Il divario tra Nord e Sud non si misura solo per quanto riguarda gli stipendi percepiti dai cittadini (difatti, nelle regioni settentrionali le retribuzioni annue sono superiori, mentre nelle regioni meridionali le cifre sono inferiori); ma anche per quanto riguarda il Welfare.
Stando ai dati venuti fuori da un’indagine dell’Istituto Demoskopika (riguardanti il 2016), il Nord e il Sud viaggiano su binari differenti anche per quanto riguarda le iniziative e i fondi destinati alle politiche sociali.
Al primo posto per ciò che riguarda “le rette di ricovero in strutture per anziani, minori e portatori di handicap” vi sono i comuni del Friuli Venezia-Giulia, “con una spesa pro capite pari a 63,37 euro”. La medaglia d’argento va ai comuni del Lazio (con 46,83 euro pro capite), mentre la medaglia di bronzo tocca ai comuni della Lombardia (con 39,33 euro pro capite).
Agli ultimi tre posti vi sono i comuni della Campania (con 3,75 euro pro capite), quelli della Calabria (con 2,13 euro pro capite) e infine i comuni della Valle d’Aosta (con 1,34 euro pro capite).
L’analisi dell’Istituto di ricerche economiche e sociali ha preso in considerazione i fondi destinati dalle amministrazioni per le “Rette di ricovero in strutture per anziani/minori/handicap ed altri servizi connessi”, confrontandoli poi con i fondi destinati dalle stesse amministrazioni “alle organizzazioni e alle manifestazioni di fiere, eventi e convegni”. Il risultato emerso da questo confronto è tutt’altro che confortante. Come chiarito da Federica Roccisano, responsabile del dipartimento Welfare dell’Istituto Demoskopika:
«Abbiamo volutamente scelto due categorie di spesa così distanti tra loro proprio per misurare la sensibilità degli amministratori locali al momento della ripartizione delle spese nei bilanci comunali e della liquidazione dei mandati. È opportuno, infatti, sottolineare che mentre la spesa per il cosiddetto loisir, e quindi l’organizzazione di fiere ed eventi, è una spesa opportuna sì per creare sviluppo locale e attivare manifestazioni culturali ma non obbligatoria, la spesa per l’assistenza delle persone più fragili è obbligatoria ai sensi della legge nazionale 328/2000, prevedendo che i Comuni siano titolari della gestione di interventi e di servizi socio-assistenziali a favore dei cittadini.
In questo quadro, la spesa per il servizio, e quindi, il livello di compartecipazione alla retta, è vincolata alle disponibilità di bilancio degli enti e alla programmazione delle priorità scelte dalla politica al momento della composizione del bilancio. È in virtù di questo ultimo aspetto, della scelta su cosa rendere prioritario al momento della ripartizione della spesa, pertanto, che le due voci di spesa diventano comparabili tra loro e utili quali indicatori preliminari del livello di sensibilità dei decisori politici e della pubblica amministrazione in generale».
Dall’analisi condotta da Demoskopika risulta altresì che la spesa media a livello nazionale per gli eventi e le fiere è di 3 euro, con i comuni piemontesi che spendono 2,05 euro e quelli friulani che ne spendono 9,07 euro. La distanza che c’è tra i comuni per quanto concerne l’assistenza a malati, disabili e anziani risulta maggiore, in quanto la media nazionale si aggira attorno ai 24,01 euro pro capite e tra il livello massimo e quello minimo c’è un abisso di differenza. Ma la Valle d’Aosta e la Calabria non registrano solamente una spesa pro capite di gran lunga inferiore per ciò che riguarda le politiche sociali, ma in queste due regioni vengono destinati più soldi all’organizzazione di feste e manifestazioni che all’assistenza ad anziani e malati. Detto in altri termini: in Valle d’Aosta e in Calabria si spende più per le sagre, le fiere e le feste che per disabili, malati e anziani.
Va però chiarito che in Valle d’Aosta una grossa fetta dei servizi sociali viene amministrata dalla Regione, che nel 2015 ha stanziato 17 milioni di euro, se si mette tale cifra in rapporto con il numero di residenti della Valle d’Aosta si ottiene una somma pari a 133 euro pro capite. Lo stesso non si può dire del Welfare in Calabria, dove le istituzioni stanno ancora cercando di risolvere la questione riguardante l’applicazione della legge 328/2000 e il passaggio delle deleghe ai comuni per ciò che riguarda la gestione delle politiche sociali. Nel 2016 la regione Calabria ha stanziato 35 milioni di euro per servizi di assistenza alle persone con fragilità, una cifra che divisa per il numero di abitanti della stessa ammonta a 18,24 euro pro capite, cifra comunque inferiore alla media nazionale e ancor di più alle zone con maggiori criticità.
Guardando più nel dettaglio le singole province, il quadro che ne emerge è il seguente:
- a Cosenza sono stati spesi 2,03 euro per le rette e 3,04 euro pro capite per gli eventi;
- a Reggio Calabria sono stati spesi 0,16 euro per le rette e 1,78 euro pro capite per gli eventi;
- a Vibo Valentia sono stati spesi 0,61 euro per le rette e 1,24 euro pro capite per gli eventi;
- a Crotone sono stati spesi 0,80 euro per l’assistenza sociale e 2,68 pro capite per le manifestazioni culturali;
- mentre a Catanzaro sono stati spesi 6,63 euro per le rette e 2,72 euro pro capite per gli eventi.
Il capoluogo di regione è l’unico fra le cinque province a distinguersi positivamente rispetto agli altri, ma le cifre sono comunque ben lontane dalla media italiana.
Ben vengano le sagre, le feste, le fiere e tutte le manifestazioni dedicate a maiale, ‘nduja, peperoncino, castagne e altri prodotti tipici, ma bisognerebbe anche ricordarsi di quanti sono ricoverati in ospizi, case di cura e centri per disabili.
Carmen Morello