“Yes, we can”: i più celebri discorsi di Barack Obama

“Yes we can”: il nuovo libro di Garzanti dedicato ai discorsi più belli del Presidente Obama

Tre semplici parole diventate un motto, un inno potente pronunciato da uno degli uomini più influenti di questo secolo. Barack Obama, 44esimo presidente degli Stati Uniti, non ha bisogno di presentazioni. È grazie a lui se oggi yes, we can è entrato nel nostro linguaggio come lo slogan di incoraggiamento per eccellenza, uno slancio ottimistico di fiducia nella reale possibilità di cambiare.

Non potrebbe esserci titolo migliore, dunque, per il nuovo libro pubblicato da Garzanti. Un volume in cui sono trascritti i discorsi più significativi che il presidente Obama ha tenuto durante il suo mandato, con la traduzione di Paolo Falcone.

20 gennaio 2009: discorso inaugurale

Se all’inizio di questo 2021 abbiamo vissuto la cerimonia di inaugurazione dell’era Biden, il primo capitolo del libro ci trasporta indietro di dodici anni. In quel 20 gennaio 2009 che vede il primo presidente nero degli Stati Uniti proclamare a gran voce il suo discorso nella sede Capitol Hill.

“Oggi vi dico che le sfide che affrontiamo sono reali. Sono serie e sono numerose. Non le vinceremo facilmente, o in poco tempo. Ma te lo garantisco, America: le affronteremo.”

16 ottobre 2011: discorso al memoriale di Martin Luther King

Nel secondo capitolo del libro è presente il discorso pronunciato da Barack Obama in occasione della sua visita al memoriale dedicato a Martin Luther King. L’inaugurazione è avvenuta nel giorno del 48° anniversario della marcia di Martin Luther King Jr. a Washington. Marcia al termine della quale il reverendo tenne lo storico discorso noto per la frase “I have a dream”.

“Martin Luther King capì che la pace senza la giustizia  non  era  una  vera  pace,  che allineare la realtà ai nostri ideali spesso richiede  l’enunciazione  di  verità  scomode  e  la  tensione creativa della protesta non violenta. Ma Martin Luther King capì anche che per determinare un cambiamento reale e duraturo dev’esserci la possibilità di riconciliazione, che qualsiasi movimento deve incanalare questa tensione attraverso lo spirito dell’amore e della reciprocità.”

Obama coglie questa occasione per ricordare anche coloro che, come Martin Luther King, hanno lasciato un segno nella storia americana dei diritti civili. Nomi quali: Rosa Parks, Dorothy Height,  Benjamin Hooks e il reverendo Fred Shuttlesworth. Uomini e donne in carne ed ossa che hanno lottato per un cambiamento, lo stesso che Obama auspicava per creare una nazione più giusta ed equa nei confronti di tutti.

26 marzo 2014: discorso alla gioventù europea

In molte delle sue apparizioni pubbliche, Obama non si dimentica di prestare attenzione alle minoranze e ai più giovani, non solo americani. Lo dimostra il discorso tenuto in occasione della visita al Palais des Beaux Arts, a Bruxelles. Con la rassicurante capacità oratoria che lo contraddistingue ed il suo linguaggio accessibile ma mai stentato, Obama si rivolge direttamente a loro: ai giovani. Gli stessi giovani che spesso le politiche nazionali ed internazionali escludono dai loro dialoghi. E lo fa pronunciando un discorso che, nonostante gli avvenimenti socio-politici accaduti negli ultimi anni, veicola un messaggio ancora estremamente necessario ed attuale.

E sarete voi, giovani d’Europa, giovani come Laura, ad aiutarci a decidere in quale direzione andranno le correnti della nostra storia. Non dovete pensare neanche per un istante che la vostra libertà, la vostra prosperità, la vostra immaginazione morale siano vincolate dai limiti della vostra comunità, etnia o persino nazione. Voi siete molto più di tutto questo. Voi potete aiutarci a scegliere una storia migliore. È questo che l’Europa ci dice. È in questo che consiste l’esperienza americana. Di co questo come presidente di un paese che ha guardato all’Europa per i valori che sono scritti nei nostri documenti costitutivi, e che ha versato sangue per far sì che quei valori potessero sopravvivere su queste coste. 

Ciò che rende davvero interessante il libro“Yes we can” è infatti l’attuale chiave di lettura.

23 settembre 2014: discorso al summit delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici

Riscoprire discorsi destinati a circostanze passate, differenti dalle necessità del nostro presente eppure così simili a ciò che oggi più interessa il mondo, mostra l’incredibile lungimiranza del leader che li ha pronunciati.

“Questa settimana ci riuniamo per discutere di numerose sfide immediate: il terrorismo, l’instabilità, la diseguaglianza, le malattie, ma ce n’è una che definirà i contorni di questo secolo in modo più drammatico di qualunque altra, ed è la minaccia urgente e crescente del cambiamento climatico.”

7 marzo 2015: discorso per il cinquantesimo anniversario delle marce da Selma a Montgomery

Quel che Obama, meglio di altri, ha saputo rendere fruibile e ammirabile è il passato della propria nazione dimostrando quanto questo sia necessario per una migliore comprensione di quel futuro che è, oggi, il nostro presente.

“Gli americani che attraversarono questo ponte non erano fisicamente imponenti, ma infusero coraggio a milioni di persone. Non avevano alcun mandato elettivo, ma guidarono una nazione. Marciarono come americani che avevano sopportato centinaia di anni di violenze brutali e di infinite umiliazioni quotidiane. Non pretendevano privilegi, ma solo la parità di trattamento promessa loro quasi un secolo prima.”

Ed è proprio in questo che i suoi discorsi si rivelano ancora interessanti. Questo libro riesce ad offrire l’ispirazione morale e civile di cui tutti noi avvertiamo ancora il bisogno.

Carola Varano

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