Yuri Gagarin, pensieri di ieri e di oggi

Tanti anni fa Yuri Gagarin andó nello spazio, e fu il primo. Disse “non c’é nessun dio quassù” e beh, la Storia ci racconta che quella frase in realtà fu di Krusev.




Nikita al tempo ci teneva, a mostrare l’Utopia dell’ateismo che aveva per Dio l’Uomo, e gli orizzonti che poteva raggiungere con la forza della sua mente e delle sue braccia. Una propaganda per metà sincera e per metà politica. Anche sulla Luna siamo andati, ci siamo persino tornati, però poi abbiamo deciso che c’erano cose più importanti da fare.

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Non c’é nessun dio quassù”, sembra se la siano segnata gli americani.

L’emblema dell’Apollo XII, una barca a vela che solca lo spazio… beh, considerando oggi la tecnologia di allora, era davvero una barca a vela. Qualcosa si intravede dietro, che ingrandendo sembrerebbe la sagoma di un angelo. Forse scaramanzia o forse una risposta a Krusev? O forse semplicemente dedicata al signor Williams, che non ha potuto fare parte dell’equipaggio perché deceduto in un incidente aereo prima del lancio? Solo chi ha disegnato quel logo lo sa davvero. Noi però dovremmo sapere davvero, che tutta quella gente lassù c’é stata. Non é un discorso di crederci, é un fatto, si dice saperlo. Molti non lo sanno, anzi, non ci vogliono credere. Oggi c’é chi mette in dubbio persino che l’Uomo sia mai andato sulla Luna.

E’ la sindrome del bambino che non vuole gareggiare perché ha paura di perdere. E’ il non volere credere che in un’epoca tecnologicamente così lontana si sia fatto quanto oggi sembra non siamo in grado, o non vogliamo, più fare. L’Apollo 12 ha dimostrato brillantemente che sulla Luna si può atterrare con precisione e in sicurezza, ha riportato a casa alla NASA tutto quello che era stato loro chiesto con “un’ottima performance”.

Ma allora? Perché fare ritirare un ragazzo dall’università se sta portando a casa solo ottimi voti? Si investiva nei missili balistici intercontinentali all’epoca, la poesia pionieristica della Luna e dello Spazio risultò solo una gara che una volta vinta, la medaglia si poteva riporre nel cassetto. E così fu.

Yuri Gagarin, chissà se si é mai domandato se fosse lui il Dio lassù. Chissà, lui per primo che ha visto la Terra dallo spazio, se ci ha pensato. Come specie, ammesso che siamo nati sulla Terra, non siamo destinaci a morirci. Saggia frase di Interstellar.

La Terra, non è per sempre. Però per noi l’egoismo é sempre la cosa più importante.

Non i soldi, l’egoismo. I soldi non hanno colore, non provano sentimenti. Il nostro egoismo si.

Quando si ragiona come collettività, l’egoismo passa in secondo piano, e si fanno grandi cose. Giuste o sbagliate? Ha importanza? Molte delle più importanti invenzioni e scoperte sono state fatte a causa di guerre e avidità di nazioni o popoli. L’Unione Sovietica di Gagarin non ha di certo una fedina penale linda meravigliosa, eppure rimarrà sempre e per sempre nella Storia della nostra Specie. L’America sarà per sempre la nazione che ha messo la sua bandiera sul suolo lunare, arrivata là con un computer della memoria di una carta sim, trasmettendo nella stessa frequenza e con una radio che é la stessa che usano i camionisti.

Noi oggi non siamo più così, non qui dove regna la tanto amata democrazia. Perché non c’é più il pericolo delle giubbe rosse e dell’invasione sovietica. I soldi vanno spesi per cose serie, per il pane, per i disoccupati. Ogni voce, in democrazia, ha la sua importanza. Non siamo in Cina. Non siamo a Shangai, dove treni maglev viaggiano a settecento chilometri all’ora con l’accelerazione di un Boeing 737.

Siamo in un Paese dove ci si può permettere di bloccare la costruzione dell’Alta velocità senza essere presi a fucilate, anzi, con diversi consensi.

Siamo in un Paese dove si vota per decidere se é giusto o meno andare a perforare il fondale marino per prendere il petrolio che é là sotto, perché il tempo passa, ce n’é sempre meno e non si può andare a prendere dove non ce n’é.

Al nucleare abbiamo già detto no, per stare tranquilli, con quasi 20 centrali a ridosso dei nostri confini.

Forse l’Italia ci tiene, ad arrivare alla fine dei giorni del nostro Pianeta così com’é. Nel bene e nel male. Mi viene in mente un commento alla cucina italiana fatta da uno straniero, voleva essere allo stesso tempo una critica e un complimento

“voi italiani, se avete una ricetta tipica, quella é, non si può migliorare né cambiare una virgola, deve rimanere sempre e comunque la stessa per sempre”.

Eh già, noi siamo fatti così. Yuri Gagarin forse ci direbbe che crediamo di essere Dio. E ci direbbe anche che non saremmo mai stati in grado, noi, di spararlo lassù. Pensiamo alle lire, pensiamo al passato, pensiamo a quanto é bello tutto quello che abbiamo intorno e a quanto si mangia bene. Proponiamo un referendum alla crisi cronica, che non si cambi niente mai più. Se uno si sentisse Yuri Gagarin, può anche emigrare.

 

Alex Lombardi

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