– Michele Marsonet –
Prorettore alle Relazioni Internazionali dell’Università di Genova, docente di Filosofia della scienza e Metodologia delle scienze umane
In occasione del recente G7, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha fatto una dichiarazione che dovrebbe interessare l’intera comunità internazionale. Dopo il suo incontro con la premier Giorgia Meloni, Zelensky ha espresso apertamente preoccupazioni riguardanti la presenza di pro-Putin nel nostro Paese, suggerendo addirittura l’idea di revocare i visti e allontanare chiunque faccia parte delle liste dei pro-Putin italiani.
Che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky abbia spesso un atteggiamento aggressivo – e poco riconoscente – nei confronti delle nazioni che lo stanno aiutando contro i russi è cosa nota. Questa volta, tuttavia, è andato un po’ troppo sopra le righe parlando dell’Italia.
Dopo un incontro con la premier Giorgia Meloni in occasione del G7, Zelensky ha detto in modo esplicito che nel nostro Paese ci sono troppi pro-Putin, ai quali dovremmo cancellare i visti e mandarli via.
In effetti non è chiaro a quali propagandisti russi il presidente ucraino si riferisca. Forse dipendenti di aziende in affari con Mosca? Oppure giornalisti russi accreditati in Italia? O ancora, come pensano i più, giornalisti e intellettuali italiani che manifestano apertamente la loro simpatia per lo zar moscovita?
Quest’ultima ipotesi è, in effetti, la più accreditata. Zelensky ha infatti proseguito annunciando che a Kiev stanno preparando una lunga lista di propagandisti putiniani che verrà fornita tanto all’Unione Europea quanto agli Stati Uniti.
L’annuncio giunge in un momento di difficoltà per l’esercito ucraino, che ha visto una drastica diminuzione degli aiuti militari americani ed europei. Zelensky ritiene quindi che occorra soffocare le voci dissidenti rispetto al conflitto in corso, per non favorire la strategia di Putin.
In realtà una lista di questo tipo era già stata pubblicata dal “Corriere della Sera” nel giugno del 2022, destando un certo scandalo. Vi erano inclusi, tra gli altri, il giornalista Albero Fazolo e il docente universitario Alessandro Orsini.
In occasioni di questo tipo è forte il rischio di creare una gogna mediatica pericolosa, visto il clima di tensione che stiamo vivendo. Evidentemente il leader ucraino pensa di avere altri nomi da aggiungere.
Scorda, però, un fatto fondamentale. In Italia, come in tutte le nazioni di democrazia liberale, vige la libertà di pensiero e di parola. Questo significa che ognuno è libero di essere filo-putiniano. Lo si potrà al più criticare senza metterlo alla gogna.
L’intervento ha il sapore di una vera e propria interferenza negli affari interni di un’altra nazione e, in quanto tale, non è accettabile. I nostri putiniani possono essere criticati quanto si vuole, ma non silenziati. In Ucraina, a causa della guerra, c’è la censura. In Italia, per fortuna, no.