Vuoti a perdere, la paura di esistere

“Il terremoto d’Abruzzo è la metafora dello sconquasso italiano. Dobbiamo ricostruire sulle macerie per riprenderci il futuro, raccogliendo ogni frammento di bontà e di bellezza, perché nulla vada perduto”.

NULLA ANDRA’ PERDUTO, Il mio grido di speranza per l’Italia, Giovanni D’Ercole

6 aprile 2009, ore 3.32 a. m., la terra trema, magnitudo 6: l’epicentro è L’Aquila e la paura dilaga ovunque. Sarebbe l’inizio perfetto di una storia terribile, uno di quei libri da cui ti lasci coinvolgere immediatamente, in cui ti tuffi sin dal primo rigo, travolgenti nella loro grande carica emotiva, se non fosse che non si tratta di un racconto, ma della cronaca dell’inizio di una notte senza fine, tragica, dell’inizio di un disastro, i quali eventi successivi dettero il via ad una serie di azioni, di polemiche, di processi, i quali produssero un risultato che metteva in luce, senza se e senza ma, quanto la tragedia e la paura producesse miseria morale. L’orribile esodo di una vicenda che aveva già lasciato il segno con le sue 309 vittime, con i suoi circa 1600 feriti e 65000 sfollati.

25 agosto 2016, ore 3.36 a.m.

El_sueño_de_la_razón_produce_monstruos-min
“Il sonno della ragione genera mostri”

Secondo Galimberti, l’incubo è una “reazione di spavento durante il sonno solitamente provocata da un sogno terrificante. Nella demonologia medioevale, l’incubo è un demone maschile, di aspetto mostruoso, che seduce le donne durante il sonno. Gli corrisponde succuba, demone femminile responsabile delle polluzioni notturne degli uomini […] il termine ha assunto il significato di sogno spaventoso, angosciante, che si conclude con un risveglio improvviso quanto liberatorio.

La differenza tra il risveglio dal sogno e il risveglio di chi era presente 7 anni fa come oggi in quei territori disgraziati e irrimediabilmente colpiti, sta nel fatto di non trovarsi di fronte ad alcuna liberazione, ma all’inizio di un incubo reale, concreto, di fronte al quale nulla è possibile percepire se non la paura, quell’orrenda sensazione di vuoto misto ad agitazione, con un battito cardiaco che dal petto senti dilungarsi verso ogni parte del corpo, fino a travolgerti nella sua totalità. Tutto è una pulsazione, tutto è un tonfo e la cosa peggiore è che per quanto tu voglia reagire sei lì, inerme, incapace di fare altro se non pensare che non è possibile stia succedendo nuovamente.

Senti la terra tremare, di nuovo. Guardi l’orologio e, bando alla stagione bella, la stagione della spensieratezza, dicono, l’unica cosa che riesci a notare è che la lancetta segna lo stesso orario di qualche

Fonte: http://www.meteoweb.eu/2016/08/nuova-forte-scossa-di-terremoto-avvertita-ad-amatrice-centralini-dei-vigili-del-fuoco-in-tilt/732758/

anno fa. Lo fissi quell’orologio sul comodino, lo fissi con un volto cadaverico, la gola secca e il terrore scritto in faccia. E per un millesimo di secondo speri che tutto intorno a te non sia reale, perché la paura è anche questo. Pensi “svegliati!”, ma quello non è un sogno. È il déjà vu più brutto tu abbia mai avuto, del momento in cui hai visto la fine e hai sperato in un miracolo, hai sperato finisca tutto, subito, hai sperato bastasse chiudere gli occhi e dire “va tutto bene”.

Perché vedete, le storie peggiori sono quelle che si ripetono, quelle per cui credi di essere preparato, maturo, che pensi di affrontare al meglio delle tue possibilità, ma la paura è un’emozione ingannevole, pronta a coglierti quando meno te l’aspetti, a sorprenderti talvolta, nella sua natura tanto umana quanto bestiale.

Chiunque crede di essere pronto ad affrontare la fine, ma nessuno, in fondo, lo è mai davvero.

Ma in fondo quella cecità tutta umana palesata nell’incapacità di vedere il tramonto come la fine di una giornata, bensì quale spettacolo d’introduzione all’alba, è forse il nostro pregio più grande. Perché la tragedia è una parte quasi inalienabile della vita, Shakespeare, il profeta della tragicommedia umana, nel suo celebre Romeo e Giulietta scriveva che le gioie violente hanno violenta fine, e muoiono nel loro trionfo, come il fuoco e la polvere da sparo, che si distruggono al primo bacio.

Mettiamo da parte la paura, nulla è perduto finché dalle macerie si potrà trovare nuova forza per ricostruire.

 

Di Ilaria Piromalli

Exit mobile version