Andrea Umbrello
Direttore Editoriale di Ultima Voce
L’intensificarsi della guerra a Gaza ha messo in luce un aspetto spesso ignorato: la complicità delle grandi multinazionali che, attraverso i loro legami economici e commerciali, alimentano il conflitto. Il Watermelon Index, lanciato da Progressive International, è un potente strumento di denuncia che raccoglie le informazioni su oltre 400 aziende coinvolte, direttamente o indirettamente, nel massacro dei palestinesi. Uniti dal desiderio di fermare il genocidio, i lavoratori di tutto il mondo hanno iniziato a mobilitarsi contro queste potenze economiche, organizzando boicottaggi e disinvestimenti per minare l’infrastruttura che supporta la macchina da guerra di Israele.
Il Watermelon Index è una nuova iniziativa lanciata da Progressive International, un collettivo internazionale di sindacati e organizzazioni che si oppongono all’occupazione israeliana della Palestina. Questo database, che raccoglie oltre 400 aziende ritenute complici nella guerra di Israele contro Gaza, ha l’obiettivo di sfidare le multinazionali che supportano il conflitto attraverso finanziamenti, forniture militari, diplomazia, e azioni commerciali. È un passo fondamentale verso la creazione di una resistenza globale guidata dai lavoratori contro le atrocità commesse a Gaza e il genocidio dei palestinesi.
Le multinazionali complici della guerra
Tra le principali aziende elencate nel Watermelon Index ci sono alcune delle più grandi multinazionali a livello globale, con Barclays, Amazon, Maersk, Microsoft e Airbnb in prima linea. Queste aziende, operanti in settori strategici come finanza, logistica, tecnologia ed energia, non sono semplicemente ignare delle azioni di Israele, ma hanno attivamente partecipato al suo sostegno, in modo particolare sostenendo politiche internazionali che legittimano l’occupazione e la violenza contro la popolazione palestinese.
Ad esempio, Barclays è stata criticata per il suo finanziamento a Elbit Systems, una delle più grandi compagnie di armamenti israeliane, che produce tecnologie militari utilizzate contro i palestinesi. Maersk, il gigante della logistica, è stato coinvolto nel trasporto di equipaggiamenti militari destinati a Israele, e Amazon è stata accusata di fornire supporto logistico a Israele attraverso i suoi server e piattaforme online, contribuendo indirettamente alla guerra.
L’impatto delle multinazionali nella guerra
Le aziende complici del massacro di Gaza non si limitano a trarre profitto dal conflitto: esse giocano un ruolo attivo nel finanziamento e nel sostegno delle operazioni militari israeliane. Le complicità economiche e politiche di queste multinazionali vanno ben oltre la semplice produzione di beni o servizi. Il loro impegno in accordi commerciali con Israele, la partecipazione alla creazione di armamenti e la protezione diplomatica offerte dai governi occidentali, inclusi Stati Uniti e Regno Unito, contribuiscono al perpetuarsi del conflitto e al genocidio palestinese.
L’analisi di Progressive International dimostra come queste multinazionali abbiano fornito supporto militare, finanziario e culturale al governo israeliano. Queste aziende non sono semplici spettatori della guerra, ma attori consapevoli che, con le loro ingerenze, ne alimentano il fuoco. Sono i fabbri che forgiano le catene della violenza, i mercanti che trafficano morte, gli ingegneri che progettano gli strumenti dell’oppressione.
Le azioni dei lavoratori contro le multinazionali complici
Di fronte a questo dramma, le voci dei lavoratori si sono unite in un coro potente, chiedendo un cambiamento radicale. Il Watermelon Index oltre che una denuncia delle multinazionali complici, è uno strumento per organizzare una resistenza globale che sfidi direttamente i loro legami con Israele. L’obiettivo è quello di fornire ai lavoratori gli strumenti necessari per opporsi al coinvolgimento delle loro aziende nel conflitto e per costruire campagne di boicottaggio e disinvestimento.
Le azioni dei lavoratori contro queste multinazionali sono diventate sempre più significative. A partire dal rifiuto dei portuali marocchini di caricare navi Maersk contenenti attrezzature militari, passando per le proteste di sindacati in Spagna, Italia e India contro i carichi diretti a Israele, fino alle manifestazioni internazionali contro il gigante giapponese Itochu, che ha interrotto le sue operazioni con Elbit Systems. Come formiche che erodono un tronco, questi lavoratori stanno minando le fondamenta di un sistema economico corrotto. Con la loro tenacia e la loro determinazione, stanno dimostrando che anche i giganti possono cadere.
La resistenza organizzata: un’arma per fermare la complicità
Il Watermelon Index è un punto di riferimento per tutti coloro che vogliono lottare contro la complicità delle multinazionali. Esso raccoglie informazioni sulle aziende che partecipano attivamente al conflitto e fornisce risorse per organizzare campagne contro di esse. In questo modo, i lavoratori possono unire le forze per fermare il flusso di soldi e forniture militari che alimentano la guerra. Le campagne sindacali e i boicottaggi sono visti come strategie fondamentali per fare pressione su queste multinazionali.
Secondo James Schneider, direttore delle comunicazioni di Progressive International, “La classe politico-mediatica dell’Occidente non sfiderà il genocidio che arma e sostiene. Dobbiamo agire noi stessi, ovunque ci troviamo, per affrontare i gravi crimini contro i palestinesi“. È un invito all’azione che sottolinea l’urgenza di fermare il flusso di complicità internazionale, che permette a Israele di continuare le sue operazioni di genocidio.
L’importanza della solidarietà internazionale
Il Watermelon Index non è solo un elenco di aziende, ma un appello alla solidarietà internazionale. I lavoratori che agiscono contro queste multinazionali non solo si oppongono a un sistema di sfruttamento economico, ma difendono anche i diritti umani dei palestinesi, contrastando le politiche imperialiste che le aziende supportano. La solidarietà tra i lavoratori a livello globale è cruciale per costruire una rete di resistenza che possa efficacemente sfidare il potere delle multinazionali e fermare il genocidio in corso.
Il Watermelon Index offre uno strumento potente per denunciare e combattere la complicità delle multinazionali nel massacro di Gaza. Attraverso la connessione tra lavoratori di diverse nazioni, la resistenza si trasforma in un movimento globale che mira a fermare il finanziamento della guerra e a denunciare l’operato delle multinazionali complici. È giunto il momento di far pagare alle aziende che supportano l’occupazione e il genocidio le gravi conseguenze delle loro azioni.