Ha fatto sorridere effettivamente il commento di quanti, dopo il discorso del presidente dimissionario Giuseppe Conte, hanno pensato che la parabola politica del “Capitano” avesse iniziato la sua fase discensiva. Che tenerezza. Invece fa tutto parte della strategia win win di Salvini.
Una lavata di capo tardiva quella del presidente Conte, che, verosimilmente, in qualsiasi modo dovessero mettersi le cose nelle prossime settimane, non farà altro che aumentare i consensi attorno all’attuale (forse ancora per poco) ministro dell’Interno. In realtà ha da guadagnare in ogni caso, con una perfetta strategia win win di Salvini che segnerà il suo trionfo definitivo. Aprire una crisi di governo in pieno agosto, bisogna ammetterlo, non è stata certamente l’idea migliore che potesse venire a Salvini. E dire che in questi quattordici mesi da vicepremier ci aveva abituato a certi standard. Ma, comunque, riuscirà ben presto a recuperare.
La strategia win win
Per molti commentatori si è trattato di un boomerang: Salvini voleva fare lo squalo e mangiarsi il Movimento 5 Stelle a Ferragosto. Non aveva fatto però i conti con la politica del “porgi l’altra guancia” attuata dal Partito Democratico. Incredibilmente, ora il governo Pd-M5S potrebbe escluderlo dalla scena governativa. Sicuramente, però, non da quella politica. Anzi, probabilmente la figura di Matteo Salvini uscirebbe ulteriormente rafforzata da tutte le possibilità istituzionali che vanno a profilarsi. Un esemplare caso di strategia win win. Comunque si mettano le cose, infatti, per Salvini sarà un successo. Vediamo insieme quali possibili conseguenze potrebbero derivare per la leadership del segretario della Lega a seconda dei vari scenari che si prefigureranno nei prossimi giorni.
Governo Movimento 5 Stelle – Partito democratico
Già durante gli applausi dei senatori Pd al discorso di Conte in senato, Matteo Salvini aveva espresso a gesti le sue critiche all”inciucio”. Silurato dal Viminale, Salvini continuerebbe comunque a sedere in Parlamento come Senatore. Dai suoi social e dai suoi comizi, seppure rinunciando alla cassa di risonanza data dal suo attuale ruolo ministeriale, potrà accusare i suoi vecchi amici pentastellati di aver tradito la fiducia degli italiani, alleandosi con il Partito Democratico. Dovendo poi varare manovre impopolari dal punto di vista economico (per scongiurare l’esercizio provvisorio e l’aumento dell’Iva al 25%), Salvini troverà certamente più comodo trovarsi all’opposizione, non macchiandosi quindi di provvedimenti che andranno a gravare sulle tasche dei contribuenti.
“Non vorrete mica che torni la Boldrini?”
In questi ultimi giorni, Matteo Salvini ha dedicato gran parte dei suoi interventi social allo spauracchio di Boldrini, Boschi e Renzi che, in questo caso, potrebbero tornare al governo o a satellitare comunque attorno alla nuova maggioranza. Nel suo perfetto stile, ha già quindi ripescato dal cilindro un nemico ben noto e su cui è facile polarizzare il consenso dei suoi elettori: Matteo Renzi. Ancora qualche mese e tra Cinque Stelle e Partito democratico volerebbero stracci, facilitando la campagna elettorale e, dunque, stendendo un tappeto a Salvini per il suo ingresso a Palazzo Chigi. Gli verrebbe richiesta quindi solo un po’ di pazienza in più.
E Mattarella?
Con la formazione di una nuova maggioranza, non andrà esente da critiche nemmeno il presidente Mattarella. Sarà colpevole di non aver sciolto le camere e si macchierà di favoritismo nei confronti dell'”inciucio”. Verrà accusato, in modo infondato rispetto a quanto previsto dalla Costituzione, bisogna dirlo, di non volere ascoltare gli italiani. Questo non farà altro che dare nuovi argomenti a Salvini, che dove non può essere carnefice, si affretta a indossare i patti della vittima.
Governo Conte Bis
Poca differenza rispetto all’ipotesi precedente. In questo caso anche il presidente dimissionario Conte attirerebbe su di sé le accuse di tradimento. Già nei precedenti interventi, Salvini ha fortemente criticato i duri rimproveri che si è visto indirizzare a palazzo Madama. Il presidente del Consiglio, a suo dire, avrebbe potuto fargli presente anche in precedenza tutte le questioni che ha snocciolato in aula. Il “Capitano” giocherebbe anche in questo caso la carta della vittima, raggirata dal legame ambiguo tra Conte e i Cinque Stelle. La strategia win win di Matteo Salvini citerebbe a questo punto favoritismi e promesse di cariche, che spiegherebbero così la durezza della presa di posizione di Conte in Senato contro di lui, dopo quattordici mesi di supino assenso ai provvedimenti salviniani costituzionalmente più discutibili.
