Yoo Young Chul è uno dei più famosi e prolifici serial killer coreani: nel giro di pochi mesi, tra il settembre del 2003 e il luglio del 2004, uccise un numero ancora oggi imprecisato di persone (tra le 20 e le 40), molte delle quali giovani prostitute o anziani dei ceti elevati.
Una scia criminale, la sua, cominciata con piccoli furti e truffe, sfociata in brutali omicidi all’arma bianca e degenerata in seguito nella mutilazione dei cadaveri e nel cannibalismo: Yoo avrebbe infatti confessato di aver mangiato parti degli organi interni di alcune delle sue vittime al fine di “purificarsi”.
Condannato a morte per i suoi violenti crimini il 13 dicembre 2004, Yoo Young-Chul è ancora in carcere in attesa dell’esecuzione.
Yoo Young-Chul nasce il 18 aprile 1970 (sotto il segno zodiacale dell’Ariete) in un villaggio della Jeolla Settentrionale, a circa 200 km a sud della capitale Seul.
La sua infanzia non è particolarmente felice o semplice: è di famiglia modesta e operaia, i genitori litigano spesso, e la sua nascita non era attesa né voluta. Quando il padre e la madre divorziano, viene cresciuto dalla nonna che gli confiderà che sua madre aveva preso in considerazione l’idea di ucciderlo tanto era infastidita dall’averlo dovuto dare alla luce.
A sei anni si trasferisce a vivere dal padre a Seul: troverà lì i suoi due fratelli maggiori, sua sorella minore e una matrigna, la donna con la quale l’uomo si è risistemato. Quest’ultima è parecchio dura e manesca di maniere quando si tratta di educare i figli.
Anche a Seul la situazione non è felice: Mapo, il quartiere dove vivono, è una zona povera senza elettricità e acqua corrente, e la miseria trasuda da ogni angolo e strada. Suo padre, un veterano della guerra del Vietnam, negli anni ha sperperato i suoi risparmi di guerra in investimenti speculativi fallimentari e ora campa gestendo un negozio di fumetti, facendo letteralmente la fame.
La situazione è insostenibile per uno dei sui fratelli maggiori, che scappa di casa. Yoo lo imita qualche mese dopo, a otto anni compiuti, fuggendo a vivere dalla madre insieme alla sorella. Purtroppo per i due la donna abita anch’essa a Mapo e non sta messa meglio del padre.
Nonostante i problemi familiari e la mancanza cronica di denaro, Yoo a scuola si mette in evidenza per la sua educazione, impegno e tranquillità. Quando i compagni lo prendono in giro e umiliano per l’estrema povertà del pranzo che si porta da casa (spesso solo riso appiccicoso con crema di fagioli) non reagisce.
Yoo comunque si impegna ancora di più negli studi.
Nel 1984 si iscrive alle scuole medie ed è fortemente attratto dalle materie artistiche. Gli piace incidere il legno, gli piace comporre poesie, gli piace dipingere (anche se è daltonico), gli piace cantare. È anche un valido atleta, ma spesso sviene durante gli allenamenti, forse a causa della sua misera dieta.
Terminate le medie nel 1987 prova a iscriversi a un liceo d’arte, ma non passa le selezioni ed è costretto a ripiegare su un liceo tecnico. Questo fallimento lo segna profondamente: non può dedicarsi alle sue materie preferite e la sua famiglia non ha il denaro per iscriverlo a una scuola d’arte privata. L’impegno, l’educazione e la sopportazione non hanno portato a nulla.
E mentre la sua vita sembra andare in pezzi, Yoo non può non vedere la ricchezza degli altri che lo circonda e le infinite possibilità e opportunità che questa concede. Il ragazzo ha passato gran parte della sua infanzia a fantasticare di diventare ricco, a sognare di far parte di una famiglia agiata, ma ora tutti questi desideri si trasformano in odio. Sì, la causa della sua rovina sono i ricchi.
Nel 1988 comincia la discesa all’inferno di Yoo Young-Chul. Dalla casa di un vicino benestante ruba una chitarra e un mangianastri della Sony, ma viene scoperto e denunciato alle autorità. Finisce in un centro di detenzione minorile e non si diplomerà mai.
Una volta uscito, continuerà i suoi furti che gli procureranno altri mesi di carcere.
Incontra una massaggiatrice e si sposano. Il 26 ottobre 1994 nasce quello che sarà il suo unico figlio, e la necessità di denaro diventa sempre più pressante.
L’anno successivo, il 1995, viene arrestato per vendita illegale di materiale hard e condannato a una multa di 3 milioni di won (la moneta ufficiale della Corea del Sud).
Nel marzo del 2000 viene arrestato per aver violentato una ragazzina di 15 anni. Sua moglie, che lo aveva sempre compreso e perdonato per i suoi problemi con la legge (era grazie ai suoi crimini che la famiglia sopravviveva), non sopporta oltre e chiede il divorzio.
Nei tre anni e sei mesi che passa in prigione Yoo Young-Chul ha molto tempo per pensare alla propria situazione e a cosa non ha funzionato nella sua esistenza. Passa anche del tempo a studiare la storia di Jeong Du-young, un serial killer coreano che tra il giugno 1999 e l’aprile del 2000 uccise 9 persone facoltose nel corso di alcune sue rapine in alcune ville della provincia di Gyeongnam.
Il periodo passato al Centro di Detenzione di Jeonju non gli fa di certo bene, anziché rieducarlo lo incattiviscono e acuiscono il suo odio verso i ricchi e il suo desiderio di rivalsa verso la società. Quando esce di prigione l’11 settembre del 2003 è una persona completamente diversa, con una missione in testa da compiere.
