Wildlife Photographer 2018 espone a Milano i 100 migliori scatti di fotografia naturalistica dell’anno. Tema centrale della competizione, come sempre, il delicato rapporto tra umanità e ambiente.
Wildlife Photographer 2018 – Il 4 ottobre è sbarcato a Milano, presso la Fondazione Luciana Matalon in Foro Buonaparte 67, il Wildlife Photographer of the Year, la mostra di fotografia naturalistica più prestigiosa al mondo. Grazie all’Associazione Culturale Radicediunopercento, la mostra esporrà fino al 22 dicembre i 100 scatti premiati nella 54esima edizione del concorso indetto dal Natural History Museum di Londra. Una giuria internazionale di esperti ha selezionato le migliori tra 45.000 fotografie da 95 Paesi. Vincitore del Wildlife Photographer 2018 è il fotografo olandese Marsel van Oosten. Il suo lavoro ritrae una coppia di scimmie dorate dal naso camuso, specie a rischio di estinzione, nella foresta delle montagne cinesi di Quinling.
https://www.facebook.com/WildlifePhotographerOfTheYear/photos/a.608693692518017/1848772378510136/?type=3&theater
In realtà, le foto finaliste – qui il catalogo completo – costituiscono tutte un’esperienza visiva di incredibile intensità. Per mostrare come l’occhio del fotografo incontri la passione del naturalista in questa competizione, la raccontiamo qui in quattro scatti.
Emily Garthwaite raccoglie la testimonianza muta di una vittima
La foto, scattata sull’isola di Sumatra, ritrae un orso malese che sporge il muso e le zampe fuori da una gabbia. Come testimonia l’autrice, l’animale era vittima di regolari maltrattamenti. Oltre all’intrattenimento, questa specie è sfruttata dalla medicina cinese per la cistifellea e per la bile. Lo scatto di Emily Garthwaite ha una dolorosissima potenza espressiva. Lo sguardo dell’orso attraverso le sbarre attrae irresistibilmente l’occhio dello spettatore. Lo invita ad ascoltare la testimonianza (“Witness” è il titolo di questo scatto) delle condizioni in cui versa. Tanto che, quando si passa oltre, ci si sente addosso la supplica di quegli occhi ancora a lungo.
I cuccioli di Nicholas Dyer non sono proprio “carini e coccolosi”
Davanti a Ahead In The Game di Nicholas Dyer la reazione dello spettatore oscilla tra fascinazione e orrore. A una prima occhiata, il ritratto dei cuccioli di licaone – realizzato nel Mana Pools National Park, Zimbawe – suscita grande tenerezza. Guardando con più attenzione l’immagine, però, si nota che il giocattolo dei cuccioli è la testa di un babbuino. Allora si indietreggia orripilati. Lo stesso Dyer – racconta la didascalia – era “estremamente disturbato dal trattamento riservato ai resti del babbuino” eppure “coinvolto dall’euforia dei cuccioli“. Suscitando emozioni tanto ambivalenti, lo scatto ci ricorda quanto complessa e cruda sia la realtà naturale. Non solo. Ci fornisce anche utili anticorpi agli stereotipi edulcorati che regolarmente l’industria dell’intrattenimento ci propina.
Cameron McGeorge e il suo vertiginoso progetto di sguardo
Overview di Cameron McGeorge è un inno d’amore coltivato con pazienza e perizia tecnologica. Nel 2013 il fotografo neozelandese costruiva con il padre il suo primo drone sognando di immortalare la vita dei cetacei da una prospettiva unica. Nel 2017, al largo delle isole Tonga, il sogno si è concretizzato nel ritratto aereo di tre megattere. I corpi della femmina, del piccolo e del maschio che li scorta sotto la superficie si staccano dallo sfondo cristallino in un colpo d’occhio maestoso. Lo scatto, reso possibile da una tenace progettualità, va compreso anche alla luce del desiderio di Cameron di salvaguardare l’ambiente marino e farlo conoscere.
Sulle tracce del leopardo con Skye Meaker
Skye Meaker è l’ autore dello scatto vincitore della sezione Giovani. Il giovane sudafricano sa seguire come un cacciatore i grandi felini nel loro ambiente. Il cuore però, nello spirito della competizione, è quello del naturalista. Così, ha seguito le tracce dei leopardi per molte ore nel Mashatu Game Reserve in Botswana. Stava quasi per darsi per vinto. Poi ha notato la giovane femmina Mathoja in dormiveglia. Scivolando tra il fogliame, Skye ha osservato a lungo le sfumature di luce sul muso dell’animale prima di scattare. Il risultato è di una bellezza disarmante, che esalta tutta la misteriosa eleganza della specie. E rende ancora più detestabile il bracconaggio che la minaccia per le pellicce.
Quando l’occhio del fotografo incontra la passione del naturalista
Secondo Henri Cartier-Bresson,
fotografare è porre sulla stessa linea di mira la mente, gli occhi e il cuore.
Nel visitare la mostra, ci si accorge che questa affermazione è vera solo in parte. Fotografare è anche porre sulla medesima linea di mira l’interiorità dello spettatore, che il fotografo coinvolge attivamente. Per questo l’esperienza estetica offerta dalla mostra rivela un enorme potenziale nel promuovere il rispetto per la natura. È questo il frutto inestimabile dell’incontro tra l’occhio del fotografo e la passione del naturalista. L’esercizio di uno sguardo che cattura la preda solo in uno scatto. E, lasciandola libera, la protegge con la propria arte.
Valeria Meazza