White veganism e lotta sociale- il veganismo bianco criticato perché difende solamente gli animali invece di lottare per il miglioramento dei diritti dei lavoratori (spesso, immigrati)
Questo è il secondo articolo sul white veganism. Leggi il primo articolo qui.
White veganism e lotta sociale: lavoratori sfruttati e sottopagati
Un’importante domanda che i “vegani bianchi” non si pongono è relativa alle condizioni lavorative di chi lavora il cibo che verrà venduto come cibo vegano.
Spesso infatti vi sono lavoratori immigrati che vengono sfruttati, sottopagati e le cui condizioni lavorative sono a dir poco precarie, sfavorevoli, estreme o pessime e il consumatore veg si limita a consumare veg per proteggere gli animali invece di lottare per proteggere anche i lavoratori che lavorano affinché loro possano avere il loro cibo veg da mangiare.
Secondo diverse persone non “bianche”, perciò, l’essere vegan dovrebbe andare oltre al “white veganism” e quindi abbracciare una lotta che oltre a favorire gli animali favorisca anche gli umani stessi, anche se non “bianchi”.
Aggiungendo che col movimento “BLM” (Black Lives Matter) le persone hanno iniziato a dare attenzione anche a persone di altre etnie e culture mondiali (ad esempio agli Afro-Americani) emigrate negli Stati Uniti, ma ci si chiede per quanto tempo ancora tutto questo durerà.
Possiamo concludere quindi con un’interessante riflessione, vista magari negativamente ma di cui ancora non si hanno dati precisi al riguardo.
Domanda elevata di prodotto a livello mondiale, scarsa disponibilità per le popolazioni locali?
Una domanda troppo elevata di generi alimentari reperibili solo in determinate zone del mondo, può portare le popolazioni locali ad avere una drastica diminuzione di disponibilità e quindi una certa scarsità dello stesso prodotto venduto massicciamente altrove?
Ad esempio Perù e Bolivia sono i maggiori esportatori mondiali di quinoa, sopperendone al 70-80% della domanda globale.
Verrebbe quindi da chiedersi se Perù e Bolivia abbiano abbastanza quinoa per sopperire anche alla loro domanda locale del prodotto in questione.
Lavoratori locali pagati equamente: più entrate e meno povertà?
Questo sarebbe sicuramente uno spunto interessante su cui riflettere, ma sicuramente un vantaggio sarebbe che le popolazioni peruviane e boliviane avrebbero più entrate e quindi meno povertà o più ricchezza grazie all’incremento globale della domanda per la quinoa, se però i lavoratori e/o i contadini locali fossero pagati in modo equo (e solidale) e non sottopagati e sfruttati.
Si torna sempre quindi a sottolineare l’importanza di una lotta per il miglioramento delle condizioni lavorative e sociali dei lavoratori e contadini immigrati e/o locali oltre alla lotta per il benessere e la non sofferenza animale, alla riduzione dell’inquinamento ambientale e al miglioramento della salute personale.
Giada Vezzosi