Il weekend non c’è più: necrologio di un’invenzione socioeconomica

Weekend

L'ora del weekend.

Oggi, domenica 21 gennaio 2018, è venuto a mancare all’affetto dei suoi cari l’amato weekend. Ne danno il triste annuncio: i datori di lavoro, i lavoratori, i sindacati, gli amministratori, i parenti e gli amici tutti. Le esequie avranno luogo domani presso gli uffici, le fabbiche, le industrie, i negozi, i centri commerciali e tutti gli altri posti di lavoro esistenti. I familiari pregano quanti vorranno partecipare di osservare un minuto di silenzio per questa grave perdita. Non fiori, ma ore di ferie.

“Addio al weekend”

Addio, weekend, rifugio dei lavoratori, in te speravano quanti per una settimana sgobbavano! Tu eri l’unica certezza dopo 5 giorni di duro lavoro, tu l’unico conforto per chi aveva il collo storto a furia di stare su una scrivania. Tu eri il porto sicuro per gli operai che sin dalle prime ore dell’alba entravano in fabbrica, per uscirne al tramonto. Quanto è tristo il passo di chi, cresciuto con te, ora deve abbandonarti! Alla fantasia di quello stesso che se ti lascia volontariamente, tratto dalla speranza di fare maggiore fortuna, si disabbelliscono, in questo momento, i sogni della ricchezza; egli si maraviglia d’essersi potuto risolvere, e tornerebbe indietro, se non sapesse che purtroppo tu lo hai lasciato. Addio, caro vecchio weekend, ti ricorderemo con immenso affetto e tanta nostalgia. Pregheremo per te, affinché tu possa riposare in pace.




Il weekend non esiste più

Da quando è nato, il weekend è stata un’invenzione davvero sconvolgente per i lavoratori di ogni settore. Si lavora per 5 giorni e nel fine settimana ci si può riposare, dedicandosi alla famiglia, ai propri passatempi o a qualche breve escursione o gita. Ma, da quando la globalizzazione ha unito e uniformato i mercati del mondo al modello americano, sembra che il fine settimana non esista più. In primis, lo si nota dalla massiccia presenza di persone nei centri commerciali. Queste persone costituiscono dei potenziali acquirenti, ma ciò implica anche che ci sia chi vende loro la merce. Difatti, vi sono dei venditori o dei commessi che lavorano anche nel weekend, arrivando a fare ciò anche nei giorni di festa come Natale e Capodanno. E, se si azzardassero a protestare, verrebbero mandati via o trasferiti altrove. La parola d’obbligo è vendere, l’imperativo è guadagnare.

Lavorare H24

Escludiamo i settori in cui è doveroso per ragioni di necessità e bisogno lavorare 24 ore non-stop (come le forze dell’ordine, la sicurezza, gli ospedali, i trasporti e i luoghi di svago quali musei e cinema), sembra che tutti siano sempre freneticamente impegnati. Oltre alla grande distrazione costituita dai succitati centri commerciali, oggi i turni lavorativi non sono più quelli di una volta. Chi lavora nei call center non conosce giorno o notte, nè domenica o lunedì. Se l’assistenza garantita agli utenti deve coprire tutte le 24 ore, allora bisogna che tutte le 24 ore siano coperte da un addetto. Inutile stare a discutere, i contratti sono molto precisi. Non solo, grazie alla tecnologia, oggi è sempre più diffuso il telelavoro, il lavoro a distanza rispetto all sede o all’ufficio. Questo è sicuramente positivo per la flessibilità negli orari, ma tale flessibilità si può ritorcere contro il lavoratore che si ritrova a lavorare in giornate ed orari non canonici.




Una vita sprecata

Lavoro, lavoro e ancora lavoro: un tempo era necessario per sopravvivere e vivere, ora è diventato un privilegio per pochi. Da una parte, le mamme che sono costrette a lasciare il proprio posto, perché non riescono a coprire i costi del nido e della babysitter. Dall’altra chi non riesce proprio a trovare un lavoro. E allora che importanza ha se non ci si riposa nel weekend? Tanto vale lavorare sempre e comunque, in modo da accumulare soldi che verranno spesi in cose inutili, ma che ci faranno sentire un po’ meglio con noi stessi. 

Carmen Morello

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