YouTube ruba i dati…dei bambini? L’accusa di 23 studi legali e associazioni

Fonte: toddlerfunlearning.com.

Dopo lo scandalo Cambridge Analytica che ha travolto Facebook (e di cui sentiremo parlare ancora a lungo), ecco che un altro big del web viene coinvolto in uno scandalo relativo alla privacy e ai big data. Sembrerebbe, infatti, che YouTube abbia raccolto i dati degli utenti minori di 13 anni permettendo a Google di targhettizzare al meglio le pubblicità sul web.

YouTube Kids
YouTube Kids. Fonte: youtube.com.

“YouTube guadagna dai bambini”

L’accusa è molto chiara. Secondo questo gruppo di associazioni e studi di legali, YouTube avrebbe violato una legge federale, la Children’s Online Privacy Protection Act (COPPA). Secondo questa normativa, non è possibile raccogliere i dati dei bambini (intesi come individui di età inferiore ai 13 anni). Questo può avvenire solo acquisendo il consenso dei genitori. Infatti, questa legge recita:



A un operatore è richiesto di ottenere il consenso verificabile del genitore prima dell’acquisizione, uso o divulgazione di informazioni personali del bambino, incluso il consenso a qualsiasi cambiamento materiale nelle pratiche di raccolta, uso o divulgazione alle quali il genitore ha precedentemente acconsentito.

E YouTube Kids?

In realtà, è possibile iscriversi a YouTube solo compiuti proprio 13 anni, riservando una piattaforma a parte per i più piccoli, cioè YouTube Kids. Allora tutto ok? Neanche per sogno. Infatti, esistono diversi canali sulla piattaforma principale che sono destinati proprio ai più piccoli. Il reclamo rivolto alla Federal Trade Commission (FTC) cita esplicitamente alcuni di questi canali, quali ChuChuTV Nursery Rhymes & Kids SongsRyan ToysReview. Insomma, YouTube avrebbe giocato il ruolo del pifferaio magico, invitando i bambini a utilizzare la propria piattaforma (raccogliendo i loro dati). In quest’ottica, l’esistenza di YouTube Kids rappresenterebbe un’aggravante, data dal fatto che dimostrerebbe la consapevolezza di YouTube di non poter puntare direttamente agli under 13.



E i genitori dove sono?

Il reclamo di cui abbiamo parlato cita un rapporto del 2017 secondo cui il 98% dei bambini americani vive in una casa in cui c’è almeno un dispositivo mobile (smartphone nel 95% dei casi, tablet nel 78%). Il 42% di questi bambini possiede addirittura un tablet personale. Sempre il reclamo richiama questi altri dati del 2015 per ricordare che il 69% dei bambini usa un dispositivo mobile. A questo punto, però, viene da chiedersi dove sia la supervisione dei genitori. Che il tablet o lo smartphone siano strumenti per intontire i propri bambini nella speranza di riposarsi un po’? Chissà.

La policy sulla privacy di Google

Poteva mancare la ciliegina sulla torta? Ovviamente no. Infatti, poiché molti servizi richiedono l’accesso tramite un account Google, stando alla loro policy sulla privacy, l’utente concede alcune informazioni all’azienda di Mountain View:



Raccogliamo informazioni sui servizi che usi e come li usi, per esempio quando guardi un video su YouTube, visiti un sito che usa servizi pubblicitari o vedi e interagisci con le nostre pubblicità e contenuti.

Insomma, le cose sembrano abbastanza complicate su tutti i fronti. Staremo a vedere come la FTC esaminerà questa denuncia e la (sicuramente) pronta reazione del team di avvocati di Alphabet (l’azienda a cui fa capo Google, a sua volta). Voi che ne pensate? I vostri figli guardano YouTube in vostra assenza? Fatecelo sapere con un commento.

Davide Camarda

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