi strada in un ambiente governato da giganti.
Ora il sogno a Foggia è di ritornare in B. Zeman nella stagione 2010-2011 sfiorò la zona playoff, con una squadra composta prevalentemente da giovani che abbiamo avuto il piacere di rivedere negli anni a seguire in Serie A (Marco Sau tra tutti). In quell’annata il Foggia concluse la stagione al sesto posto, con ovviamente il miglior attacco e la peggior difesa del campionato. Passati dieci anni il boemo e la città vogliono riprovarci, anche perché col tecnico dovrebbe tornare anche il ds Pavone (uno degli artefici del Foggia di inizio anni ’90), pronti per un nuovo miracolo.
Matteo Abbà