White veganism – cos’è il veganismo bianco e perché viene criticato dai vegani di altre etnie: moda “bianca” e privilegiata
L’idea di partenza del “movimento” o della “lotta” vegana contro il consumo massiccio di carne, latticini e uova sembra essere, di partenza, buona.
Infatti con la dieta vegana oltre a volere limitare o eliminare completamente la sofferenza e l’uccisione degli animali, si cerca anche di ridurre l’inquinamento ambientale e migliorare la salute personale.
Tuttavia ci sono comunque delle critiche, oltre a quelle mosse dagli onnivori.
Veganismo, moda “bianca”
Le critiche principali riguardano il fatto che l’essere vegani sia principalmente basato su una moda iniziata dai vegani “bianchi”.
Questo perché, quando si dice di essere vegani, specialmente negli Stati Uniti, ma anche in generale in tutto l’Occidente, ci si immagina la classica ragazza (o magari anche ragazzo) magra o in forma che indossa una tuta da yoga o ha uno stile di vita naturale e molto “New Age”, o, per così dire, spirituale e/o naturale che magari prepara ricette sfiziose usando ingredienti costosi e difficili perfino da reperire.
Ecco, questo è uno dei motivi perché si chiama “White veganism” o veganesimo bianco. Perché in un certo senso sembra che solo i “bianchi privilegiati e ricchi” possano avere questo tipo di dieta o magari avere successo sui social con i propri piatti e le proprie ricette.
ma…aspetto culturale per altre popolazioni
Eppure, specialmente in paesi e continenti come quello Africano (quindi si considerano anche gli Afro-Americani) o magari Americano (America centrale e del sud) o ancora Asiatico, l’essere vegetariani (o qualche volta anche vegani) è parte integrante della loro cultura.
Non solo perché in alcuni paesi come quelli africani o come nel paese asiatico dell’India la carne costa troppo da comprare, ma proprio anche per via della cultura stessa.
Ad esempio, relativamente all’Asia, abbiamo parlato dell’India: in India per via di Induismo, Jainismo, Buddismo oppure anche della casta sacerdotale dei Bramani, quasi l’un terzo della popolazione è vegetariano.
Si parla infatti di seguire il precetto detto Ahimsa che tradotto dall’antica lingua del Sanscrito significa “non-violenza”:
“Originalmente visto come “assenza del desiderio di uccidere”, ferire o danneggiare in alcun modo qualunque essere vivente, l’accezione moderna più comune è quella di una serie di valori positivi, quali compassione, amicizia, gentilezza, che uniformano e ispirano la convivenza civile.”
Ciò nonostante, potremmo anche ad esempio parlare di Taiwan.
A Taiwan il 10% della popolazione è vegetariana -per via della forte fede e cultura Buddista che permea l’isola intera-.
Inoltre, l’isola stessa viene chiamata “il paradiso dei vegetariani” dai turisti veg perché vi sono molti ristoranti strettamente vegetariani o vegani in ogni città dell’isola e la maggior parte degli altri ristoranti offre sia piatti onnivori sia vegetariani/vegani.
Quindi una delle critiche mosse ai vegani “bianchi” sarebbe quella per cui i vegani “bianchi” si siano appropriati di un certo tipo di dieta, facendone una “moda” propria o riscrivendone uno stereotipo razziale, ma anche di piatti etnici vegani/vegetariani tipici di altre culture magari togliendo visibilità o voce a chi aveva già quella dieta, quei piatti o quella cultura da centinaia se non anche migliaia di anni.
Veganismo, una dieta per “bianchi” privilegiati
Un’altra critica che abbiamo già menzionato prima sarebbe quella per cui la dieta vegan sia diventata una dieta per pochi privilegiati (magari “bianchi” nello specifico), specialmente dal momento dello stereotipo di cui parlavamo prima, per cui le ricette vengono sempre fatte sfiziose ma spesso richiedono ingredienti davvero molto costosi come ad esempio:
- La “finta carne”, il “finto pesce” e i “finti latticini” veg che solitamente costano tanto (ma ancora di più vengono a costare negli Stati Uniti, specialmente se sono di marche molto conosciute),
- la frutta secca è molto usata in alcuni dolci vegani “raw” o crudi,
- mentre l’avocado, sempre molto costoso, viene usato nelle insalate o nei panini specialmente,
- la quinoa invece viene usata nelle “poke bowl” o comunque nelle ciotole di cibo o nelle insalate fredde;
Ma anche molto ricercati e, a volte, difficili da reperire, come ad esempio:
- Il fumo liquido per fare la pancetta vegana e varie salse dal sapore forte,
- Il lievito alimentare, usato per fare salse vegane che sanno di formaggio o da mettere nelle poke bowl o nelle insalate,
- I vari tipi di semi, alcuni dei quali introvabili o piuttosto costosi,
- o i datteri, molto usati nei dolci veg.
Una dieta che è diventata dei privilegiati ma che, al contrario, in precedenza non lo è mai stata: basti pensare ai nostri nonni e bisnonni che non si potevano permettere la carne e che quindi mangiavano una dieta prevalentemente vegetale. Cosa che tuttavia ancora avviene in diverse culture mondiali come già sottolineato in precedenza.
Tutto ciò sarebbe volto a ricordarci che non bisogna essere benestanti, ricchi, privilegiati, bianchi, salutisti, spirituali o seguire la moda per essere vegani (o vegetariani).
Leggi il secondo articolo sul white veganism qui.
Giada Vezzosi