Come riesce un collettivo di scrittori a conservare intatto il proposito di non apparire sui media e usare uno pseudonimo nell’era dell’online, in cui tutto è condiviso, senza sosta, su web e social network? È l’esperienza di Wu Ming, collettivo nato a Bologna nel 2000.
Wu Ming è un famoso collettivo di scrittori bolognesi, ormai punto di riferimento per la scrittura collettiva in Italia. È nato nel 2000 dalla sezione bolognese del Luther Blisset Project, altro grande esperimento di arte e scrittura collettiva degli Novanta, di cui Wu Ming è l’evoluzione.
Oltre al collettivo in senso stretto, la Wu Ming Foundation comprende ulteriori progetti. Ne fanno parte la punk-rock band Wu Ming Contingent, il blog Giap, l’officina di narrazioni Wu Ming Lab e altre realtà multiformi che prendono vita, quotidianamente, dall’interazione con chi legge Giap.
La produzione di Wu Ming
Ciò che i membri del collettivo scrivono ha, tradizionalmente, a che fare con il romanzo storico. Negli ultimi anni, tuttavia, Wu Ming ha messo da parte questo genere per dedicarsi, a detta loro, a nuovi esperimenti:
Da diversi anni esploriamo i territori delle narrazioni ibride, della non-fiction scritta con tecniche letterarie, tra inchiesta, letteratura di viaggio, storia, intervento critico su ambiente e paesaggio, indagine sui non-detti dell’Italia postcoloniale.(…)L’insoddisfazione per il risultato innescò una riflessione autocritica durata anni e ci spinse a mettere in cantiere nuovi progetti.(…) Nel mentre, ci siamo occupati di letteratura fantastica, mito e letteratura per ragazzi.
Nel tempo, i membri del gruppo hanno scritto collettivamente e individualmente, sempre rifacendosi alle posizioni e ai valori fondanti del gruppo stesso. Della loro produzione sono da ricordare Q, 54, Manituana e Altai, Asce di guerra, Il sentiero degli dei, Il sentiero luminoso, Tamira, Cantalamappa, Il ritorno dei Cantalamappa, Il Piccolo regno e molto altro.
Tratto sempre dominante e distintivo della scrittura di Wu Ming è l’uso di metafore e allegorie e il racconto di storie alternative che prendono direzioni insolite rispetto alla realtà dei fatti.
Formazione
Il significato tradotto del nome (letteralmente “senza nome”) e il fatto che i suoi membri manifestino, dall’inizio, reticenze circa l’apparire e il raccontarsi sui media, ha generato equivoci circa un presunto anonimato. In realtà, i nomi anagrafici sono noti a tutti presenti anche sul sito. Lo pseudonimo Wu Ming seguito dal rispettivo numero è, però, usato come firma alla loro produzione autoriale individuale, caratterizzata, per ognuno, da tratti ben delineati e riconoscibili.
Dal 2000 al 2008 la formazione è stata la seguente: Roberto Bui (Wu Ming 1); Giovanni Cattabriga (Wu Ming 2); Luca Di Meo (Wu Ming 3); Federico Guglielmi (Wu Ming 4); Riccardo Pedrini (Wu Ming 5). Nel 2008 il gruppo ha annunciato l’uscita di Luca Di Meo e, nel 2016, quella di Riccardo Pedrini.
Perché “Wu Ming”?
Wu ming significa, dunque, in cinese “senza nome” oppure “cinque nomi”, in base a come viene pronunciata la prima sillaba. La decisione di utilizzare questa locuzione rimanda, simbolicamente, a due fattori. È prima di tutto, un tributo alla dissidenza, perché Wu Ming è un modo di firmarsi usato, frequentemente, dai cittadini cinesi che chiedono democrazia e libertà di parola. E qui appare ovvio l’intento del gruppo e la visione politicizzata della scrittura, di stampo chiaramente libertario e antifascista.
In secondo luogo, la decisione di chiamarsi “senza nome” è legata al rifiuto dei meccanismi che trasformano lo scrittore in divo. Nel tempo che abitiamo attualmente, fatto di divi che diventano scrittori senza averne la verve, l’attitudine e nemmeno le competenze basilari, è un bene, per la letteratura stessa, che ci sia ancora qualcuno pronto a difenderla.
A questo pensiero si rifà la posizione degli autori in merito al diritto d’autore.
La questione del diritto d’autore
Tutte le opere del collettivo Wu Ming, dopo alcuni anni dalla loro pubblicazione cartacea, sono rese disponibili per il download integrale con licenza Creative Commons.
