Forse non ci siamo mai avvicinati tanto all’ambiziosa emulazione di Dio come ora. Proposito che porterà a non poche riflessioni e discussioni etiche e morali, ma ciò che conta è il raggiungimento di questo nuovo traguardo che fino ad oggi pareva solo fantascienza.
Gioite, amanti dei film avveniristici e futuristici: la nostra realtà sta per somigliare a quella di Io, Robot e Transcendence, tutto grazie alla scoperta degli “Xenobot”.
Dopo studi, ricerche costanti e decennali, gli scienziati dell’Università del Vermont sono arrivati al prototipo X della nanotecnologia vivente e auto-rigenerante. Si tratta di micro organismi derivati dalle cellule staminali di particolari rane africane combinate con la tecnologia più progressista, ottenendo un prodotto unico nel suo genere: il primo essere vivente-robot. Gli Xenobot sono delle macchine più piccole di un millimetro (circa 0,04 pollici), capaci di viaggiare dentro il corpo umano e di effettuare qualunque inimmaginabile acrobazia.
Ogni singolo Xenobot appare al microscopio come un minuscolo essere a quattro zampe, simile ad un dente molare umano. È stato pensato per muoversi in qualsiasi superficie, camminando e nuotando. Può sopravvivere per settimane intere senza cibarsi e mantenere costante il lavoro a lui destinato. Oltre a tutte le particolarità che gli scienziati attribuiscono al primo essere vivente-robot , spicca anche quella di essere del tutto biodegradabile. Tale caratteristica è dovuta al fatto che lo Xenobot è interamente composto da cellule staminali e parti decomponibili (ciò lo rende utilissimo nel campo della medicina non invasiva e contro l’inquinamento).
Già, perché le mansioni che possono svolgere sono infinite e aumentano man mano che vengono studiati, capiti e migliorati. Si adattando perfettamente alla medicina in quanto così piccoli da entrare nelle arterie senza disturbare le pareti. Vestono i panni di una macchina smistatrice per rimuovere dal mare, dalla terra e dalle superfici i vari residui di rifiuti infinitesimali. Le mansioni che svolgono tali esseri viventi-robot vengono impartite dal computer (chiamato Super-computer) che li ha programmati e che ha assemblato parte dei loro pezzi.
Uno dei principali scienziati impegnati nella ricerca è Joshua Bongard, il quale ha dichiarato alla stampa l’alterità degli Xenobot, affermando la loro effettiva autenticità:
“Non sono né un robot tradizionale né una specie conosciuta di animali. È una nuova classe di artefatti: un organismo vivente, ma programmabile.”
Li chiama “Novel living machines”, cioè nuove macchine viventi.
Da queste poche parole capiamo l’importanza rivoluzionaria della scoperta, che non si sofferma sulla mera rivelazione di un qualcosa che già esisteva, ma di un elemento in più, che prima non c’era.
Tali Xenobot devono essere visti come delle vite nuove da aggiungere all’interno dei libri di scienza, sotto una collocazione del tutto diversa dai soli esseri viventi, grazie alla loro particolarità che li rende ambiguamente unici: essere vivi e programmabili.
La multifunzionalità di questi nano-organismi è sorprendente. Esistono, funzionano e a quanto pare vivono in completa autonomia. Ciò che adesso ci si aspetta da questa scoperta secolare sarà soltanto la loro prima sperimentazione nell’uso quotidiano nelle diverse scienze competenti.
Siamo perciò dinanzi alla realizzazione delle fantasie più sorprendenti e aconfessionali che da sempre hanno appassionato scienziati, scrittori e intellettuali: creare vita laddove non vi era. Di sicuro c’è da sottolineare l’importanza che tale scoperta avrà nella medicina contemporanea e non solo.
Mary Shelley sta forse vestendo i panni Orwelliani?
Chi vivrà, vedrà!
Letizia Trenti