Classe 1978, attore, sceneggiatore, regista e da qualche mese anche politico, non più solo per copione.
Questa è la sorprendente storia di Volodymyr Oleksandrovych Zelensky, uno dei candidati alla presidenza ucraina che, domenica 21 aprile, affronterà al ballottaggio il presidente uscente Poroshenko, oligarca del cioccolato in carica dal 2014. Come avevano anticipato i sondaggi, il 31 marzo Zelensky ha conquistato la fiducia di quasi sei milioni di elettori: praticamente il doppio rispetto al presidente uscente. E ora si prepara ad affrontare il rush finale a suon di slogan contro la politica delle élite corrotte.
Un’ascesa politica flash
Zelensky ha fatto irruzione sulla scena politica ucraina prima solo per copione. Dal 2015 è l’acclamato protagonista della serie tv Sluha Narodu (Servitore del popolo), in cui recita la parte di un insegnante di storia di Kiev. La trama si sviluppa a partire da uno sfogo del professore filmato e postato su Youtube dai suoi studenti. Si tratta di un discorso contro le ingiustizie sociali e le logiche corrotte dell’economia, che gli fa guadagnare il “Buongiorno presidente!” del primo ministro. Il giorno successivo alla pubblicazione è proprio lui a presentarsi alla sua porta per affidargli la guida del Paese. Ed è in questo momento che subentra in parallelo la realtà: nel marzo 2018, Ivan Bakanov, CEO dell’emittente Kvartal 95, ha fondato il suo partito, dandogli il nome della serie tv “Servitore del popolo”, ufficialmente con lo scopo di “evitare che qualcuno si appropriasse del nome del programma televisivo per scopi politici”.
Ecco la prima puntata della serie tv, in cui (verso il minuto 12) inizia lo sfogo che porterà il professore a guidare la nazione
L’ascesa del partito ha visto a dicembre 2018 la candidatura ufficiale di Zelensky alle presidenziali e non sembra essersi ancora fermata. L’attore reinventatosi politico è riuscito infatti ad arrivare al ballottaggio, con una campagna elettorale incentrata quasi esclusivamente sulla serie tv, giunta oggi alla sua terza stagione. Ha poi basato il suo programma elettorale sul contrasto agli oligarchi, di cui Poroshenko rappresenta lo stereotipo nell’immaginario comune e a cui viene principalmente rimproverato di non aver rispettato alcune importanti promesse elettorali, come la vendita della sua società dolciaria.
Una realtà molto più complessa
Alcuni detrattori di Zelensky sostengono però che dietro la sua candidatura ci sia l’ombra di un altro potente oligarca ucraino, Igor Kolomoisky. Quest’ultimo è proprietario sia del canale televisivo che trasmette la serie tv Servitore del popolo, sia di PrivatBank. Proprio questa banca, qualche tempo fa, secondo Andrew Kramer del New York Times, avrebbe utilizzato indebitamente gli aiuti che il FMI elargiva come aiuto al governo al governo ucraino, contro i filo separatisti russi.
A proposito di Russia, Zelensky ha poi evitato di esporsi eccessivamente sull’argomento, durante la campagna elettorale. Ha negato semplicemente di essere filorusso e ha sottolineato la ferma volontà di cedere territori alla Russia, ma senza un preciso disegno politico. Anche in questo caso, realtà e fantasia sono separate da un confine molto labile. Nella serie tv non c’è traccia di una strategia politica ben precisa per affrontare la questione russa e molti sottolineano che questa lacuna rappresenti la mancanza di una presa di posizione a riguardo, visto che Zelensky è anche stato produttore esecutivo del programma.
La resa dei conti
Il Paese dovrà quindi esprimersi sui due candidati: da una parte il neofita acclamato dal pubblico, dall’altra il politico esperto. Poroshenko ha giocato la partita essenzialmente puntando sulla forza dei suoi discorsi politici e su una precisa ideologia sulle delicate questioni di politica estera: il presidente uscente ha infatti l’appoggio dello schieramento di Unione Europea e Nato. La partita comunque non si esaurirà questa domenica. A ottobre l’Ucraina sarà chiamata a esprimersi nelle elezioni parlamentari che daranno al Paese un nuovo governo, attualmente controllato dal partito di Poroshenko.
Elisa Ghidini