L’attentato del 26 Febbraio 1993
Chissà come avrebbe reagito il Signor Minory Yamasaki se fosse giunto a conoscenza dell’infausto destino che si sarebbe abbattuto sul World Trade Center. Morì qualche anno prima l’architetto che collaborò alla realizzazione di ciò che da simbolo di progresso e prosperità divenne icona di una delle più grandi tragedie dell’epoca moderna.
Era una fredda e imperturbabile giornata di Febbraio, la neve si poggiava lenta su New York quando un boato squarciò il silenzio. Un furgone giallo, carico di esplosivo (600 kg), venne condotto intorno a mezzogiorno nel parcheggio sotterraneo del World Trade Center.
L’intento era quello di far implodere le Torri Gemelle, tuttavia in quell’occasione qualcosa andò storto. Ramazi Yusuf ed Eyad Ismoil, due esponenti di una cellula di fondamentalisti islamici, dovettero accontentarsi di un bilancio deludente: 6 vittime e un migliaio di feriti.
L’esplosione provocò un cratere largo 30 metri, danneggiò gravemente l’impianto di sicurezza idrico e quello elettrico dal quale infatti divampò un incendio. Giunsero sul posto sciami di pompieri, pattuglie di polizia ed ambulanze che seppero sapientemente evacuare le zone critiche e dirigere le operazioni di salvataggio.
In ricordo di quella scelleratezza qualche anno dopo venne eretta una fontana di granito. Per anni essa custodì i nomi delle vittime e la loro memoria.
L’Apocalisse che durò un’ora e quarantadue minuti
Otto anni dopo, l’11 Settembre 2001, si svolse l’attentato terroristico più sanguinoso della storia.
Dei quattro aerei di linea che furono dirottati dai terroristi di Al Qaeda, due si schiantarono sulle Torri Gemelle. Il primo, il volo AA11, alle ore 8:45 si abbatté rovinosamente sulla Torre Nord. Il secondo, il volo UA175, diciassette minuti dopo devastò la Torre Sud.
Il mondo intero assistette in diretta televisiva al collasso dei due grattacieli, inerme. I telespettatori, i cronisti, i passanti e le vittime stesse furono in quegli istanti testimoni diretti della crudeltà e della follia del genere umano.
Un’ora e quarantadue minuti fu il tempo necessario per uccidere 2.974 persone, ferirne 6.000, radere al suolo un’area di 65.000 m².
La maledizione continua ancora oggi
La maledizione del World Trade Center continuò a mietere vittime. Migliaia di soccorritori lavorarono senza sosta in una nube di polvere. Strenuamente. Nessuno avrebbe mai immaginato che il loro altruismo qualche anno dopo gli sarebbe costato la vita.
Le polveri sottili si depositarono silenziosamente nei polmoni di coloro che frequentarono la zona. Il conto delle nuove vittime non tardò ad arrivare e nel 2006 , l’allora governatore di New York, Gorge Pataki, varò il James Zadroga 9/11 Health and Compensation Act.
La legge che stanziando 4,3 miliardi di dollari istituì il WTC Health Program. Il programma sanitario che a distanza di oltre 18 anni è ancora attivo, si occupa di fornire gratuitamente cure mediche a tutti coloro che sono entrati in contatto con la nuvola tossica durante e dopo l’attentato dell’11 Settembre 2001. Il monitoraggio ha l’ulteriore scopo di favorire la ricerca per poter conoscere i reali effetti che questo evento ebbe per la salute di poliziotti, vigili del fuoco, paramedici, operai che prestarono servizio a Ground Zero e volontari.
Arianna Folgarelli