Volkswagen primo marchio nel mondo: quando la disonestà paga

Dunque, ricapitoliamo: la Volkswagen viene colta con le mani nella marmellata ad usare espedienti truffaldini per rientrare nei limiti delle emissioni Usa senza investire una fortuna, che poi deve spendere per rimborsare i clienti che hanno acquistato vetture con motorizzazioni diesel rientranti nel suddetto lotto truffaldino e per aggiornare i software (ed eliminare quelli di troppo) nel resto della produzione. Logica vorrebbe che il conseguente danno d’immagine si sarebbe ripercosso negativamente sulle vendite. E invece no.

Lo storico padellone Volkswagen (Google)

La Volkswagen nel 2016 ha scalzato la Toyota ed è divenuto il gruppo automobilistico più venduto del mondo, ed i numeri parlano chiaro: 10.312.000 vetture vendute, tra tutti i marchi del gruppo (Audi, Seat, Skoda e, vabbè, per onor di cronaca, Lamborghini, Porsche e Bentley), con un saldo positivo del 3.2% contro i 10.175.000 di vetture del gruppo Toyota, che comprende anche il marchio Daihatsu (non più in vendita in Italia), il marchio di lusso Lexus e quello specializzato in autocarri Hino,  inedito nelle nostre lande. Il bello è che la principale causa del sorpasso Volkswagen su Toyota è il crollo di vendite del secondo negli Usa, mentre la fortuna dei tedeschi sono i cinesi, storici clienti appassionati fin dai tempi della Santana (la versione tre volumi della dimenticabile Passat B2, uscita nell’anno glori 1982).

Il sospetto che ci sia lo zampino di Donald Duck (pardon, Trump) sulle vendite di Toyota negli Usa è discretamente alto, viste le dichiarazioni su presunti dazi da applicare alle vetture del colosso giapponese nel caso in cui avesse portato avanti il progetto di costruire le Corolla (il modello più venduto non solo negli Stati Uniti, ma proprio nella storia del marchio) destinate agli Usa in Messico, assieme a continue accuse di presunte pratiche commerciali scorrette. Resta però il fatto che, a quanto pare, la disonestà paga parecchio, visto che è vero che il marchio tedesco ha subito un grosso incremento di vendite in Cina, ma è altrettanto vero che non ha subito il tracollo in America che tutti si aspettavano, e soprattutto che i marchi satellite attorno a quello principale, non ne hanno risentito per nulla. Signore e signori, avanti il prossimo.

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