World Press Photo: edizione 2017

Nel 2015 sono morti centouno giornalisti, nel 2016 settantaquattro, afferma Reporters sans frontieres. Sono morti perché stavano compiendo il loro lavoro di reporter, e per questo in certe zone del mondo diventano bersaglio di quelle istituzioni che non accettano la libertà di opinione e di conseguenza neanche quella di stampa. Diritto che è sancito dall’art. 19 della Dichiarazione universale dei diritti umani.

Il contest di World Press Photo premia non solo l’impatto di una fotografia o di un filmato sulla popolazione, la sua eticità, la sua unicità e utilità giornalistica, ma soprattutto il coraggio del fotoreporter o del film maker che per fare conoscere le condizioni politiche, sociali, culturali o ambientali di certe zone del mondo rischiano ogni giorno la propria vita.

Il 14 aprile ad Amsterdam World Press Photo ha aperto al pubblico la mostra delle foto e dei video reportage selezionati e premiati per il 2017. La mostra parla di attualità. Istantanee e video di momenti, eventi, mai scontati, spesso imprevedibili. Documentando accuratamente quello che è accaduto nell’ultimo anno nel mondo.

World Press Photo nasce nel 1955, quando un gruppo di fotogiornalisti olandesi organizza un concorso per fare conoscere il proprio lavoro ai colleghi internazionali. Da quel lontano 1955 è diventato il contest del reportage fotogiornalistico e multimediale più famoso al mondo. Il contest infatti ha lo scopo di premiare questa forma di narrazione visiva che parla concisamente e incisivamente di qualsiasi evento di interesse collettivo.

Il contest si divide in otto categorie:
Contemporary Issues (immagini che documentano situazioni politiche, culturali, economiche, ambientali e sociali);
Daily Life (foto che documentano un evento ordinario o straordinario della vita di tutti i giorni e che non vengono considerate normalmente delle notizie);
General News (immagini che fanno riferimento agli eventi e alle loro conseguenze);
Long­-Term Projects (un progetto fotografico di una durata di tre anni su un singolo tema);
Nature (foto che trattano di fauna, flora e paesaggi);
People (immagini che raffigurano gruppi di persone o singoli individui);
Sports (immagini sugli sport di squadra o singoli);
Spot News (foto che documentano momenti di notizie o eventi).

La “World Press Photo of the Year” è “An Assassination in Turkey” di Burhan Ozbilici. La foto mostra l’assassinio dell’ambasciatore russo Andrey Karlov, da parte di un poliziotto turco fuori servizio, fatto avvenuto il 19 dicembre 2016, mentre l’ambasciatore faceva il suo discorso per l’inaugurazione di una mostra all’interno di una galleria d’arte ad Ankara. Questa foto dall’enorme impatto emotivo ha girato il mondo. La scelta di nominarla la foto dell’anno è stata molto discussa dalla critica. Mary F. Calvert, fotoreporter e membro della giuria, ha spiegato la scelta:
“È stata una decisione molto difficile, ma alla fine abbiamo ritenuto che la foto dell’anno doveva essere un’immagine esplosiva che parlasse realmente dell’odio dei nostri tempi. Ogni volta che quella immagine appariva sullo schermo dovevamo quasi indietreggiare, era talmente forte che abbiamo davvero sentito che poteva incarnare la definizione di ciò che il World Press Photo of the Year rappresenta”.

World Press Photo
Fonte immagine: worldpressphoto.org

Tanya Habjouqa, membro della giuria generale e fotografa di NOOR Images e membro fondatore di Rawiya Collective, invece ha affermato:
“È stata una discussione molto intensa, a tratti brutale, a volte perfino emozionante, ma ne sono orgogliosa. Siamo stati coraggiosi nella nostra decisione. Siamo stati audaci. Penso che la selezione porterà sicuramente a incrementare il dibattito e penso che un dibattito sia essenziale.”

Il vincitore del contest invece è la foto “Offensive on Mosul” del fotoreporter Laurent Van der Stockt. L’immagine documenta uno dei momenti in cui le Forze Speciali Irachene (ISOF) arrivano a Mosul, l’ultima fortezza del califfato islamico (ISIS).

Fonte immagine: worldpressphoto.org

“Claressa” del filmmaker e fotografo Zackary Canepari è il video vincitore del Short Form. La storia parla di Claressa Shields, la prima donna americana ad avere vinto per due anni, la prima nel 2012 e la seconda nel 2017, la medaglia d’oro della Boxing. Nessuno prima di lei, né nelle competizioni di pugilato maschili né in quelle femminili aveva vinto alle Olimpiadi due medaglie d’oro.

 

Le foto del contest World Press Photo devono essere dei documenti visivi veritieri, non è permesso apportare alcuna modifica alle fotografie dopo lo scatto. Queste istantanee sulla realtà debbono ritrarre lo svolgimento degli eventi dei quali il fotoreporter è osservatore in modo trasparente, chiaro, diretto, senza manipolazione.  Queste immagini scattate dei fotoreporter molto probabilmente diventeranno una fonte di informazione storica importante per le future generazioni, come oggigiorno per noi sono una fonte di informazione sull’attualità. Nel futuro saranno le foto dei nostri libri di Storia. Immagini, ma anche documentazione storica visiva sulla nostra contemporaneità.

Le foto vincitrici del contest faranno parte di una mostra itinerante che viaggerà in tutto mondo. Sarà presentata in cento località di quarantacinque Paesi. Per chi è interessato a visitare la mostra in Italia, World Press Photo verrà esposta nelle seguenti cinque località:
– 28 aprile a Roma presso il Palazzo delle Esposizioni;
– 29 aprile a Bari presso lo Spazio MURAT;
– 6 maggio a Milano presso la Galleria Carla Sozzani;
– 18 novembre a Lucca presso il Palazzo Ducale;
– 7 dicembre a Valle D’Aosta presso il Forte di Bard.

 

Giulia Saya

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