Il popolo indigeno degli Yanomami è decimato dalla malnutrizione e dalla malaria. Per il governo Lula non c’è dubbio: è genocidio.
Nativi dello stato di Roraima, in Brasile, il popolo Yanomami è decimato dalla malnutrizione e dalla malaria. Una situazione che è andata peggiorando a causa delle attività minerarie presenti sul territorio, responsabili di aver avvelenato fonti, fiumi e terreni fertili. È la Ministra dell’ambiente Marina Silva a lanciare l’allarme: le invasioni dei cercatori d’oro sono largamente responsabili dell’emergenza sanitaria e umanitaria di cui gli Yanomami sono vittima. Invasioni che, ricorda ancora Silva, ebbero a loro tempo il benestare dell’ex-presidente sovranista Jair Bolsonaro.
Yanomami: inchiesta per genocidio
Brasile. Il Ministro della Giustizia e Pubblica Sicurezza Flàvio Dino ha annunciato l’apertura di un’inchiesta per indagare sui crimini di genocidio perpetrati ai danni del popolo Yanomai.
L’accusato è l’ex presidente sovranista Jair Bolsonaro, colpevole di aver
“deliberatamente pianificato misure contro gli indigeni, creando le condizioni per un genocidio”
come precisato dalla Ministra dell’Ambiente Marina Silva in una intervista per O Globo.
Le prove per una simile accusa sarebbero molteplici.
Innanzitutto, un dossier stilato dal Ministero dei Popoli Indigeni relativo al 2022. Si evince qui che almeno 570 bambini siano stati uccisi dalla contaminazione da mercurio dovuta all’attività mineraria illegale presente nella zona, dalla malnutrizione e dalla fame. Confermati anche 11.530 casi di malaria nel Distrito Sanitario Especial Indigena Yanomami tra gli over 50 e gli appartenenti alle fasce 18-49 e 5-11 anni di età.
Le miniere distruggono l’habitat degli animali che gli Yanomami cacciano e i terreni che usano per coltivare e, inoltre, creano pozze d’acqua stagnante dove si riproducono le zanzare, vettori di malattie. Junior Hekurari Yanomami, presidente del Distrito, ha accusato l’amministrazione di Bolsonaro di aver ignorato circa 50 lettere di richiesta di aiuto.
Da qui la visita del Ministro della Salute Flàvio Dino e dello stesso neoeletto presidente Luiz Inàcio Lula da Silva nello stato di Roraima, la più grande riserva indigena del Paese. Davanti ai loro occhi la situazione si è subito rivelata drammatica. Molti sono infatti i bambini e gli anziani affetti da malnutrizione, malaria e altre infezioni respiratorie.
“Più che una crisi umanitaria, quello che ho visto è stato un genocidio. Un crimine premeditato contro gli Yanomami, commesso da un governo insensibile alle sofferenze del popolo brasiliano”
ha affermato l’impressionato Lula.
I provvedimenti
La Polìcia Federal condurrà indagini per determinare le responsabilità e punire i colpevoli.
Nel frattempo, il 21 Gennaio, Lula ha firmato il decreto per l’istituzione del Comitato Nazionale di Coordinamento per combattere la mancanza di assistenza sanitaria per le popolazioni nel territorio Yanomami. Da poco in vigore anche il Decreto n. 11.367 che istituisce la Commissione Interministeriale Permanente per la prevenzione e il controllo della deforestazione e ristabilisce il PPCDAM, il “Piano d’azione per la prevenzione e il controllo della deforestazione nell’Amazzonia legale”.
“La causa principale del genocidio è l’attività mineraria illegale che prospera nella regione. Dobbiamo ritenere responsabile la precedente legislazione per aver permesso che questa situazione peggiorasse a tal punto”
tuona Lula, il quale ha dichiarato di voler eradicare l’industria illecita nella regione.
Yanomami: prima che indigeni, esseri umani
È indubbio che il governo Lula stia facendo il possibile sul piano istituzionale per porre fine alle sofferenze del popolo Yanomami. La Polìcia Federal condurrà indagini per determinare le responsabilità e punire i colpevoli mentre il governo si dice pronto ad ingaggiare battaglia contro deforestazione e attività mineraria illegale, prime cause del genocidio.
Prime cause materiali.
E un genocidio non è fatto di sole cause materiali.
Definito dall’ONU come quell’insieme di “atti commessi con l’intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso”, il genocidio è prima di tutto cancellazione di una cultura. Nel corso della storia ha assunto diverse forme; si è svolto secondo diverse modalità, slegandosi dal conflitto armato.
Cancellare una cultura, infatti, non richiede necessariamente l’annientamento fisico di quanti la portano avanti. Condizione necessaria e sufficiente affinché un genocidio possa darsi è il mancato riconoscimento dell’umanità nel gruppo praticante. E non può esserci pietà o comprensione per ciò che non è umano né lontanamente lo ricorda. Non più “soggetti” da trattare con dignità umana, dunque, ma “oggetti” di cui disporre a proprio piacimento.
Una volta consolidata l’idea di trovarsi di fronte a dei non-umani ognuno è libero di adottare le misure che preferisce per portare avanti la sistematica distruzione del gruppo designato.
In questo contesto più di tutti gli sforzi contro l’attività mineraria illegale e la deforestazione, assume particolare rilevanza una delle affermazioni di Lula in particolare:
“tratteremo i nostri indigeni come esseri umani. Daremo loro la dignità che meritano in termini di salute, istruzione e cibo […]. Se qualcuno mi dicesse che qui a Roraima le persone vengono trattate in modo disumano non ci crederei. Ho avuto accesso ad alcune foto questa settimana e non riesco a capire come un Paese come il Brasile lasci i nostri popoli indigeni abbandonati. Quello che ho visto qui è disumano”.
Paese che vai genocidio che trovi
Crimine dai mille volti, il genocidio ha dunque la capacità di manifestarsi di volta in volta in modo differente. Questa sua capacità di mutare lo ha reso un nemico ostico da fronteggiare. Non sempre siamo stati in grado di riconoscere il genocidio come tale e gli atti criminosi hanno proliferato, portando al massacro di diversi popoli un po’ in tutto il mondo. Ex-Jugoslavia, Ruanda, Kosovo, Herero, Holodomor e tanti altri ancora.
Fino ad oggi.