Wikipedia: equilibrio tra informazione e fake news

Quando si parla di informazione online, il sito di Wikipedia è ormai divenuto un’istituzione. Nata nel 2001, originariamente in lingua inglese, l’enciclopedia virtuale si è progressivamente ampliata, raggiungendo diversi paesi: attualmente si contano circa 280 edizioni del sito, ognuna delle quali si gestisce in modo autonomo. L’idea dei creatori del sito, Jimmy Wales e Larry Sanger, fu quella di una

enciclopedia online, a contenuto libero, collaborativa, multilingue e gratuita.

Sulla base di questi riferimenti paradigmatici si fonda Wikipedia come la conosciamo, per molti punti di vista ne costituiscono il punto di forza: un’informazione veloce, accessibile a tutti, gratuita ma soprattutto collaborativa, autocostruttiva. Allo stesso tempo, tuttavia, si possono celare insidie e problematiche, in particolare per quanto riguarda il morbo delle fake news. Come può infatti un sito, fondato sulla gratuità dell’informazione e sul libero servizio democratico dei suoi autori, difendersi dalle fake news? Può solamente bastare il buon senso?

 

Com’è strutturato il sito?

La prima particolarità che sorge è la totale mancanza di una redazione, o di un organo di controllo dei dati: tutto ciò che è immesso all’interno del cervellone virtuale permane. Ogni autore ha la possibilità di aggiungere o rimuovere un’informazione presente, cercando di mantenere un punto di vista neutrale sulla realtà. La fiducia è uno dei punti cardine della collaborazione tra gli autori.

Per quanto riguarda la preparazione dei collaboratori, non vi sono requisiti storici o accademici, chiunque può entrare a farne parte, anche perche si tratta di un servizio gratuito e volontario. Vi sono chiaramente utenti più attivi e meno attivi: i più attivi sono all’incirca 2500, che tentano di offrire un servizio di revisione, ma si può intuire già come ciò sia solo un nobile “tentativo”. Per quanto riguarda la validità di un’informazione, qual è il criterio più adeguato?

 




 

Le informazioni e le fonti

Ciò che rende attendibile un’informazione è la presenza delle fonti e la loro validità. Maurizio Codogno,  portavoce italiano del sito di informazione, lo dice espressamente:

Wikipedia non è una fonte primaria. Noi non possiamo fare altro che avere delle fonti esterne che consideriamo valide e basarci su queste.

Chiaramente, nel momento in cui tali fonti si dovessero dichiarare non consone o addirittura inconsistenti ed ingannevoli, si procederà ad una rimozione o correzione della suddetta; l’iter correttorio può avvenire attraverso vari procedimenti:

 

Wikipedia e le fake news

Come si può intuire,  l’enorme potenzialità di Wikipedia può lasciare spazio a vulnerabilità, perchè è tutto in mano alla libertà dei suoi utenti. In passato si è venuti a conoscenza di una fake news, risalente al 2004, ad opera di un gruppo estremista polacco. Secondo le ricostruzioni avrebbero fatto circolare notizie false relative l’Olocausto; in merito al campo di concentramento di Varsavia hanno mentito sulla presenza di camere a gas e sul numero di vittime polacche. L’obbiettivo era minimizzare l’Olocausto. Nel corso degli anni questi dati si sono insinuati nelle voci correlate, infettando tutte le informazioni veritiere, fino ad oggi.

 

Un equilibrio da mantenere

Il rapporto tra Wikipedia e le fake news deve ancora maturare: quella del campo di concentramento è la prima documentata, ma può insegnare molte cose. Innanzitutto il fatto che per poter innestare un’informazione falsa è necessario il lento scorrere del tempo, affinchè essa si sedimenti. Wikipedia è custode di una memoria enciclopedica e storica, non sarebbe neanche lecito parlare di fake news: chi è interessato a inficiare tali informazioni lo fa per attaccare la memoria delle persone, spesso per interessi politici, approfittando della loro labile conoscenza del presente. Il grande impegno che bisogna rispettare è quello di sorvegliare le informazioni, le fonti, la memoria, mantenendo l’equilibrio tra una verità divulgativa e una fake news storica.

 

 

Jacopo Senni

 

 

 

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