Fino al 28 aprile Whitney Houston sarà la voce regina delle sale cinematografiche. Dagli esordi alla tragica scomparsa, dai meritati premi fino al decadimento: il tutto in un lungometraggio del regista Nick Broomfield, già autore di un documentario su Kurt Cobain. La vita di “The Voice” viene sviscerata e raccontata da tutte quelle persone che hanno condiviso con lei molti momenti importanti.
L’esistenza della popstar venne letteralmente stravolta dal matrimonio con Bobby Brown. I due si conobbero nel 1989, quando Whitney era già famosa e idolatrata. La loro unione, avvenuta nel 1992, aprì un abisso di alcool e droga. Da quel momento nulla fu come prima e nemmeno la nascita di una bambina, Bobby Kristina, riuscì a cambiare il destino della Houston. Madre e figlia legate per sempre, nella vita e nella morte. La ragazza è infatti deceduta – dopo mesi di coma indotto – il 26 luglio 2015 per un mix letale di sostanze stupefacenti. Lontani i tempi del duetto con la madre per un album natalizio, quando Bobby era solo una bimba…
I tentativi di Whitney di allontanarsi dalla droga non sono bastati a farla rinascere e il divorzio da Brown – nel 2007 – è solo uno dei tanti colpi bassi che la vita le ha inflitto. Anche il rapporto con il padre manager non era ottimo. Interessato solo al guadagno intentò una causa – per soldi e contratti non rispettati – con una donna già devastata dal dolore. John Houston è morto nel 2004, lasciando il cuore della figlia con una ferita in più.
I tragici eventi narrati nel documentario sono scanditi dalla musica pop-soul della diva americana. Nelle immagini di repertorio Whitney sorride e canta, produce note altissime senza nessuno sforzo. La natura le aveva donato qualcosa di unico e raro: talento e carisma. Ma queste doti non sono bastate a renderla una donna serena. Forse le è stato ripetuto poche volte qualcosa di indispensabile e che lei, invece, ha gridato con tanta e troppa forza: I Will Always Love You.