Wimbledon: game, set, match politically correct

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Wimbledon 2022: l’esclusione dei tennisti russi

Quest’anno uno dei tornei più antichi della storia dello sport moderno non vedrà la partecipazione dei russi e dei bielorussi. Wimbledon, tra mille polemiche sarà portavoce di un politically correct che di “correct” ha ben poco. Infatti, se l’organizzazione del torneo e dei relativi inviti hanno avuto il benestare del Comitato Olimpico Internazionale, molti sportivi hanno contestato il provvedimento circa l’esclusione dei tennisti russi.

Daniil Medvedev, attuale numero uno del ranking, è stato escluso perché russo. Medvedev, inoltre, avrebbe potuto essere uno dei possibili finalisti giacché proprio di una condizione ottimale e migliore di alcuni suoi avversari. Un “doppio fallo” quindi dell’organizzazione che dovrà vedersela con una delle edizioni meno esaltanti di sempre. Dopo il ritiro causa covid di Berrettini, le precarie condizioni fisiche di Nadal, l’esito vittoria finale sembra essere già scritto ed ha un solo un nome: Novak Djokovic.




Politically correct ovunque

I tennisti professionisti sono dei giramondo. Sportivi che si muovono in lungo e in largo per il globo toccando ogni continente almeno una volta l’anno per tutta la loro carriera. Parlano più di una lingua, incontrano culture diverse e si approcciano ad esse come cittadini del mondo e non come stranieri. Forse, non esiste disciplina sportiva al mondo più internazionale del tennis. Il loro passaporto è solo un pro forma che indica la nazionalità ma non modo di essere, almeno per la maggior parte di loro. Medvedev e Rublev (altro tennista russo) si sono sempre dichiarati contrari alla guerra in Ucraina ma rei di possedere passaporto russo sono stati interdetti dall’edizione 2022.

Un vero e proprio atto di matrice razzista in nome di un politically correct sempre più marcato e propagandistico. Forse in Inghilterra non ricordano che la “questione Donbass” o la “questione Crimea” che coinvolgono Russia e Ucraina hanno avuto inizio quasi dieci anni fa. Eppure, in questo lasso di tempo nessuno ha mai obiettato circa la partecipazione di tennisti russi. Allo scoppio della guerra improvvisamente i russi sono tutti dei guerrafondai e assassini, persino chi si dichiara contrario al conflitto. Il passaporto diviene, quindi, un’attestazione di propaganda immorale e nulla possono fare le parole.

Wimbledon è l’emblema dell’estremizzazione del politically correct

Abbiamo avuto di nuovo la dimostrazione di quanto il politicamente corretto tracci il sentiero verso nuovi assetti culturali e, peggio ancora, ideologici. Eppure, riesce sempre a stupirci con decisioni al limite della realtà. L’esclusione dei tennisti russi è quanto di più triste, meschino e di cattivo gusto un torneo internazionale del calibro di Wimbledon possa decidere. Ma la domanda è: chi accontenta questo provvedimento? Gli americani, principi del qualunquismo? Si suppone che anch’essi abbiano un minimo di raziocinio al quale fare riferimento, soprattutto dopo le dichiarazioni dei tennisti russi.

Un’altra domanda lecita riguarda gli assunti del politically correct che nella sua insensatezza a volte trascura elementi che dovrebbe verificare: perché Djokovic, no-vax convinto, è stato invitato a Wimbledon quest’anno? Forse una risposta esiste: il tema vaccini non “tira” più; il mondo non ne parla assiduamente come qualche mese fa e, quindi, nel silenzio anche i personaggi scomodi (ma essenziali per le grandi manifestazioni) possono essere invitati senza problema. Ma rimane il fatto che ogni sportivo appartiene ad un paese che compie o ha compiuto gesti impropri, pertanto, secondo la stessa logica adottata da Wimbledon, solo pochissimi potrebbero presenziare a manifestazioni di carattere sportivo. Se volete essere politicamente corretti, almeno fatelo bene.

Lorenzo Tassi

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