WhiteHat Jr insegna a programmare ai bambini dai 6 ai 14 anni e promette un accompagnamento guidato nella conoscenza di argomenti avanzati come l’ AI, il machine learning di Python e l’Augmented Reality.
Le lezioni si svolgono tre volte a settimana e includono sessioni one-to-one di potenziamento. Il programma, rigorosamente online, vuole incoraggiare i ragazzi a creare le loro prime app e videogiochi. Fondato nel 2018, WhiteHat Jr, ha portato a termine 1 milione di lezioni e conta 10 000 studenti paganti.
Quest’anno, il più famoso sito web di ed-tech indiano, Byju ha acquisito la startup unicorno per $300 milioni. WhiteHat ha visto un escalation molto forte durante la pandemia (da $12Mn a febbraio 2020 a $150Mn a luglio 2020) e ha anche saputo creare collegamenti internazionali interessanti.
Dal sito di WhiteHat Jr si può subito capire quanto l’azienda punti a collaborare internazionalmente con i grandi magnati dell‘industria tech. Parte del programma è la stravagante iniziativa di portare i migliori sviluppatori under 14 insieme ai genitori a visitare la Silicon Valley, per incontrare sviluppatori di successo.
I linguaggi di programmazione che si possono apprendere su WhiteHat Jr
WhiteHat Jr insegna a programmare ai bambini linguaggi fondamentali dell’informatica e propone livelli che scalano in base all’età. Nel programma online compaiono i seguenti grandi temi: linguaggi Script come HTML e CSS, Python, PHP per i bambini più maturi, “Scratch” un programma americano a blocchi sviluppato da MIT, “Blockly” un programma di Google per facilitare la creazione di App, Lua e Rodo per i videogiochi e ovviamente Java attraverso Minecraft.
Un’iniziativa molto americanizzata vista la promessa della gita in Silicon Valley e l’utilizzo di programmi americani per l’informatica infantile. Ma non finisce qua, il sito promette anche un tutoring ai bambini per pubblicare le app da loro create sull’App Store e su Google Play Store.
Tra i vincitori della Silicon Valley Challenge particolarmente affascinanti si trovano Ambulance Whizz, creata da un bambina di 7 anni di nome Brinda, che permette all’ambulanza di avvertire la polizia urbana del suo imminente arrivo in modo da poter creare una corsia preferenziale. Un potenziale game-changer nel traffico indiano. Un altro esempio è la Sign Langauge App che permette di comunicare con i non udenti attraverso il linguaggio dei segni americano. Sviluppata da Hirranya , anche lei una bambina di 7 anni.
In un’era in cui le economie globali sono guidate dalla tecnologia, l’India non è diversa. A causa della rapida proliferazione di Internet, i giovani indiani, soprattutto delle città più piccole, fanno molto affidamento sulle tecnologie digitali per aumentare le loro capacità personali.
Nikhil Arora, GoDaddy India
La strategia dirompente per far crescere l’educazione online
Sicuramente gli esempi sopra citati sono di ispirazione ma non è certo un caso che WhiteHat stia avendo così tanto successo. La strategia di marketing è infatti molto pesante, con voci che lamentano una continua pressione degli ad di Byju e di WhiteHat una volta provata la prima lezione. Altri hanno dovuto scrivere blog personali esprimendo dei dubbi riguardo all’etica degli insegnanti di WhiteHat, visto che i loro profili pubblici erano stati bloccati una volta pubblicati i post di accusa.
Nonostante ciò, durante la quarantena, Byju ha affermato di aver notato sul suo sito un’utenza 10 volte superiore a quanto atteso. L’ osservazione che è importante fare, visto il successo di questi siti di educazione online, riguarda soprattutto l’uso dei dati di minori che questi siti fanno. Quest’anno, infatti, Byju ha acquistato non solo WhiteHat Jr ma anche la società di AR Osmo. Per questo motivo ha dovuto acquistare un spazio esterno nel cloud di Amazon AWS.
Su AWS, ha potuto sperimentare un nuovo livello di analitica sui movimenti dell’utente, creando così un interfaccia sempre più reattiva alle preferenze del singolo. I corsi che vengono mostrati ai bambini sono perciò sempre più targettizzati con l’idea di creare un’esperienza ancora più coinvolgente per massimizzare l’apprendimento. Ma non sarà solamente un’ altra strategia di marketing?
Tuttavia non si può davvero biasimare l’approccio di WhiteHat Jr visto i risultati ottenuti nella copertura di utenza dell’area extra metropolitana indiana. Il 65% degli studenti, ha affermato il fondatore e CEO Karan Bajaj, sono al di fuori delle 15 città più grandi in India nonostante le classi non siano economiche: 48 classi del primo modulo costano 35.000 rupie, circa 400 euro.
WhiteHat Jr insegna a programmare ai bambini e migliora la capacità di problem solving
A maggio, Tim Cook, CEO di Apple, ha sostenuto che potremmo apprendere la programmazione dai primi anni di scuola fino alla fine del liceo. In questo modo, dice, al momento del diploma i ragazzi potrebbero essere già capaci di produrre apps proponibili in App Store. Il primo a crederci è WhiteHat Jr che ha fatto tesoro dell‘interface-driven design di Apple per il suo progetto di ingegneria informatica infantile.
“In giovane età, il potere di afferrare e comprendere qualsiasi argomento o attività è più forte che in una fase successiva della nostra vita. Insegnare ai bambini a programmare fornisce un modo ben strutturato per introdurli al pensiero razionale e alle capacità di risoluzione dei problemi” – Karan Bajaj
Lo sa molto bene anche Byju che è il sito di riferimento principale nell’educazione a distanza. La prospettiva di Byju appare redditizia e gli investitori hanno fatto la fila per finanziarla. In India Byju è diventato molto famoso come sostituto al tutoraggio extrascolastico per colmare le lacune nelle materie studiate a scuola.
Vista le possibilità che la grande azienda ha di investire in nuovi metodi educativi, il pensiero computazionale diventa parte dell’universo di Byju. Con il problem-solving, la logica e l’analisi a priori dei risultati, il pensiero computazionale può essere utilizzato in tantissimi campi, tra cui quello sociale o musicale o economico.
La missione di WhiteHat Jr ed ora di Byju, è creare un modello educativo interdisciplinare, dove un creativo è sempre anche un tecnologo e vice versa. Un sistema interattivo, ricco di icone colorate che animano i problemi potrebbe essere il modo migliore di unire discipline fin troppo distanti. Ma basterà imparare dei linguaggi di programmazione per evitare un futuro dominato dalla robotica?
Elisa Melodia