Walter Casagrande su Alves e Robinho: “Si credono sopra la legge”

Walter Casagrande

Le dichiarazioni di Walter Casagrande su Alves e Robinho sono taglienti: arroganti e ricchi, credono di essere «al di sopra del bene e del male»

Chi è Walter Casagrande

Walter Casagrande è un ex calciatore brasiliano, che ha giocato in nazionale nell’annata 1985-1986, attualmente è commentatore sportivo. È una figura molto rispettata in Brasile per i suoi commenti schietti e onesti, che, appunto, non si fanno influenzare né dai media né dal sistema-calcio.

In un’intervista rilasciata l’8 febbraio ad AS (Diario AS) – quotidiano sportivo spagnolo – Casagrande si è espresso riguardo la situazione giudiziaria di due noti calciatori. I diretti interessati sono Daniel Alves da Silva (Dani Alves) e Robson de Souza Santos (Robinho), entrambi accusati (e uno condannato) per violenza sessuale.

Prima di leggere le dichiarazioni del commentatore sportivo, è bene ripercorrere le due vicende, che hanno avuto svolte importanti proprio negli ultimi giorni.

La condanna pendente su Dani Alves

Con un palmares invidiabile, Alves è stato il difensore della nazionale di calcio brasiliana fino al 2006, ma attualmente è senza squadra, ufficialmente “svincolato”. La squadra che l’aveva ingaggiato all’inizio della scorsa stagione sportiva, davanti alla sua situazione giudiziaria sempre più compromessa, ha deciso di rescindere il contratto.

Il 2 gennai di quest’anno una donna di 23 anni si è recata presso una stazione di polizia di Barcellona per denunciare per violenza sessuale il calciatore. Secondo quanto dichiarato dalla donna, nella notte tra il 30 e il 31 dicembre 2022, Alves si è avvicinato a lei durante una serata in discoteca. Agli inquirenti ha descritto l’atteggiamento dell’uomo come «insistente e fastidioso»: dopo un primo approccio, ha condotto la donna nel bagno del locale, dove si è consumata la violenza. La donna, che credeva di venire accompagnata in un’altra stanza del locale, non è riuscita ad opporsi ad Alves. La sua testimonianza è inoltre stata confermata da tracce genetiche del calciatore trovate sui vestiti della vittima e nel bagno del locale.

Il 20 gennaio 2023 è quindi avvenuto l’arresto del calciatore, che ha tentato varie volte di difendersi, cambiando spesso la sua versione dei fatti. Qualche giorno fa, dal carcere, ha rilasciato quella che è la sua quarta versione: Alves ammette il rapporto, ma sostiene che la donna era consenziente. Quest’ennesima dichiarazione non lo aiuta: oltre a risultare contraddittorio, bisogna considerare che la legge spagnola si è particolarmente impegnata nel condannare per reati di stupro.

Lo scorso luglio è infatti stato approvato un disegno di legge che ha eliminato la distinzione tra “abuso” e “aggressione”. È quindi necessario che il consenso al rapporto sia libero, volontario ed espresso chiaramente.

Dani Alves, allo stato attuale, rischia una condanna a 12 anni di carcere.

La condanna definitiva di Robinho

Un altro caso simile riguarda un collega di Alves, il calciatore brasiliano Robinho, che non dovrà però attendere molto per l’esito del suo processo. I fatti che lo vedono colpevole risalgono al 22 gennaio 2013, quando è stato accusato da una donna di 23 anni di violenza sessuale. La violenza si è consumata in Italia, nel guardaroba di un locale milanese, dato che in quella stagione Robinho aveva un contratto con l’AC Milan.

In questo caso, accanto a Robinho, furono imputati altri 5 uomini suoi amici, che presero parte alla violenza. Solo il calciatore e un altro amico sono finiti davanti ad un giudice, e Robinho è stato condannato a 9 anni di reclusione. Come per Alves, prima della condanna definitiva, la società per cui giocava nel 2017, il Santos, ha rescisso il contratto. Questo perché la condanna è stata confermata solo 4 anni dopo i fatti, mentre il calciatore non indossava più i colori del club italiano.

Nonostante la sentenza definitiva, Robinho non sta scontando la sua pena, ma si trova in Brasile in piena libertà. Dopo la denuncia della donna, infatti, ha lasciato l’Italia e si gode la vita sfruttando una peculiarità della legge brasiliana. La legge del Paese tutela a tal punto i suoi cittadini da non consentire né l’estradizione né processi in contumacia.

Le parole del commentatore

Davanti a questi due casi sostanzialmente identici, Diario AS ha chiesto a Walter Casagrande un commento. Secondo Casagrande, la situazione di Alves è molto critica: nonostante la condanna definitiva non sia stata ancora pronunciata, la situazione del calciatore appare irreversibile. Tutte le testimonianze e le prove indicano la sua effettiva colpevolezza. Per Robihno spende invece parole più dure, concentrandosi poi sull’impossibilità della sua estradizione:

Il caso Robinho è un vero scandalo . Peccato perché si tratta di uno stupratore condannato a 9 anni di carcere in Italia per stupro e, secondo la giustizia, con particolare disprezzo per la vittima e cammina per le spiagge come se niente fosse perché la sua estradizione non è stata consentita

C’è un particolare che colpisce in queste dichiarazioni, vista la narrazione di violenze sessuali a cui siamo abituati, che rovesciano sempre una parte di responsabilità sulla vittima. Walter Casagrande, infatti, mette l’accento su come le vittime hanno vissuto questa esperienza traumatica. Si preoccupa della salute (tanto fisica quanto mentale) delle donne, necessariamente turbate da questa vicenda. Condanna il disprezzo che Robinho ha dimostrato nei confronti della donna aggredita – che si è premurato di stordire con molto alcool prima di “agire”.

In Brasile, riporta Casagrande, l’opinione pubblica è disgustata da queste due vicende, mettendo al centro quello che è secondo lui, il termine comune delle vicende.

Qui in Brasile la gente è inorridita da questa situazione e stiamo discutendo dell’arroganza di alcuni giocatori brasiliani che pensano di poter fare qualsiasi cosa e di essere al di sopra del bene e del male.

 Il punto è quindi la considerazione che i calciatori hanno di sé. Ricchi e famosi, pensano di essere al di sopra della legge, di poter disporre del corpo femminile in modo violento e senza conseguenze.

Alice Migliavacca

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