Una volta in libertà affitta un appartamento nell’area di Seul dove è cresciuto e si mantiene andando a estorcere denaro dalle prostitute e dai papponi nei quartieri a luci rosse della città, spacciandosi per un poliziotto.
Si costruisce da solo l’arma con cui compierà la maggior parte dei suoi crimini: un martello pesante 4 chili. Per imparare a padroneggiare al meglio il suo “attrezzo di morte” fa pratica su alcuni cani randagi, ammazzandoli a martellate sulla testa.
Il 24 settembre 2003 si considera pronto per cominciare a mettere in pratica il suo piano: uccidere 100 persone ricche, perché i ricchi sono la causa principale di tutto quello che non funziona nella società coreana.
Per trovare le sue prime vittime va si aggira nei quartieri di religione cristiana della città e nelle vicinanze di una chiesa. Cerca una chiesa e poi, nelle vicinanze, una villa con giardino circondata da un muro di cinta, segno inequivocabile di ricchezza e benessere.
Quando ne trova una di suo gradimento passa oltre dieci minuti a osservarla e studiare la situazione. Nell’abitazione, una “normalissima” villetta a due piani con un giardino ricco di erbe e bonsai circondato da un muro alto meno di due metri, sembra abitare soltanto una coppia di anziani coniugi e non c’è sistema di allarme.
Yoo si infila i guanti e scavalca il muro posteriore portandosi dietro la borsa col suo martello e un coltello con una lama da 15 centimetri. Entra in casa dalla porta anteriore, non chiusa, e sale al piano superiore per accertarsi che oltre ai due anziani già visti non ci siano altre persone in casa.
Poi scende, fa irruzione nella camera da letto della coppia, un professore universitario di 72 anni e sua moglie di 68, e accoltella l’uomo alla gola. La donna grida in preda all’orrore e si piega sul marito per aiutarlo: in quel momento Yoo li colpisce entrambi sulla testa più volte col suo martello, uccidendoli.
Soddisfatto, si accerta che le sue vittime siano morte poi usa un asciugamano per cercare di rimuovere dai suoi pantaloni alcune macchie di sangue. Prima di andarsene ripulisce le sue tracce lasciate per la casa e sparge a casaccio sul pavimento dei vestiti trovati in un armadio. Non ruba nulla, né soldi né gioielli, e non prende alcun trofeo dai cadaveri.
Abbandona il luogo dei suoi crimini dalla porta principale e fa ritorno alla stazione, dove risciacqua e pulisce nei bagni i suoi attrezzi di morte.
I ricchi non sono le uniche vittime. In poco meno di un anno uccide 26 donne (cameriere, massaggiatrici e prostitute) con lo stesso modus operandi: adesca le vittime presentandosi come poliziotto, le porta a casa, le violenta e fracassa loro il cranio con il martello. Smembra i corpi con un’ascia, coltelli e forbici, poi seppellisce le varie parti in posti isolati fuori dai centri abitati. Durante la confessione dichiara di aver mangiato alcuni parti dei corpi per “ripulire il suo spirito e farlo diventare più chiaro”.
Viene arrestato solo nel 2004 e condannato a morte per almeno 20 omicidi, il suo avvocato non ricorre in appello perché il cliente “desidera morire”.
E’ attualmente in attesa dell’esecuzione.
Carissimi,
Mi spiace doverlo segnalare, ma l’intero articolo è stato copiato dal sito internet http://www.latelanera.com. Di questi tempi, è quanto mai doveroso fare informazione avvalendosi del proprio scrupoloso lavoro di ricerca e quello che ho appena avuto modo di constatare si chiama plagio, che è – notoriamente – un reato penalmente perseguibile.
Questo modo di procedere tradisce completamente la fiducia riposta in voi dai vostri circa 40000 followers, e giustifica pienamente tutti i dubbi circa l’attendibilità delle informazioni disponibili in rete.
Viviamo nella società dell’informazione, all’interno della quale l’informazione stessa assurge al ruolo di bene pubblico più importante; da ciò scaturisce il dovere e – contestualmente – l’onere, a carico di chi diffonde qualsivoglia tipologia di notizia, di farlo in maniera corretta e senza approffitare del lavoro svolto da altri.
Per dovere di correttezza, segnalo il link del sito summenzionato:
http://www.latelanera.com/serialkiller/serialkillerdossier.asp?id=YooYoungChul
Voglio sperare che nei prossimi giorni procediate alla dovuta rettifica, citando la fonte consultata, anche se, trattandosi di un copia e incolla, dovreste utilizzare il virgolettato per l’intero articolo eccezzion fatta per l’ultimo capoverso, specificando che si tratta di un pezzo interamente ripreso da un altro sito.
Distinti saluti,
Vincenzo Pasculli
Ciao Vincenzo e grazie per la tua segnalazione che ci permette di fare chiarezza.
Tutti gli articoli presenti sul nostro sito vengono scritti dai nostri autori, in questo caso specifico, l’articolo è stato pubblicato diversi mesi fa grazie ad una collaborazione con una famosa pagina Facebook.
Sul web esistono numerosi siti che permettono di controllare la % di plagio e che vengono quotidianamente utilizzati dal nostro gruppo di lavoro, ti invitiamo a utilizzare gli stessi siti con qualsiasi altro articolo per constare quanto è stato appena detto da noi.
Un abbraccio e ancora grazie per la segnalazione.
Ciao,
Grazie per la cortese e pronta risposta e per l’attenzione prestatami.
Vi porgo i miei migliori auguri per il prosieguo della vostra iniziativa editoriale.
In bocca al lupo.
VP
Grazie a te e W il lupo.