William Hogarth e il suo aplomb irriverente

William Hogarth (1697-1764) è un artista inglese noto per lo stilema dissacrante in cui immerge le sue rappresentazioni, fornendo un lucido spaccato del sentire dell’epoca.

L’oggetto di analisi è la società londinese, nelle sue bassezze e crudezze, avvolta da un’aura satirica che la compenetra di un’irriverenza che deputerà Hogarth un singolare e unico interprete.

Il mondo del teatro lo affascina fin dai primordi e costituisce il suo sostrato cognitivo: costui compone ogni frammento di attualità in questa ottica. Drammatizza i comportamenti e le espressioni delle figure rappresentate come uno scatto teatrale. Un vero e proprio plot che si snocciola sulla tela, dotato dell’esasperazione che merita ogni atto teatrale.

Ogni particolare è mirato a colorire la scena e a provocare nell’osservatore una reazione estrema. Hogarth intende sensibilizzare e smuovere gli animi del sentire pubblico, con le sue opere vuole mettere in luce la corruzione e l’immoralità degli ambienti londinesi.

Il pittore è inserito nell’alveo culturale dell’avvento di una borghesia perbenista, rinnovatrice, quindi si cela un intento didascalico dietro questa tagliente ironia, in linea con l’assetto cognitivo dell’epoca.

I luoghi comuni di un’obsoleta aristocrazia, di una moda passata, di un conservatorismo eccessivo, di un’ostentazione volgare sono dei sottoinsiemi in cui l’artista inscrive le sue pièces teatrali.

Un esempio è la serie di “Matrimonio alla moda” in cui i personaggi del drama sono in ordine: il nobile decaduto, il mercante arricchito, e due giovani promessi sposi.

La vicenda narrata esemplifica la sottoscrizione di un nudo negozio matrimoniale in cui l’arrivista sociale pensa di assicurarsi il posto attraverso questo sposalizio, di contro l’aristocratico senza un penny fa mostra dei suoi nobili natali e trova una soluzione alla bancarotta. I due sposini si ignorano, dato il crudo contratto vigente tra le loro famiglie, in totale assenza dei loro consensi e sentimenti.

Una scena di genere in cui trionfano le piccolezze umane, la mediocrità, l’insolenza a stigma di un microcosmo sociale in cui gli equilibri stanno cambiando.

 

Costanza Marana

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