Ogni ragazza si è sentita dire almeno una volta che girare per strada da sola è pericoloso, ancora di più se è buio. D’altra parte ognuna ha dovuto imparare a convivere con sguardi, sorrisini, commenti e colpi di clacson non richiesti. Bisogna cimentarsi quotidianamente con una cronaca che non fa che alimentare la paura che le donne hanno della città e delle sue strade.
Secondo un’indagine ISTAT del 2018 il 36.6% delle donne evita di uscire la sera per la paura di trovarsi in situazioni di pericolo.
A partire da queste considerazioni l’anno scorso è nato Wher, un progetto ideato da Eleonora Gargiulo (CEO) e Andrea Valenzano (CTO) a Torino. Si tratta di un potente strumento di crowdsourcing, ossia di un’applicazione dove le valutazioni di ogni utente sulle strade della città entrano in un algoritmo e diventano informazioni per le donne.
Wher è un navigatore che non suggerisce il percorso più breve ma quello più sicuro secondo la Community. Ad ogni donna viene data l’opportunità di recensire le strade della propria città, basandosi su alcuni parametri come l’illuminazione e l’affollamento, nelle varie fasce orarie.
L’applicazione, disponibile su Android e IOS, si presenta come un’amica che ti consiglierebbe la strada che ti fa vivere il viaggio di ritorno in modo tranquillo e libero, evitando situazioni spiacevoli e fastidiose. Ovviamente Wher non si propone come una soluzione al problema della sicurezza cittadina per le donne ma cerca di favorire la nascita di una community. L’applicazione crea delle mappe per le donne partendo dalle valutazioni delle stesse.
“Il messaggio di Wher non è quindi “fate attenzione a dove andate” ma piuttosto un incoraggiamento a creare network e condividere alternative e consigli per muoversi in sicurezza e dove desiderano.”
Il team infatti chiarisce che questo è solo un primo passo nei confronti della situazione culturale che porta le donne a sentirsi poco sicure. Si tratta di chiedere alle donne di compiere un’azione per aiutare altre donne. Wher propone qualcosa che ha più impatto, pur esigendo lo stesso minimo sforzo, rispetto al like ad un post trovato nella home di Facebook. Recensire una strada può essere visto quasi come un gioco, ma potrebbe aiutare tante ragazze che non conoscono la città. Si tratta di un’azione tipicamente millennials, quindi social e virtuale, ma che allo stesso tempo riesce ad avere un effetto sul mondo reale.
“Sentire di poter andare dove vogliamo, letteralmente, ci aiuta a pensare di poter andare dove vogliamo sempre, in qualsiasi contesto. Se si rompono una volta gli schemi che vogliono che una donna non ce la possa fare da sola, poi si sono rotti per sempre e le persone iniziano a comportarsi di conseguenza.”
Il team di Wher durante quest’anno ha organizzato a Milano 10 urban mapping, ossia delle vere e proprie spedizioni per mappare la città. Durante questo tipo di attività le donne si incontrano, hanno l’opportunità di aprirsi raccontandosi ad altre donne.
“Da gennaio ad oggi a Milano più di mille ragazze hanno contribuito a realizzare la nostra mappa della città. Questo è un dato incoraggiante sopratutto se pensiamo che le attuali mappe più comuni disponibili nelle nostre app di navigazione, sono realizzate prevalentemente da uomini. I contributors sono uomini nel 95% dei casi, questo fa capire quanto siamo dinanzi ad un gap informativo importante. I dati provenienti da donne sono considerevolmente meno di quelli provenienti da uomini. ”
Wher sta progressivamente arrivando in tutte le città italiane. Alcune, ad esempio Roma e Napoli, per il momento non hanno un numero sufficiente di valutazioni affinché l’applicazione possa indicare un percorso sicuro e proprio per questo ognuno è invitato a recensirle. Il team prevede per il 2020 l’apertura internazionale della community a partire dalla Spagna. L’obiettivo è quello di inserire progressivamente tutte le grandi città europee, aumentando le partnership con le varie associazioni del territorio sensibili alla tematica e con le Università. In realtà sono molte anche le città più piccole che si stanno interessando al progetto.
“Nei giorni scorsi Rimini ad esempio in cui un gruppo di giovani attivisti ci ha richiesto di attivare il servizio anche da loro. A settembre valuteremo infatti le richieste provenienti dagli utenti e apriremo insieme a loro il servizio nella loro città.”