Whitney Wolfe è una giovane imprenditrice americana che a soli 26 anni ha creato l’app di appuntamenti Bumble. Particolarità dell’applicazione è il modo in cui avvengono i match tra utenti: infatti solo le donne possono compiere il primo passo verso la persona a cui sono interessate.
La storia personale di Whitney è peculiare: ragazza prodigio, dopo aver conseguito la laurea all’università dello Utah, a ventidue anni è parte del team di cinque persone che a Los Angeles hanno fondato Tinder.
È stata lei stessa a scegliere il nome dell’applicazione che letteralmente significa combustibile, assumendo così il titolo di cofounder alla pari dei suoi colleghi uomini.
In breve tempo Tinder ha riscosso un grande successo di pubblico, tanto che si è piazzato tra i principali social network contando oltre 50 milioni di utenti ed essendo valutato 1,35 miliardi di dollari. Durante la costruzione del sito Whitney era legata sentimentalmente a uno dei soci Justin Mateen. Poco tempo dopo la relazione tra i due si conclude malamente e il rapporto amoroso, per la ragazza, si trasforma brevemente in un incubo. Inizia a subire da parte di Justin insulti e maltrattamenti, tanto da essere costretta a lasciare la società, perdendo anche il titolo di cofondatrice.
Tuttavia l’imprenditrice americana non si è data per vinta ma ha iniziato la sua battaglia legale contro la società, accusando di molestie sessuali sia Mateen sia il presidente di Tinder, Sean Rad. I capi d’accusa, oltre le molestie, sono diversi: la rimozione del titolo di cofounder perché donna e i continui attacchi da parte di Mateen che l’ha definita “troia” proprio perché fondatrice di un’app per appuntamenti.
Il caso giudiziario ha riscosso grande clamore in America e si è concluso con un accordo extragiudiziario, assegnando alla Wolfe un milione di dollari e diverse percentuali in Tinder.
Poco tempo dopo Whitney crea Bumble che riesce a rendere realtà grazie all’appoggio del miliardario russo dell’industria tech Andrey Andreev, fondatore di Badoo.
La creazione di questo nuovo social network incorona l’imprenditrice come “l’ape regina” degli incontri, appellativo che prende dal fatto che l’ape è il simbolo dell’applicazione.
La stessa Whitney ha dichiarato:
“Ho cominciato assumendo tre ragazze, quasi senza esperienza. Lo stipendio non era una priorità, ci facevamo pubblicità scrivendo con i gessi sui marciapiedi dei campus o travestendo il mio labrador da ape, il nostro simbolo”.
Di base il concept dell’applicazione è molto semplice e punta a dare un ruolo maggiore alle donne che, grazie al nuovo sistema, hanno la possibilità di agire in libertà e di evitare eventuali messaggi misogini da parte di quegli uomini che si sentono rifiutati.
Per merito del duro lavoro sia dell’imprenditrice americana – spesso definita dalla stampa “billion dollar baby” – sia del suo staff, l’app, al momento, conta trenta milioni di utenti e ha un valore di un miliardo di dollari. Ciò che è certo è che Whitney con la sua forza d’animo è stata in grado di compiere una vera e propria rivoluzione all’interno dell’ambiente della Sillicon Valley: sia perché ha scoperchiato il forte sistema maschilista vigente sia perché è stata in grado di imporsi al suo interno nonostante le terribili esperienze vissute.
Un grande esempio per tutte le donne.
Laura D’Arpa