WikiMafia boccia i partiti: mafia in campagna elettorale

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Si parla poco di mafia

Stando a WikiMafia, in tutti i programmi di partito risulta, circa, un punto sulla lotta alle mafie. Perfetto, peccato che il tema sia ormai espatriato dall’agenda del nostro Paese. In un certo senso, vien da pensare che ai partiti non interessi granché una radicale guerra alla criminalità organizzata. Questo almeno viene fuori leggendo un report di WikiMafia. Anzi, c’è chi addirittura sostiene che sia in atto una vera e propria Restaurazione. Al netto delle teorie, vediamo di chiarificare il punto della situazione in fatto di contrasto alle mafie.

La terra dei mafiosi

C’erano una volta Osso, Mastrosso e Carcagnosso: no, non è l’inizio di una storia infantile. Si tratta invece della leggenda sulla nascita delle mafie italiane. Rispettivamente, mafia, ‘ndrangheta e camorra. Ne parla un articolo di Focus che trovate a questo link. Insomma, la criminalità organizzata ha radici molto profonde nel nostro Paese. Al di là delle caricature alla Tony Ciccione, purtroppo certi atteggiamenti fanno parte della nostra cultura. Tuttavia, la presa di coscienza del problema mafioso non è nemmeno centenaria. Infatti, prima di certi pentiti, la mafia pareva piuttosto una leggenda.

Quando la mafia era ancora solo una storiella

Qui su Ultima Voce è uscito un pezzo su “L’Ora“, il primo giornale italiano che parlò di mafia: trovate l’articolo a questo link. Sebbene oggi sembri scontato, ai tempi de “L’Ora” non lo era affatto: la mafia esiste e avvelena la società. Idem nelle procure, che spesso derubricavano episodi mafiosi a mera criminalità locale, se non addirittura a delitti passionali. Per fortuna, la conoscenza è andata ben oltre, fino a formulare un vero e proprio metodo di contrasto alle mafie. Comunque, se volete saperne di più, tempo fa ho scritto un pezzo sui film che potete guardare per conoscere meglio l’argomento: lo trovate a questo link.

La presunta Restaurazione

Giorni fa sono stato alla festa di un famoso giornale e tra i vari eventi organizzati ce n’era uno sulle stragi di mafia. A parlare era un noto ex magistrato che quest’anno si candida. Il succo del discorso erano i legami tra le mafie e la politica, soprattutto quella in fondo a destra. Si dà il caso che la probabile vittoria del centrodestra non andrà a genio all’ex magistrato in questione. Ora, teoremi a parte, ci sono in effetti diversi indizi che fanno pensare ad una presunta, sottolineo presunta, Restaurazione di stampo mafiosa.

La riforma Cartabia

La parecchio discussa riforma Cartabia ha scaldato i dibattiti sulla giustizia degli ultimi tempi. Questo non è né il luogo né il momento adatto per parlare in modo approfondito di questo argomento. Basti sapere che figure chiave come Nicola Gratteri e Roberto Scarpinato si sono scagliati contro la ministra Cartabia. Inoltre, non di minor importanza è stata la scarsa affluenza ai referendum sulla giustizia dell’estate che stiamo lasciando alle spalle. Tutto sull’incipit europeo di velocizzare i processi, fiore all’occhiello della nostra burocrazia. Ma, stando alle critiche, il compito richiesto sarebbe stato disatteso a scapito di un altro disegno. Una giustizia più debole e asservita alla politica. Ma questa è tutt’altra storia.