Diverso lo scenario previsto da altri. Alcuni commentatori riportano che Conte desideri ottenere il ruolo di Commissario Ue, anche se il diretto interessato ha già smentito, nonostante gli apprezzamenti ricevuti anche da personalità come Donald Tusk.
Governo tecnico
Quasi potente come l’ipotesi del governo giallorosso: in questo caso, i tecnici che Mattarella metterebbe in campo per risolvere le impellenti questioni che rischiano di affossare l’Italia, fornirebbero a Salvini l’argomentazione, ancor più rafforzata, del “governo non votato dagli italiani“. Potendo contare su una buona dose di ignoranza costituzionale dell’elettorato, il leader leghista salirebbe sulle barricate come la “Libertà che guida il popolo” inneggiando ai valori della democrazia, a suo dire violata da parte del Presidente della Repubblica nel conferire mandato al Cottarelli di turno. Ritorno in grande spolvero, poi, di uno dei più apprezzati bersagli delle sue campagne elettorali: i “professoroni di sinistra”. E via con i sempreverdi ritornelli relativi alla distanza tra la classe dirigente e il popolo, tra le manovre economiche che strizzano l’occhio all’Unione Europea mentre le persone non arrivano a fine mese.
Governo alle destre, con coalizione Forza Italia-Fratelli d’Italia-Lega Nord
Non servono esperti di politica per comprendere come, in questo scenario, Salvini potrebbe puntare facilmente alla presidenza del Consiglio. Forza Italia e Fratelli d’Italia salirebbero sul carro di un vincitore che già li ha politicamente traditi una volta (dopo le elezioni del marzo 2018), ma sarebbe l’unico modo per rimanere a galla in un panorama elettorale in cui godono rispettivamente e ottimisticamente di percentuali intorno al 7-8%. Nell’attuazione del metodo win win di Salvini, si accontenterebbero di qualche ministero, per non dire di qualche sottosegretariato. In questo modo potrebbero continuare le loro battaglie contro l’inettitudine dei pentastellati, la scelleratezza della sinistra e la presunta mancanza di democrazia del governo tecnico.
Nuove elezioni
Uno scenario che, anche in questo caso, non cambierebbe moltissimo le carte in tavola. La strategia win win di Matteo Salvini vede quest’ultimo nel ruolo di squalo. Si divorerebbe infatti facilmente il 40% dell’elettorato, accontentandosi poi delle misere (ma comunque essenziali) percentuali di Berlusconi e Meloni, correndo direttamente a Palazzo Chigi. Le nuove elezioni, poi, porterebbero verosimilmente al ridimensionamento parlamentare dell’avventura del Movimento 5 Stelle. Passerebbe dal 32% dello scorso anno a un misero 16-17%. I voti di scarto, difficilmente, verrebbero intercettati dal Partito Democratico, da sempre nemico giurato degli elettori grillini. Questi ultimi infatti già storcono il naso all’idea di un governo giallorosso. Da queste nuove elezioni, ne trarrebbe comunque incredibile giovamento anche il segretario Zingaretti del Partito Democratico. Da qualche mese è alla guida di un partito che, però, in parlamento trova il suo leader in Matteo Renzi. Il voto, per quanto possa essere distante dal successo politico del Pd, porterebbe Zingaretti a poter finalmente compilare delle liste elettorali a favore dei suoi sostenitori, silurando e ridimensionando la quantità di renziani in parlamento.
Il ritorno con i Cinque Stelle
La politica italiana è un grande esercizio di creatività e umorismo, quindi non si può negare che, per quanto assurda, quest’ultima ipotesi possa anche trovare un’attuazione. Di Maio sembra facile bersaglio delle lusinghe di un Salvini secondo alcuni pronto a offrirgli la presidenza del Consiglio. Da una parte il baratro della fine della propria esperienza politica, dall’altra la possibilità di fingere di essere ancora il socio di maggioranza di un governo che sta insieme perché non trova di meglio. La presidenza del Consiglio a Di Maio permetterebbe a Salvini di conservare un ministero. Con questo, godrebbe così ancora a lungo di due vantaggi non trascurabili. In primis, avrebbe la copertura mediatica riservata a un ministro. Secondariamente, poi, potrebbe accollare a Di Maio il ruolo di parafulmine istituzionale delle scelte impopolari che il Governo dovrà portare avanti, replicando così la tragicomica esperienza del governo gialloverde.
Elisa Ghidini