Il Wild Mile di Chicago e altre storie di riqualificazione urbana

Wild Mile Chicago

Da discarica tossica a oasi urbana, così il fiume Chicago diventa l’eco-parco galleggiante più grande al mondo. I lavori, promossi e portati avanti da Urban Rivers in collaborazione con la città di Chicago, sono cominciati nel 2019 e stanno riqualificando l’area anche grazie al coinvolgimento diretto dei cittadini.

Wild Mile, l’eco-parco galleggiante più grande al mondo



Il Wild Mile è lungo più di un chilometro ed è situato nel canale artificiale che attraversa l’area periferica a nord di Chicago.

“Il parco è costituito da giardini galleggianti con passeggiate per i visitatori e pontili per i kayak. Il Wild Mile funziona come parco pubblico, museo a cielo aperto, giardino botanico, destinazione per chi usa i kayak, aula per la comunità e habitat per la fauna selvatica autoctona”.

Insomma, un’oasi urbana. I lavori, portati avanti da Urban Rivers, sono sostenuti dalla città di Chicago e mirano a trasformare i canali urbani in santuari di fauna selvatica dove promuovere anche spazi ed eventi ricreativi, ricerca scientifica e incontri.

Le passerelle del Wild Mile imitano l’ecosistema naturale dell’area di Chicago prima che questa diventasse una metropoli da 3 milioni di abitanti. Le passerelle galleggianti sono fatte di materiali ecologici e costruite per durare nel tempo. I giardini sono popolati da specie tipiche delle zone umide autoctone e consentono alle piante di crescere direttamente nel fiume.

Il sistema di radici subacquee che si crea fornisce habitat fondamentali per i pesci e per gli animali di fiume più piccoli, oltre a fungere da filtro naturale delle acque catturando le sostanze inquinanti come i metalli pesanti e regolando naturalmente i cicli del fosforo e dell’azoto.

Oltre alle aree galleggianti, poi, sono state create delle porzioni sommerse che imitano il fondo naturale di un fiume dove vengono condotti progetti di ripopolamento di specie in via di estinzione come le cozze d’acqua dolce che hanno sempre avuto un ruolo fondamentale nel filtraggio dell’acqua.

“Devo sempre convincere le persone dell’incredibile opportunità che abbiamo di far  tornare questo fiume l’orgoglio dei Chicago. Questi sforzi hanno migliorato la qualità dell’acqua e ora i cittadini stanno tornando ad avvicinarsi al fiume, che tocca un terzo della città. Non si aspettano di trovare castori, topi muschiati, tartarughe e tutti i tipi di insetti, pipistrelli e pesci.”

Phil Nicodemus, direttore di ricerca di Urban Rivers

Urban River non si ferma al Wild Mile

Oltre al progetto del parco galleggiante Wild Mile, l’associazione Urban River è impegnata a riqualificare Bubby Creek, una delle aree del fiume più inquinata perché luogo di scarico di una immensa industria della carne situata a poca distanza.

La zona, periferia sud della città, è da sempre tra le più emarginate e industrializzate, e il degrado ambientale e l’inquinamento dilagano. Il progetto di Urban River, quindi, mira al ripristino ambientale anche per restituire alle comunità coinvolte l’accesso al fiume che, fino a pochissimi anni fa, era totalmente abbandonato a se stesso.

“In questo modo i residenti locali hanno un bellissimo spazio ricreativo e possono riappropriarsi del loro ambiente”.

Nel 2022 squadre di professionisti e di cittadini volontari hanno assemblato i moduli del giardino galleggiante in stile Wild Mile per un totale di 3.000 metri quadrati ricoperti da più di 3.000 piante autoctone. È stato creato un arcipelago di isolotti che favorisce l’habitat per la fauna acquatica e avicola fornendo cibo e riparo.

Il Wild Mile e il coinvolgimento della comunità

L’idea di fondo, oltre a riqualificare aree urbane molto degradate, è quella di riconnettere le comunità locali al loro ambiente. E le modalità con cui Urban Rivers lo ha fatto sono geniali nella loro semplicità.