Conti non chiusi con un passato recente

Ho scritto fin troppo su quest’argomento e mi risparmio il ritornello. Se non sapete cos’è la trattativa Stato- mafia, v’invito a leggere un mio articolo a questo link. Proprio sulla trattativa ci son state novità, perché sono uscite le motivazioni dell’ultima sentenza: questo il documento completo, è molto lungo. Quindi sì, lo Stato trattò con la mafia. E, stando ai giudici, per legittimi motivi. Ecco spiegate quelle assoluzioni. Quasi nessun leader di partito si è pronunciato in merito: solo un calante “me ne frego” generale. Resta solo il tartufismo delle ricorrenze strappalacrime. Poi, è bene ricordare che si sta ancora celebrando il processo sul depistaggio di via D’Amelio. A ben vedere, gli argomenti di cui parlare ci sarebbero. Peccato che qui siam tutti smemorati.

Questione di prospettiva morale

Oltre alla tradizionale lista degli impresentabili, certe candidature di quest’anno hanno fatto discutere molto. A partire dal caso Lagalla, il nuovo sindaco di Palermo. Per ovvie ragioni, non è bellissimo ricevere l’approvazione di Dell’Utri, scandalizzatore morale ormai professionista. Quest’estate sono stato a Palermo e ho anche avuto modo di imbattermi nei manifesti del collettivo “Off-Line”. La contropropaganda del gruppo anonimo la dice lunga sul velo pietoso che è stato steso, in modo ignobile, sulla storia del nostro Paese. Che tutto rimuove per tirare a campare. Un po’ come la cazzata di Andreotti che venne assolto.

WikiMafia boccia i partiti

WikiMafia, la famosa libera enciclopedia sulle mafie, ha da poco pubblicato un report sull’interesse dei programmi di partito nei confronti della lotta alle mafie. A proposito, se vi dovesse servire un resoconto sui programmi di quest’anno, Ultima Voce ha pubblicato una sintesi di ognuno: questa è quella del centrodestra, mentre quest’altra è quella del centrosinistra. Torniamo a noi. WikiMafia ha decisamente bocciato i partiti di destra, mentre quelli di sinistra e il M5S se la sono cavata meglio. Il report di cui sopra è intitolato “Antimafia Papers – la mafia ignorata” ed è disponibile in formato pdf a questo link. E anche oggi la mafia la combattiamo domani.

Un problema culturale

Ahimè, la mafia non è stata affatto sconfitta nelle aule del Maxiprocesso. Nemmeno con l’arresto di Riina e via dicendo. Certo, ci sono autorità che ogni giorno lottano contro questi avvelenatori di pozzi: sarebbe ipocrita negarlo. Tuttavia, vien da pensare che la mafia sia prima di tutto un problema culturale. Come molte cose in Italia, d’altronde. Vi ricordo che in Italia si fanno processioni per i boss e si dedicano canzoni neomelodiche ai padrini defunti. Prima di chiudere il pezzo, lasciate che vi racconti una storia, una di quelle avvincenti, che proviene dalla bellissima cultura siciliana.

La leggenda dei Beati Paoli

In una libreria di Palermo ho comprato un libricino molti interessante sulla leggenda siciliana dei Beati Paoli. Per chi non la conoscesse, i Beati Paoli sarebbero stati una setta segreta che dispensava giustizia in modo clandestino. Il modus operandi era questo: si discuteva dell’imputato in questione, in una grotta nel cuore della notte; poi, nell’arco di pochi giorni, sarebbe stata eseguita la condanna da uno dei confratelli. Stando ai racconti, i Beati Paoli sarebbero nati per difendere i più deboli dalle prepotenze dei più ricchi. Tutto ciò, in una situazione politica priva di autorità e piena di ingiustizie. Vi ricorda qualcosa? Guardate un po’ questo breve servizio qui sotto.

In ogni caso, sembrerebbe che qualcuno quella sette la volesse. Sempre meglio i violenti incappucciati che l’abbandono dello Stato, suppongo. Passano gli anni ma certe cose restano uguali: dove lo Stato non arriva, bussano alla porta brutti soggetti. Voglio lasciarvi con questo estratto storico:

‘Nsumma addifinnìanu li nostri gritti, e li cosi caminavanu cu lu versu, no comu caminanu ora, ca li Biati Pauli cci vurrèanu pi daveru.

Matteo Petrillo 

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