A spiegare bene la situazione è lo stesso collettivo sul sito Giap, in particolare uno scritto di Wu Ming 1, del 2003:
‘Ma… se qualcuno può copiare i tuoi libri e fare a meno di comprarli, come ti guadagni da vivere?’ La gente ci fa questa domanda abbastanza spesso, aggiungendo quasi sempre questa osservazione: ‘Il diritto d’autore è necessario, l’opera di un autore deve essere protetta!’ Questo tipo di espressioni mostra quanto fumo e sabbia la cultura dominante (basata sul principio di proprietà) e le società di intrattenimento siano state in grado di soffiare agli occhi del pubblico. Per quanto riguarda i diritti d’autore e la proprietà intellettuale, l’ideologia confusionista prevale ancora nei media così come nei nostri cervelli, sebbene stia attraversando una crisi grazie alla rinascita dei movimenti e alle trasformazioni in atto.(…)
Copyright VS copyleft
I libri del collettivo Wu Ming sono pubblicati con una particolare avvertenza (…) Questo avviso si basa sul concetto di copyleft (…) applicato in altri ambiti della comunicazione, dell’informazione scientifica, della scrittura creativa e delle arti. (…) Qualsiasi persona normale che non ha soldi per acquistare un libro di Wu Ming o non vuole comprarlo con gli occhi bendati può fotocopiarlo, scansionarlo con l’OCR o (un modo piuttosto conveniente) scaricarlo gratuitamente dal nostro sito web. Poiché questa riproduzione non è a scopo di lucro, per noi è perfettamente a posto. Tuttavia, se un editore straniero vuole tradurre il libro e metterlo in vendita nel proprio paese, o un produttore vuole farne un film, quella è una riproduzione per motivi di guadagno, il che significa che queste persone devono contattarci e pagare, perché è giusto che anche noi guadagniamo. Dopotutto, siamo stati noi a scrivere il libro.
No all’uso indiscriminato dei media e ai “divi” nella letteratura
Per tenere fede alla volontà di non trasformare lo scrittore in divo, Wu Ming mantiene delle posizioni particolari anche riguardo alle modalità con le quali apparire in pubblico. Il collettivo organizza presentazioni, reading musicali, letture sceniche e incontri con i lettori e i suoi membri appaiono spesso in pubblico, ma rifiutano di essere soggetto di servizi fotografici o di apparire in video, declinando categoricamente qualsiasi invito a trasmissioni televisive, alle quali non hanno mai partecipato. Loro vogliono apparire soltanto di persona, in carne e ossa. Ovviamente, c’è chi, nel corso del tempo, li ha fotografati o filmati, non rispettando quello che loro hanno sempre chiesto al pubblico. Esistono, quindi, delle immagini di loro sul web, ma non sono frequenti e, soprattutto, non sono mai volontarie. Il motto che li rappresenta è:
Trasparenti verso i lettori, opachi verso i media.
Trasparenza e opacità secondo Wu Ming
Questo è illustrato meglio, ancora una volta, da Wu Ming 1:
Una volta che lo scrittore diventa un volto separato e alienato (nel senso letterale), comincia una ridda cannibalica, quel volto appare ovunque, quasi sempre a sproposito. La foto testimonia la mia assenza, è un vessillo di distanza e solitudine. La foto mi blocca, congela la mia vita in un istante, nega il mio trasformarmi in qualcos’altro, il mio divenire. Divento un ‘personaggio’, un tappabuchi per impaginazioni frettolose, uno strumento che amplifica la banalità. Al contrario la mia voce, con la sua grana, con i suoi accenti, con la sua dizione imprecisa, le sue tonalità, ritmo e pausa, tentennamenti, è la testimonianza di una presenza anche quando non ci sono, mi porta vicino alle persone, e non nega il mio divenire perché è una presenza dinamica, mossa, tremolante anche quando sembra ferma.
Wu Ming e controcultura
Ora, senza soffermarci ulteriormente sulla produzione ventennale e sulle mille sperimentazioni di Wu Ming, quello che qui va evidenziato è il carattere assolutamente anticonformista delle posizioni sopra descritte. Anticonformista assume, qui, un senso letterale, mai stato più vero di così. Wu Ming nasce con visioni e intenti da controcultura, nei primi anni Duemila. Ma allora, forse, nessuno immaginava quanto il web e la condivisione su media e social network avrebbero stravolto la nostra visione della vita e della realtà. E quanto, oggi, Wu Ming e le sue posizioni, avrebbero, davvero, incarnato quella che si definisce una controcultura.
Il valore dell’identità e la purezza della scrittura
Mai, come oggi, sembra assurdo che chi scrive possa essere, volontariamente, estraneo alle dinamiche di digitalizzazione che tutti conosciamo. E, ancora più assurdo, sembra il non voler usare la propria immagine al fine di catturare, sedurre, vendere, comunicare. Cosa c’è di più anticonformista di questo in un’epoca dove il valore di cose, persone e attività si calcola in like e followers? Probabilmente nulla.
È un voler difendere l’autenticità di ogni esperienza culturale, l’identità come valore e la purezza della scrittura non contaminata da fattori inquinanti.
Riscoperta di una lotta politica autentica
Per non parlare della faccenda del copyright, anch’essa estremamente contraria ai tempi. Tempi in cui per proteggere il proprio lavoro dalla condivisione smodata e senza regole, il diritto d’autore sembrerebbe fondamentale. Anche in questo caso i componenti di Wu Ming ci spiazzano, insegnandoci che dovremmo rivedere alcune priorità e le nostre concezioni di appartenenza, guadagni e proprietà privata. Una visione comunista e utopistica, potrebbe dire qualcuno. Una visione chiaramente antifascista e di sinistra. E, in un mondo in cui, la lotta politica, fondata su idee e non su interessi, è anacronistica, ciò può sembrare completamente fuori luogo. Se fosse, invece, la strada giusta per raggiungere una società più equa e meritocratica? Wu Ming va in questa direzione.
E per quanto, a volte, sostenga posizioni estreme, il collettivo si batte per ideali e valori chiari, senza mai arretrare di un passo, e senza farsi influenzare dalla logica del profitto. È, se non altro, un esempio di coscienza politica e coerenza difficile da eguagliare, soprattutto, in questo periodo storico.
Assunta Nero