Deadmau5 all’ottavo disco
Deadmau5, luglio 2015:
“Sinceramente è dallo scorso novembre che non scrivo nuova musica – mi sono preso una pausa durante la costruzione del nuovo studio. Quando questo sarà finito, in autunno, il progetto è di chiudermi dentro per tutto l’inverno e di uscirne a gennaio con un album finito”
L’aveva promesso e l’ha fatto, sorprendendo come sempre, innovando, ma mantenendo le sue linee caratteristiche e riconoscibilissime all’interno.
Così il disc jockey e produttore canadese Joel Zimmerman, conosciuto al grande pubblico sotto lo pseudonimo di Deadmau5, torna con ‘W:/2016ALBUM/’.
Uscito il 2 dicembre 2016, W:/2016ALBUM/ è l’ottavo album di Joel, prodotto dalla sua etichetta discografica Mau5trap Recordings, con un titolo suggerito dai fan su Twitcht, piattaforma di live streaming video.
Background
Deadmau5 prima di affermarsi come dj e producer è un programmatore informatico.
Il suo stesso pseudonimo deriva dalla sua esperienza da informatico e il ritrovamento di un topo morto nel suo computer nel 2005, mentre tentava di riprogrammare una scheda madre.
Debutta con Project 56 e la combinazione di bravura e sperimentazione lo portano presto ad essere uno degli artisti più apprezzati.
Crea nel 2007 poi una sua etichetta discografica, la Mau5trap Recordings per l’appunto, una “trappola per topi” che ha tutte le sembianze di una factory alternativa.
W:/2016ALBUM/
Deadmau5 aveva annunciato l’intenzione di voler realizzare un nuovo disco già nel 2015, ma è durante un’intervista con Pete Tong su BBC Radio 1 il 7 novembre 2016 che ufficializzata la cosa.
Parla di un richiamo fantascientifico agli anni 80, cosa che si percepisce in pezzi come Cat Thruster e l’uso della tastiera, ma non solo.
Ogni pezzo, prima di arrivare al clou, ha un incipit in cui vi sono dei richiami a dei sintetizzatori anni 80 che non fanno altro che, in un trip ai confini della realtà, preparare il lancio di una navicella spaziale.
È questo uno degli elementi caratteristici di Deadmau5, unico a usare alcuni sintetizzatori in un determinato modo, diversamente da quel corpo di dj e producer che se ne servono talvolta a pezzo già inoltrato.
Da qui la difficoltà sempre esistita per inquadrare Joel, percepita in ogni singolo pezzo, da Imaginary Friends, dove inizia con una base House Progressive, se non Trance, per poi diventare assolutamente Electro House, e poi in circolo, tra corsi e ricorsi, ancora Trance.
Poi abbiamo No problem, che abbina un minuto di Chillout a un attualissimo Dubstep.
E la grandezza di uno dei dj indiscussi dei nostri tempi la si palesa nella combinazione musicale, frutto di un’invenzione artistica dietro al quale alla capacità di produrre si abbina uno studio continuo che a un solo genere, preferisce l’affiancamento di più come si trattasse di un corpo unico.
Il risultato è una prosa poetica musicale, un’opera di fantascienza per appassionati ma anche soli amanti della buona musica.
Tra house progressive, trance, techno, chillout, minimal, electro house, miscuglio che in quest’album è più che mai evidente, ne deriva un altro capolavoro che merita di essere ascoltato.
Di Ilaria Piromalli