Forse ci sarebbe da scrivere “il” muro: poiché iconico, famigerato, è quello che spacca in due Gerusalemme. I “rinchiusi” sono soprattutto i palestinesi, confinati nei settori assegnati loro dopo che lo stato di Israele li ha espulsi dai loro stessi territori. Un’esperienza tragica, una storia di conflitti che paiono interminabili, e che ora è possibile toccare con mano, e vivere in prima persona per chiunque.
Benvenuti al Walled Off Hotel di Banksy.
Di vacanze alternative ne avevamo già parlato; il Walled Off Hotel però le unisce tutte: l’arte, l’esperienza in una zona di guerra, la memoria storica e il contatto con la gente locale. Presentato al pubblico esattamente tre anni fa – nel marzo 2017 – come l’hotel dotato del “peggior panorama del mondo”, avrebbe dovuto rimanere aperto solamente un anno. Alla fine però, il successo è stato tale che Banksy – quel Banksy, il celeberrimo artista che nessuno conosce al mondo – ha deciso di mantenerlo aperto. E non solo perchè i turisti continuavano a prenotare, ma soprattutto perchè l’apertura di questo posto ha portato luce sul, nonché per, il popolo palestinese.
(Tour di qualche minuto all’interno del Walled Off Hotel)
L’albergo, con le sue dieci stanze vista muro, si trova a Betlemme, 20 minuti di distanza dalla Gerusalemme dilaniata dalla guerra. Tutt’intorno carri armati, campi profughi dove vivono i palestinesi sfollati, e soldati armati – soldati veri, col mirino nascosto dietro vetri oscurati – che fanno la guardia al confine. Eppure il Walled Off Hotel è una richiestissima meta di turismo, una località d’arte, che ospita non solo le opere di Banksy – pezzi d’arredamento in mezzo ai quali i visitatori possono trascorrere il proprio soggiorno – ma anche di altri artisti fra cui Sami Musa e Dominique Petrin.
All’interno dell’albergo infatti, si trovano anche un museo e una galleria d’arte aperti al pubblico, (non solo a chi riesce a prenotare una stanza): il primo si impone come celebrazione tragicomica e pacchiana del governo britannico, che in tutta questa storia ha il suo sporco ruolo, e che Banksy non manca di ricordare; la seconda invece, ospita a rotazione collezioni temporanee per dare visibilità a vari artisti, con cui tra l’altro ha collaborato la città di Torino, in occasione di Paratissima 2019.
Quell’atmosfera soffocante che caratterizza la vita dei palestinesi, è riprodotta per i visitatori del Walled Off Hotel non soltanto dal muro di cinta che circonda l’edificio, ma anche all’interno, dalle telecamere di sorveglianza affisse in ogni angolo. Nel frattempo, al piano bar, in un delizioso salotto all’inglese, si servono tè e pasticcini in raffinate porcellane, con accanto un ritratto di Gesù: fisso sulla sua fronte c’è il mirino laser di un cecchino, e sulla testa rimangono puntate le telecamere di sorveglianza.
Poco più in là, un pupazzo fantoccio di lord Balfour – il ministro britannico che nel 1917 firmò l’omonima dichiarazione – prende vita a comando, e con uno scatto firma furiosamente quel pezzo di carta con cui i palestinesi furono privati della loro stessa terra.
Il Walled Off Hotel rappresenta un’eccezione nel modus operandi di Banksy, che di solito vende all’asta le sue opere per farne beneficenza, o al contrario le distrugge in gesto simbolico. Cosa ha portato l’irriverente e disobbediente artista a cambiare idea rispetto al progetto iniziale?
L’albergo ha certamente creato posti di lavoro, per quei palestinesi “fortunati” arruolati (a loro insaputa, dato che solo una volta assunti hanno scoperto per chi avrebbero lavorato) nello staff; ha attirato inoltre frotte di turisti in una zona di guerra, una terra di nessuno in cui altrimenti mai avrebbero messo piede, con intrascurabili benefici per la popolazione circostante, fra botteghe artigianali, guide turistiche, tassisti, ma anche quegli altri piccoli hotel in cui soggiornano coloro che non dormono al Walled Off Hotel, eppure desiderano visitarlo.
Il Walled Off Hotel perciò è rimasto lì, risoluto e immobile nel paesaggio desolato, in quanto soprattutto simbolo di resistenza: quella stessa resistenza e fiera determinazione che il popolo palestinese – attraverso l’arte, che con Banksy condivide come strumento di ribellione – da anni mostra nella lotta, attraverso la poesia, la pittura, la musica, la canzone. Probabilmente Banksy è consapevole che se improvvisamente smantellasse il suo hotel – grazie al quale i soldati israeliani si sono trovati costretti ad arretrare sul territorio (infastiditi dalla presenza ormai costante dei turisti, con le loro macchine fotografiche) – il controllo di quell’area iconicamente restituita ai palestinesi, tornerebbe nelle mani dell’esercito. E quest’ipotetico scenario, ricorderebbe in maniera triste e agghiacciante la modalità con cui il popolo palestinese, decine di anni fa, fu espulso per fare posto agli insediamenti israeliani.
Il Walled Off Hotel quindi resiste: come contributo economico e politico per i palestinesi, e come schiaffo agli estremisti d’Israele, anche loro vinti dalla bellezza di questo posto. Sì, perché non sono solo gli stranieri, o i palestinesi a visitarlo: benché l’hotel si trovi nel settore C – la parte di Cisgiordania sotto il pieno controllo d’Israele – lo Stato non può impedire ai suoi cittadini di recarvisi. Quindi anche gli israeliani vanno a visitarlo, e in questo modo si ritrovano anche loro a rivivere l’esperienza degli oppressi. È l’arte che vince sulla guerra e sulla separazione.C’è comunque chi critica questo genere di “turismo di guerra”, che “approfitterebbe della miseria dei palestinesi”. Un tragico spettacolo dato in pasto agli accorati visitatori? Wisam Salsaa – direttore dell’hotel sin dalla nascita del progetto nel 2014 (l’enigmatico personaggio intervistato nel video) – non è affatto d’accordo: in svariate occasioni, come durante le celebrazioni del centenario della Dichiarazione di Balfour nel 2017, Banksy, ma soprattutto il suo hotel, “…ha attirato l’attenzione dei mezzi d’informazione su una storia di cui altrimenti non avrebbero parlato, perchè non c’erano violenza né spargimenti di sangue”. In quell’occasione in particolare, i bambini palestinesi sono stati chiamati dai campi profughi dei dintorni, per prendere parte alla messa in scena dell’artista: quasi nulla si sa di Banksy, ma forse fra quel poco che non è mistero, c’è il suo sincero appoggio alla causa palestinese.
Ci fa ascoltare dal mondo, senza bisogno di ulteriori vittime palestinesi o israeliane.
140 mila visitatori in meno di due anni, il Walled Off Hotel si afferma come modello di resistenza: è riuscito a riconvertire una zona di conflitto e disperazione, in un luogo d’arte, d’informazione, di turismo e di cultura. E vista l’affluenza da parte anche degli israeliani, di straordinaria apertura.
Alice Tarditi