Innanzitutto la popolazione locale viene coinvolta in prima persona nella realizzazione del parco e nel suo mantenimento. I volontari, guidati da esperti, possono costruire le passerelle e arredarle occupandosi dell’impianto del verde. A questo, poi, si aggiunge la possibilità di mantenere in salute il parco.

Muovendosi in kayak, i volontari raccolgono rifiuti, monitorano lo stato di salute delle piante e fanno manutenzione delle piattaforme e dei giardini. Perché il Wild Mile è anche questo: restituire l’ambiente alla comunità e generare cura e rispetto per ciò che diventa il centro della comunità stessa.

La Senna e il Wild Mile

Sono appena finite le olimpiadi di Parigi dove i grandi protagonisti sono stati la città e il suo fiume. Sì, la Senna è stata oggetto di polemiche a non finire e ancora adesso vengono i brividi a pensare che gli atleti e le atlete abbiano nuotato in un fiume che non era balneabile fino a un mese fa. Un fiume che è stato spesso definito una fogna a cielo aperto perché destinazione degli scarichi di moltissime abitazioni.

Eppure, per quanto i dubbi sulla sua balneabilità restano, è in atto un processo di riqualificazione per certi aspetti simile al Wild Mile di Chicago. Il progetto, oltre al ripristino della balneabilità, prevede anche la restituzione del fiume ai cittadini. Dalla prossima estate, infatti, dovrebbe essere possibile per cittadini e turisti noleggiare ombrellone e lettino e passare la giornata al fiume.

Poi, sono in cantiere nuove aree verdi e di spazi ricreativi che dovrebbero contribuire a rendere Parigi una città più verde e più vivibile, soprattutto in estate.

Anche qui, dunque, per quanto il progetto sia ancora lontano da un’effettiva realizzazione, si va verso la riqualificazione urbana attraverso la valorizzazione dell’ambiente naturale offrendo alla cittadinanza luoghi dove passare le giornate dimenticandosi di essere in città.

E poi c’è l’Italia.

Qui le cose funzionano diversamente. Non dappertutto, sia chiaro. Ma in alcuni posti i progetti come il Wild Mile sono lontani anni luce. Siamo a Como, immersi in un bel centro storico circondato da montagne verdi e un lago che fa invidia al mondo intero.

Più di 15 anni fa hanno preso avvio i lavori che dovevano proiettare il lungo lago in una nuova dimensione: paratie per contrastare le (rare) esondazioni e passeggiate più larghe e scenografiche per cittadini e turisti. In molti si aspettavano l’inaugurazione di un bel parco urbano in stile Wild Mile.

Bene. Dopo 16 anni di cantiere, riapre il lungo lago. O meglio, una parte di lungo lago. Una spianata di sanpietrini, 4 vasche per 4 alberi, niente panchine per ammirare il lago che, per completare il quadro, è pure nascosto da meravigliose barriere provvisorie fatte di rete metallica per evitare che le persone facciano gare di tuffi dalle “grandi altezze”.

Esteticamente bello, niente da dire. Un lungo lago ordinato, pulito e senza dubbio spazioso. Se solo non fosse che percorrerlo alle 3 del pomeriggio di una qualsiasi giornata estiva potrebbe nuocere gravemente alla salute. Ma anche alle 10 di sera. Il caldo che emana il porfido non ha eguali. I cittadini che passano scuotono la testa sconsolati e guardano con compassione i turisti in coda sotto al sole che aspettano con trepidazione di comprare un biglietto per un battello che li porti lontano da lì.

Per non parlare di chi è in sedia a rotelle o spinge passeggini. Per loro le rampe sono poche e lontanissime. E il bello è che ti accorgi solo quando arrivi all’ostacolo che non hai possibilità di superarlo. Quindi ti giri mestamente e torni indietro, nella speranza che la rampa più vicina sia a meno di 200 metri di distanza e che non sia una raffazzonata gettata di cemento fatta all’ultimo minuto per compensare alle palesi mancanze.

Però sull’alzata dei gradini ci sono le citazioni delle opere di Plinio il Vecchio, il grande autore latino… Altro che Wild Mile di Chicago, altro che nuotare nella Senna, altro che creare verde urbano per contrastare le isole di calore. Altro che guardare al futuro. A Como si celebrano solo i fasti del passato.

Arianna Ferioli

Exit mobile version