Winnie the Pooh, l’orsetto ghiotto di miele nato dalla fantasia di Alan Alexander Milne nel 1926, è uno dei personaggi del brand Disney più famosi e amati in tutto il mondo. La casa d’animazione americana lo ha reso protagonista di almeno 18 cartoni animati tra film, corti e serie animate tra gli anni Settanta e oggi.
A questa lunga lista si aggiunge l’ultimo film, in live action, dal titolo originale “Christopher Robin” e che arriverà in Italia intitolato “Ritorno al Bosco dei Cento Acri”. Ewan MacGregor è un Christopher Robin adulto che rincontra Winnie the Pooh e tutti gli altri vecchi amici d’infanzia.
L’orso e il dragone
Una delle immagini considerate “politicamente dissidenti”.Un film principalmente diretto ad un pubblico giovane, la cui censura difficilmente troverebbe difficilmente giustificazione per l’ambientazione e i personaggi. Ma nella Repubblica Popolare Cinese ne è stata vietata la distribuzione nelle sale, perché Winnie the Pooh in Cina è diventato suo malgrado un simbolo di dissenso politico.
Nel 2015 infatti sul social network cinese Weibo, il sostituto di Facebook (vietato in Cina), cominciarono ad apparire immagini in cui venivano affiancati Winnie the Pooh e Xi Jinping, segretario generale del partito comunista cinese e capo dello stato, sottintendendo non solo un’affinità di tipo fisico: Winnie the Pooh è difatti caratterizzato da grande ingenuità e scarsa intelligenza. Tale paragone non venne visto bene e quindi il povero orsetto venne censurato e la sua immagine vietata ovunque in Cina. Questo scherzo ha coinvolto anche altre figure politiche e altri personaggi del mondo di Winnie the Pooh, come Obama e Shinzo Abe, paragonati rispettivamente a Tigro e Ih-Oh.
Il divieto di distribuzione sarebbe dovuto a questo precedente, anche se non sono state apportate motivazioni dalla commissione che si occupa di controllare le opere che circolano nei cinema cinesi. Questo per Disney significa un duro colpo economico, dato che negli ultimi tempi i guadagni legati alla distribuzione dei film in Cina stanno aumentando, rendendo la Cina uno dei mercati più ambiti dall’industria cinematografica occidentale. A ciò si aggiunge che per i film non cinesi c’è una soglia di sbarramento per cui solo una ventina di film all’anno hanno l’ufficiale nullaosta del governo. Per entrare in questa rosa i film proposti devono rispettare rigidissime regole di censura. Qui di seguito un video della critica cinematografica e youtuber BarbieXanax che spiega meglio l’argomento.
Non un caso isolato
In Turchia il discusso presidente Erdogan è stato paragonato al personaggio Gollum del Signore degli Anelli da Rifat Cetin con delle immagini su Facebook nel 2014; il medico venne ritenuto colpevole di “offesa al presidente” (anche se Erdogan era ancora primo ministro all’epoca dei fatti) e condannato ad un anno di arresti domiciliari, dopo aver commutato la pena di cinque anni di carcere prevista dalla legge. Circa 2000 denunce di offesa al Presidente sono state aperte in Turchia e tra gli accusati è stato annoverato anche un ragazzino di tredici anni.
Barbara Milano