L’Xm24 ha perso la sua sede questa mattina. Per 17 anni e fino all’ultimo ha mostrato le verità di un centro sociale.
Qualche anno fa da studente universitario giunto da lontano, insieme a tanti altri, ho scoperto per la prima volta la realtà di un centro sociale. Bologna in autunno è una città grigia e nebbiosa, e i mattoni rossi dei suoi palazzi storici si riflettono nel cielo scuro di nuvole quando comincia a sentirsi l’inverno che avanza. La città fatta di portici era bella, ma difficile da capire fino in fondo. Sarà stato forse solo uno stato d’animo, un certo disorientamento che colpisce chi deve affrontare una nuova realtà, qualunque essa sia. Eppure così stavano le cose, c’erano i negozi , quelli delle catene multinazionali, su via Indipendenza, poi i ristoranti turistici inoltrati in quella parte medievale rimasta e ricostruita. Questo era quello che a prima vista si scorgeva a Bologna.
Una sera, dopo qualche settimana, sono capitato all’Xm24. I centri sociali in genere, come un po’ i locali ufficiali, si spartiscono la clientela in base alle attitudini più disparate, dal gusto musicale al dress code. Non si può negare che tanta parte di questo modo di concepire la vita interattiva sia entrata nelle realtà meno vicine allo status quo. Per questo l’Xm24 è stato una rivelazione.
Costeggiando una rotonda in piena Bolognina (quartiere di Bologna) si cominciavano a scorgere dei disegni accavallati su un muro senza finestre di un ex mercato Ortofrutticolo in via Fioravanti 24. Si scorgevano nettamente le discontinuità tra un disegno e un altro, tra un’idea e una leggermente differente. Alcune pitture murali si congiungevano ad altre per vie tortuose, altre senza continuità di sorta stavano incastonate in una nicchia che si erano create senza traboccare mai dei loro contorni. Questo continuava sui muri di tutto lo stabile in un’alternanza completamente sbilanciata e precaria, disomogeneità che si dimenava senza sosta.
Varcato il cancello metallico d’ingresso, completamente arrugginito e stracolmo di cartelli, all’orecchio giungevano simultaneamente un numero indefinito di temi musicali. Nel piazzale centrale si poteva osservare la più mal assortita compagnia di tipi umani. C’erano i fricchettoni che portavano i dreads fino alle caviglie, gli anarchici totalmente in nero, i seguaci dell’hardcore perennemente in scarpe da tennis, i gotici appena usciti da un video dei Bauhaus, gli attivisti gay, i rapper, gli hipster, gli studenti, gli impiegati, gli operai, gli scrittori, i musicisti. Tutto questo coabitava nello stesso momento e nello stesso luogo.
Se vi foste mai chiesti cosa ci fosse all’interno di un centro sociale, ecco, il contenuto dell’Xm24 sarebbe stata la risposta più coerente a un tipo di entità che nasce solo ed esclusivamente dalla comunicazione.
Ma c’era anche di più.
Quella gente faceva cose. C’erano bancarelle con prodotti di campo, banchi di manufatti, tavolini ricolmi di quadri e disegni, banconi da bar, gazebi per la rivendita dell’usato, centri di ristoro e cibarie tipiche. Nei d’intorni la gente andava e veniva, sospendendo, almeno temporaneamente, la frenetica realtà cittadina. Le sale interne ospitavano corsi di discipline sportive, di lingua (italiano per migranti tra le altre), o di recupero per persone di ogni età ed estrazione. Dal 2002 quello spazio aveva contenuto tutto questo, in una convivenza pacifica tra collettivi autonomi provenienti da ambienti culturali di ogni genere e specie, ma, soprattutto, tra persone.
Si è parlato tanto ultimamente di forze antisistema, di correnti politiche eterodosse che si distaccano dal percorso storico segnato dalle grandi coalizione del passato, dalla tendenza globalizzante, dalla continua ingerenza tra grande finanza e potere politico. Forse la miglior realizzazione di ciò è stato il centro sociale Xm24. Nella totale noncuranza di un potere politico che si sta dimostrando prosecuzione del sistema che minacciava di abbattere, questa realtà assumeva i contorni del dissenso creativo. Un atteggiamento fatto di retorica che sconfinava in fatti, ipotesi tutte applicate, libero spazio concesso a ogni tentativo di opposizione alla costrizione derivante dal concetto di società imperante. Era uno spazio in cui sospendere l’idea per la quale si pensa che non esista altra convivenza che non sia quella dell’attuale forzato convivere.
Certo, sgomberare l’edificio occupato per 17 anni da questo sbilenco mondo multiculturale a partire dalle 05.30 di questa mattina, non avrebbe potuto stimolare associazioni mentali più nitide. Appena ieri è stato approvato il decreto sicurezza bis e l’amministrazione comunale di Bologna ha ben pensato di affiancare alle unità coinvolte nello sgombero dei locali un escavatore, subito definito “ruspa democratica” dall’onnipresente ministro dell’interno in una esemplare canzonatura ai danni della Giunta Pd.
Col suo canto del cigno il centro sociale Xm24 ha saputo dimostrare, però, la via alternativa alla fine che i media e gli osservatori si sarebbero aspettati. Gli agenti coi caschi e le corazze, vari mezzi blindati a circoscrivere l’area, la presenza di un idrante, lasciavano presagire la possibilità pronosticata di uno scontro. Invece l’Xm24 ha agito come l’organizzazione gerarchizzata non aveva previsto, con la non violenza, l’ironia, la musica, la satira e l’arte, come sempre. Gli attivisti del centro sociale organizzando un presidio solidale durante lo sgombero, hanno più volte invitato i partecipanti a non compiere sconsideratezze, a non aggredire nessuno, a evitare in qualunque modo di trasformare una manifestazione legittima in una tragedia.
Alcuni di loro si sono rifugiati sul tetto della struttura. Alla fine, in serata, l’assessore comunale Matteo Lepore ha firmato una dichiarazione in cui viene specificato che la Giunta si impegnerà, entro il 15 novembre, a trovare una nuova sede da adibire al centro sociale e alla sue attività. In altre parole, anche tutta questa vicenda verrà derubricata domani, quando un inatteso scandaloso comportamento salvinano o un altrettanto indefessa incapacità politica del Partito Democratico riempiranno le home dei social di tutta la Nazione. Tuttavia oggi qualcuno ha, in un certo senso, vinto, riuscendo a farsi ascoltare senza colpo ferire, in un momento in cui conta solo il chiasso.
Paolo Onnis