La notizia diffusa dal JPL e dalla NASA della riaccensione di un set di propulsori della Voyager 1 che erano inutilizzati da 37 anni, riempe di meraviglia per la longevità di queste macchine straordinarie, dal punto di vista scientifico significa che la vita operativa della sonda potrà essere allungata di 2 o 3 anni, chissà se ne verrà qualche importante scoperta a proposito dello spazio interstellare in cui la Voyager 1 è immersa da agosto 2012.
Per saperne di più sulle missioni Voyager (Voyager 1 e 2 sono sonde gemelle lanciate nel 1977) potete consultare il sito della NASA, anche se le due sonde di fatto sono governate dal JPL (Jet Propulsion Laboratory) di Pasadena che lavora per la NASA ma non è amministrato dalla NASA bensì dal CalTech (il California Institute of Technology).
Probabilmente sapete che sono gli oggetti costruiti dall’uomo che hanno viaggiato di più, la Voyager 1 come ho scritto è da un po’ nello spazio interstellare, la Voyager 2 seguirà a breve.
Per spazio interstellare si intende quello al di fuori dell’eliosfera, cioè laddove le sonde non sono più immerse nel vento solare ma esposte a tutto ciò che viene da fuori (gas, residui di stelle esplose) che non può entrare nel Sistema Solare perché il costante flusso di vento solare funziona come una barriera.Quello che è importante precisare è che non sono state costruite due sonde per mandarle nello spazio esterno direttamente, prima queste sonde hanno fatto la storia dell’esplorazione spaziale passando nei pressi di Giove e Saturno, studiare quei due sistemi planetari in miniatura coi loro satelliti e i maestosi anelli di Saturno era la missione primaria, in seguito ai successi conseguiti la missione fu allungata, mandando Voyager 2 verso Urano e Nettuno e Voyager 1 direttamente verso le regioni più esterne del Sistema Solare.
La notizia del giorno: la riaccensione dei propulsori di manovra della Voyager 1
Ho voluto essere molto preciso perché scommetto che avrete letto titoli più brevi, tipo “riaccesi i razzi della Voyager 1” che a chi non è appassionato della materia potrebbero suggerire un’idea sbagliata, tipo una navicella alla deriva a cui all’improvviso si riesce a far riaccendere i motori. Niente di tutto questo, facciamo una premessa, nello spazio i motori servono solo per manovrare, dimenticate i film di fantascienza, quando pensate a una sonda dovere pensare a un proiettile sparato su una certa traiettoria, non essendoci attrito la navicella non decelera, i propulsori servono solo per fare correzioni. Nel caso della Voyager 1 in questi anni ha funzionato un set di propulsori denominati “attitude control thrusters” cioè propulsori di controllo dell’assetto il cui compito era essenzialmente quello di permettere l’orientamento dell’antenna in direzione Terra. Gli scienziati si sono accorti che i propulsori si stanno degradando sin dal 2014.
Come se ne sono accorti? Questi propulsori funzionano con dei brevissimi (nell’ordine dei millisecondi) soffi, ultimamente servono più soffi per ottenere lo stesso effetto, segno che stanno perdendo di efficacia. In breve è stato stimato che tra il 2020 e il 2025 i propulsori smetteranno di funzionare il che avrebbe voluto dire naturalmente fine della comunicazione con la Terra e dunque della missione Voyager 1.
Il team della Voyager ha riunito i maggiori esperti di propulsione del JPL per trovare una soluzione, il risultato è stato che si sono ricordati che sulla Voyager 1 c’è un altro set di propulsori chiamati TCM trajectory correction maneuver che in realtà sono identici agli altri, semplicemente questi erano serviti per orientare la sonda in modo di direzionare i numerosi strumenti di bordo quando raccoglieva dati da Giove, Saturno e dalle loro lune. Dunque non venivano usati dal tempo del passaggio ravvicinato ai due giganti del sistema solare, per la precisione da quando l’8 novembre 1980 la Voyager 1 salutò Saturno). L’idea ovviamente era sostituire i razzi usurati facendo fare lo stesso lavoro da questi, incognite tecniche maggiori? La prima è che si trattava di archeologia informatica, il software che gli ingegneri hanno dovuto studiare è in una vecchia versione di linguaggio assembler. Un’altra incognita è che questi propulsori venivano usati in maniera continua, non a “soffi” come quelli di controllo dell’assetto. Tagliando corto prova dopo prova gli scienziati del JPL hanno scoperto con entusiasmo che era fattibile e le prove sono andate a buon fine. Il primo comando di accensione di un propulsore per 10 millisecondi è stato inviato il 28 novembre, il giorno dopo hanno appreso che aveva funzionato (la sonda è così lontana che il segnale viaggiando alla velocità della luce ci impiega 19 ore). Ora il piano è passare ai propulsori meno usurati già a gennaio, perché così presto? Perché i propulsori di manovra consumano energia, un altro bene limitato per la gloriosa missione ormai agli sgoccioli, dunque useranno questi finché l’energia lo permetterà, poi torneranno a quelli di assetto.
Si sta già pensando di fare lo stesso con la Voyager 2.
Roberto Todini