Le parole del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, rilasciate in un’intervista all’agenzia giapponese Kyodo News, risuonano come una consapevole ammissione della gravità della situazione: l’Ucraina, al momento, non ha la forza necessaria per riprendersi i territori occupati dalla Russia. Il capo di Stato di Kiev ha rivelato una verità difficile da accettare, ma che descrive la realtà attuale del conflitto. Sebbene Zelensky non rinunci alla speranza di una soluzione diplomatica, è chiaro che il Paese non è in grado di avviare una controffensiva militare in grado di strappare dalla Russia i territori occupati, inclusa la Crimea, annessa da Mosca nel 2014.
Una guerra sempre più complessa
In queste dichiarazioni, il presidente ucraino ha parlato di un conflitto ormai entrato in una fase complicata e senza facili soluzioni. La guerra, che ha già causato decine di migliaia di morti e feriti, sembra destinata a continuare senza un esito immediato. Le forze ucraine, pur essendo riuscite a fermare l’avanzata russa in molte regioni, non sono ancora riuscite a riconquistare i territori perduti. Zelensky ha ammesso che la controffensiva militare in queste condizioni risulta troppo rischiosa e, al momento, priva di reali possibilità di successo.
“Non abbiamo la forza per riconquistare i territori occupati”, ha detto Zelensky, aggiungendo che, sebbene il suo Paese stia cercando di rafforzarsi e di prepararsi a una possibile offensiva, la soluzione potrebbe passare attraverso il dialogo diplomatico piuttosto che per la forza militare. La realtà è che le forze ucraine si trovano di fronte a una Russia che ha consolidato le sue posizioni e che sta ancora compiendo progressi sul campo. In questo contesto, la possibilità di recuperare le terre perdute sembra una sfida enorme, se non impossibile, senza il supporto esterno e una significativa escalation della guerra.
La diplomazia come unica via d’uscita?
Le parole di Zelensky riflettono una svolta nella sua posizione, che per lungo tempo aveva enfatizzato la volontà di riprendersi tutti i territori occupati dalla Russia, incluse le regioni del Donbass e la Crimea. Ora, il presidente sembra pronto ad ammettere che la via diplomatica potrebbe rivelarsi l’unica opzione per ottenere progressi concreti, una volta che le condizioni sul campo di battaglia permetteranno all’Ucraina di sedersi a un tavolo negoziale in una posizione di forza.
Zelensky ha insistito sul fatto che qualsiasi eventuale trattativa per la restituzione dei territori dovrà essere sostenuta dalla forza militare che, al momento, il Paese non possiede. “La nostra forza, in questo momento, non è sufficiente”, ha spiegato, suggerendo che la vera opportunità di recupero dipenderebbe dalla capacità di Kiev di rafforzare la propria posizione interna e di impedire a Mosca di scatenare una nuova aggressione. Una simile posizione segna un cambiamento rispetto alla narrativa iniziale, secondo cui l’Ucraina avrebbe combattuto per riconquistare ogni centimetro di terra occupato, indipendentemente dalle difficoltà.
Un supporto che tarda ad arrivare
Nonostante le difficoltà sul campo, l’Ucraina continua a ricevere supporto militare da parte dei suoi alleati occidentali. Gli Stati Uniti, in particolare, hanno recentemente annunciato nuovi pacchetti di aiuti militari per un valore complessivo di 725 milioni di dollari, comprendenti sistemi anti-droni e munizioni per l’artiglieria. Anche la Germania ha fornito un contributo significativo, inviando armi e munizioni per un valore di 650 milioni di euro. Tuttavia, Zelensky ha fatto presente che le sue richieste restano ancora insoddisfatte. In particolare, ha rinnovato l’appello per l’invio di missili a lunga gittata, come i missili Taurus che potrebbero consentire a Kiev di colpire obiettivi russi più profondamente all’interno del territorio nemico.
Questo supporto, pur essendo cruciale, non sembra sufficiente per cambiare significativamente l’andamento della guerra. Inoltre, il presidente ucraino ha sollevato il problema dell’incertezza diplomatica che circonda le future trattative. In particolare, ha evidenziato come il prolungamento del conflitto e la sua espansione rischiano di danneggiare ulteriormente il Paese, con ripercussioni non solo sul piano militare ma anche sul piano politico e sociale.
Il coinvolgimento della Corea del Nord e gli scenari futuri
Secondo Zelensky, circa 12.000 soldati nordcoreani sarebbero stati già dispiegati nella regione russa di Kursk, al confine con l’Ucraina, con la prospettiva che nuovi contingenti vengano inviati sul fronte. Sebbene non siano stati forniti dettagli precisi riguardo al numero di soldati uccisi o feriti, è chiaro che la Russia stia utilizzando questi soldati come “carne da cannone” per ridurre le perdite dell’esercito regolare.
Zelensky ha sottolineato che la formazione militare che i soldati nordcoreani stanno ricevendo sul campo potrebbe avere conseguenze significative, non solo per l’Asia, ma per l’intero panorama geopolitico. Il coinvolgimento della Corea del Nord, infatti, rappresenta una minaccia a lungo termine, in quanto i soldati di Pyongyang potrebbero acquisire un know-how che potrebbe rivelarsi utile in scenari di guerra futuri.
Il ruolo degli Stati Uniti e l’incertezza politica
Un altro tema ricorrente è il ruolo dell’amministrazione Trump e il futuro della politica estera americana. Zelensky ha dichiarato che il suo Paese continuerà a cercare il dialogo con Washington, indipendentemente dal cambiamento alla Casa Bianca, ma non ha nascosto la preoccupazione per una possibile revisione della politica di supporto all’Ucraina sotto la presidenza di Trump. Il presidente ucraino ha assicurato che la sua posizione rimarrà invariata: Kiev non accetterà alcuna capitolazione. La possibilità di negoziati, tuttavia, potrebbe dipendere da una serie di fattori geopolitici, tra cui il peso della diplomazia occidentale.