Sono passati 45 anni esatti dallo scandalo Watergate e gli uomini dimostrano di non voler imparare dalla storia. E così il concetto del Vico, quello dei corsi e ricorsi storici, sembra ancora una volta riconfermato dal Russiagate.
Watergate: cosa accadde
Washington, ore 2.30 del 17 giugno 1972. Una guardia di sicurezza chiama la polizia perché ha visto strane luci in un appartamento del Watergate Hotel. Il Comitato Nazionale del Partito Democratico ha sede in alcuni di quegli uffici. I poliziotti arrivano e bloccano cinque persone. Tre esiliati cubani, un cittadino americano di origini cubane e James McCord , ex agente della Cia e coordinatore per la sicurezza del Comitato per la Rielezione del presidente degli Stati Uniti Richard Nixon.
I cinque hanno macchine fotografiche, attrezzi da scasso e penne che sparano gas lacrimogeno. Il fatto finisce nella cronaca locale. Ma i due giornalisti del Washington Post, Bob Woodward e Carl Bernstein, fiutano qualcosa e vogliono vederci chiaro. Secondo loro dietro il tentato furto si nasconde un’azione di spionaggio e sabotaggio politico. I due avviano un’inchiesta scrupolosa. Vogliono arrivare al nome dei mandanti. Sfruttano le notizie di un informatore ben addentrato nell’ambiente politico della capitale, che passerà alla storia come “Gola profonda“. E scoprono il legame tra gli scassinatori e il comitato per la rielezione di Nixon.
Qualche settimana dopo viene registrata una conversazione tra Nixon e Haldeman, il capo del suo staff alla Casa Bianca. Discutono della possibilità di depistare le indagini e ostacolare quindi il procedimento giudiziario. L’inchiesta giornalistica e l’indagine della Commissione Senatoriale creata apposta svelano altre azioni criminose simili a quella del Watergate. Sono tutte attribuibili all’entourage presidenziale.
Nixon vince le elezioni, ma il clima è rovente. Oltre alla guerra del Vietnam, si aggiungono le polemiche per il Watergate. In seguito all’inchiesta e alle ammissioni di colpa di alcuni tra i collaboratori più stretti di Nixon, l’opinione pubblica scoprirà l’esistenza di una linea politica parallela e segreta dei repubblicani, pronta a commettere atti illegali. Il processo del 1974 decreta la condanna per depistaggio di molti membri dello staff per la campagna elettorale di Nixon.
La posizione del presidente comincia a vacillare. L’opinione pubblica è scossa. Parte la procedura di impeachment. E Nixon viene accusato di abuso di potere, di aver ostacolo il Congresso e le indagini sul Watergate. A Richard Nixon non resta che dimettersi. Lo farà in diretta Tv nell’agosto del 1974, prima che le accuse vengano formulate. Lo scandalo marchierà per anni il partito repubblicano, minando la fiducia dei cittadini americani nei confronti della politica e dei servizi di sicurezza nazionale.
Dal Watergate al Russiagate
Da allora sono passati esattamente 45 anni. E visto quello accade negli Usa in questi giorni, sembra davvero impossibile non riprendere il concetto dei corsi e ricorsi storici di Gambattista Vico. Donald Trump avrebbe cercato di nascondere le interferenze russe sul voto americano. E pertanto sarebbe indagato per ostruzione alla giustizia dal procuratore speciale Robert Mueller, che coordina l’inchiesta sul Russiagate. Indiscrezione pubblicata nemmeno a farlo a posta dal Washington Post, citando fonti anonime.
All’epoca Nixon, forse ignaro dell’operazione di spionaggio, volle nascondere il Watergate, arrivando a licenziare il procuratore che indagava sulla faccenda. Trump ha licenziato in tronco il direttore dell’Fbi, James Comey. La settimana scorsa l’investigatore si è presentato davanti alla Commissione Intelligence del Senato, per raccontare di pressioni subite dal presidente, mentre esaminava il dossier russo. Negli Usa la stampa si è scatenata nel trovare differenze e similitudini con il caso Watergate. La storia, come al solito, sembra ripetersi.
Michele Lamonaca