LA BUIA CONCLUSIONE DI WILLIAM-ADOLPHE BOUGUEREAU
Quella del pittore francese Bouguereau (1825-1905) fu una carriera ricca di soddisfazioni. Brillante studente della prestigiosa École des Beaux-Arts di Parigi, ne divenne in seguito docente, ricevendo negli anni onorificenze e premi.
Appartenente all’accademismo (conosciuto anche come art pompier), il suo stile si distinse per tecnicismo e ricerca principalmente di temi storici o mitologici, sviluppati combinando naturalismo, idealismo e romanticismo. A Bouguereau si deve anche una rivalutazione del nudo femminile.
Nonostante la stima ricevuta, la sua fama si spense amaramente. I successi non bastarono a risparmiargli il dolore di una damnatio memoriae in vecchiaia. L’accademismo fu travolto dal rampante modernismo, che lo bollò come vecchio, accomodante, compiacente. Bouguereau fu bersaglio della nuova corrente.
Nei primi anni del Novecento, che furono i suoi ultimi di vita, subì il dolore di un furto che ne devastò la casa e lo studio a Parigi. Oltre a questo, ormai la sua arte e il suo nome erano messi all’indice nelle accademie, indicati come esempi negativi. Persino illustri pittori come Cézanne e Degas non gli risparmiarono critiche.
Morì nella sua cittadina natale per un attacco cardiaco. Nel dolore si concluse la vita di un’artista che aveva trasmesso grandi emozioni. Ci volle mezzo secolo prima che il nome di William-Adolphe Bouguereau riacquistasse la sua dignità. Quando ormai dell’artista erano rimaste solo le spoglie.
L’ACCADEMISMO
I temi trattati da William-Adolphe Bouguereau spaziano dal sacro (La Vergine della consolazione) al profano (Le due bagnanti), da una profonda spiritualità religiosa (La flagellazione di Nostro Signore Gesù Cristo) a vivaci allegorie sessuali (Ninfe e Satiro). La sua prolifica produzione conta oltre 800 opere tra quelle ufficialmente conosciute; molte di queste sono a carattere mitologico (Il rapimento di Psiche). In Bouguereau trovano spazio anche soggetti più “terreni”, quali giovani ragazze (La meditazione), bambini (Le raccoglitrici di nocciole), vita familiare (Prime carezze) o mendicanti (Famiglia indigente).
A dettare i criteri delle tecniche pittoriche dal XVII secolo erano le accademie artistiche francesi. L’accesso alle écoles era particolarmente selettivo e richiedeva una lunga gavetta in qualche studio. Le regole promosse dalle accademie assicuravano agli studenti una formazione che ambisse alla purezza e alla grandezza. Erano richiesti lo studio del nudo e del corpo umano e l’imitazione delle opere risalenti all’antichità classica. Uno scenario piuttosto ferreo protrattosi anche nell’Ottocento, simile alle contemporanee accademie inglesi, le cui regole provocarono la reazione (e il successo) del movimento preraffaellita.
L’accademismo nacque dalle ceneri del neoclassicismo, che nel XVIII secolo attinse alla mitologia greco-romana influenzando la pittura, la letteratura, il teatro e l’architettura. Il rinnovato interesse degli artisti per l’antico si doveva ai ritrovamenti archeologici dell’epoca, fonte d’ispirazione per pittori alla ricerca di storie immortali. Jacques-Louis David è considerato la massima espressione del neoclassicismo francese.
IL NUDO
Una caratteristica singolare di Bouguereau è il confine labile tra innocenza e malizia. Per quanto la delicatezza delle sue opere possa trasmettere una sensazione onirica, i suoi nudi talvolta appaiono, soprattutto nelle espressioni, seducenti. Il nudo femminile è protagonista assoluto, per lo più idealizzato in figure angeliche o divine, e laddove i soggetti siano semplici ragazze, è presente un’aura di purezza che coesiste perfettamente con una marcata sensualità. Nonostante il realismo, tale da poter suscitare emozioni forti, Bouguereau non andò mai oltre una rappresentazione “casta” del nudo.
Tuttavia non mancarono opere chiacchierate dai critici. Anche i bambini erano soggetti del suo inconfondibile nudo, e fu qui che il confine tra innocenza e malizia si faceva sottile. In Cupido bagnato il protagonista è un ragazzino dalle fattezze effeminate, la cui posa trasmette una conturbante carica erotica. A proposito di questa tela il professor Bram Dijkstra affermò: “il maestro non poteva offrire un adolescente più sessualmente stimolante ma, a differenza di Oscar Wilde, che fu arrestato per pederastia, Bouguereau ricevette premi e riconoscimenti”
“MAKE IT NEW!”
Questo slogan fu pronunciato dal poeta Ezra Pound nel 1934 e incarnava l’animo del modernismo. Una corrente che abbracciò diversi campi sviluppandosi tra fine Ottocento e inizio Novecento. Dovuto ai cambiamenti della società in rapida trasformazione, il modernismo ripudiava l’adattarsi obsoleto delle arti correnti, il nome di un rinnovamento ideologico che andasse di pari passo col progresso. Ovviamente l’accademismo fu travolto dalle critiche e con esso Bouguereau. La critica principale rivolta al maestro francese era che come la sua arte non osava, non andava oltre, non sperimentava, accomodandosi su un glorioso passato. Sparì dagli insegnamenti accademici, divenne emblema dell’asservimento ad un’arte vuota e “ufficiale”, priva di ardore. Di lui non si parlò praticamente per mezzo secolo.
A ripescare dagli inferi l’arte e la figura di William-Adolphe Bouguereau, esaltandone l’opera e le capacità, ci pensò un suo illustre collega. Non uno qualunque, ma un pittore la cui opinione (e personalità) non ammetteva repliche: Salvador Dalí. Il geniale artista spagnolo scrisse diversi elogi a suo favore negli anni Cinquanta, e solo diversi decenni dopo le opere di Bouguereau furono oggetto di esposizioni. Oggigiorno molto delle sue opere sono diventate autentiche icone (Amore e Psiche, bambini), ampiamente apprezzate.