Il partito del presidente Volodymyr Zelenskyi, il Servo del Popolo, è il primo nella storia dell’Ucraina a ottenere una maggioranza assoluta nel parlamento. Le elezioni parlamentari, che si sono tenute domenica 21 luglio, sono state convocate in anticipo dallo stesso Zelenskyi, subito dopo la sua vittoria alle presidenziali, per garantirsi una maggioranza che appoggiasse le sue riforme.
Il 21 aprile, la schiacciante vittoria di Zelenskyi (73%) su Petro Poroshenko ha aperto una nuova fase politica in Ucraina. Poroshenko era salito al potere sull’onda del movimento dell’Euromaidan che, dietro la maschera della lotta alla corruzione, aveva lasciato il paese nelle mani delle squadre paramilitari nazifasciste, dando vita alla guerra civile del 2014, ben presto tramutatasi in un ampio e intricato conflitto regionale.
La fine della guerra civile?
Votando Zelenskyi, l’Ucraina ha deciso di voltare la pagina della guerra civile e in tal senso il presidente ha inteso il suffragio di domenica. Già all’uscita dei primi exit poll, l’ex-comico ha affermato: “sono sicuro che ciò significhi la fine della guerra”. Le elezioni si sono tenute in un paese straziato dal conflitto e diviso tra la zona controllata dal governo di Kiev e le repubbliche autoproclamate di Donec’k e Luhans’k, controllate dai ribelli russofoni, insorti contro il governo di Poroshenko anche con l’appoggio di spregiudicati oligarchi filorussi. Se era stato il nazionalismo ucraino (anti-russo) e la violenza squadrista (vedi la strage di Odessa del 2014) a fa scoppiare una guerra che ha già causato 13.000 morti, Zelenskyi, la cui prima lingua è proprio il russo, ha dato più di un segnale di distensione.
Egli ha utilizzato il suo discorso inaugurale a maggio per rivolgersi alla nazione nelle due lingue principali del paese, l’ucraino e il russo. Ha, in seguito, proposto una conferenza di pace con Putin, nonostante la freddezza del Cremlino, e ha concordato con la Russia uno scambio di prigionieri che interesserà 277 persone. Un altro sintomo di potenziali sviluppi verso la pacificazione è il risultato elettorale raggiunto dal partito filorusso Piattaforma di opposizione- per la vita, ora il secondo partito ucraino, in un contesto in cui i 26 seggi parlamentari formalmente assegnati alle regioni del Donbass indipendente sono stati sospesi nel 2014 e restano ancora vacanti.
Un outsider contro la corruzione
La campagna elettorale di Zelenskyi, a dir poco vaga sui contenuti, ha avuto al proprio centro la lotta contro la corruzione, un leitmotiv della politica ucraina già dalla cosiddetta Rivoluzione arancione del 2004. Ma ciò che distingue Zelenskyi dai suoi deludenti predecessori è proprio il fatto di non essere un politico e quasi di non avere idee politiche. Tra l’altro, il personaggio dell’outsider che si batte contro la corruzione non è una novità per il neopresidente. Zelenskyi deve infatti la sua fama alla serie televisiva “il Servo del Popolo”, da cui ha tratto il nome del suo partito, dove ha recitato il ruolo di un ordinario docente di scuola che riesce a diventare presidente grazie a una campagna viscerale contro la corruzione.
E non si può dire che il Servo del Popolo manchi di buona fede, almeno per il momento. Zelenskyi ha messo tra i suoi primi compiti quello di mettere un calmiere sulle bollette del riscaldamento, bersaglio di una scandalosa speculazione da parte delle compagnie private, privare parlamentari, giudici e governo dell’immunità e lanciare la sua sbandierata battaglia contro la corruzione. Andando in tale direzione, il presidente ha già posto l’attenzione sul gigante del pollame ucraino MHP, denunciando gli ingenti finanziamenti che l’impresa ha ricevuto dallo stato e che dovrebbero ammontare a 97 milioni di dollari.
In fin dei conti, un governo tecnico
Zelenskyi ha annunciato che incaricherà del ruolo di primo ministro un economista estraneo alla politica, con l’idea di mettere su un governo tecnico. Uno dei suoi primi atti da presidente è stato incontrare Angela Merkel e spianare la strada a un programma di collaborazione con il Fondo Monetario Internazionale, che in un comunicato si è detto soddisfatto della discussione.
Dal Fondo l’Ucraina dovrebbe ricevere un prestito di 3,9 miliardi su 14 mesi, e la prima tranche ammonterebbe a 1,4 miliardi. In cambio del prestito, Zelenskyi ha garantito una riduzione dei dipendenti pubblici del 50%, mentre la banca centrale ucraina ha levato il tetto all’esportazione di capitali. Non è chiaro se Zelenskyi riuscirà a tenere alta la sua popolarità, considerando anche i suoi legami con alcuni settori di oligarchi, ma è difficile non vedere come il popolo ucraino, eleggendo un comico, abbia compiuto una sua discreta e originale rivolta contro il disastro della guerra civile.
Francesco Salmeri