L’amicizia, in letteratura, è stata narrata in modi più o meno intensi e dettagliati.
A partire dal drammatico ‘’L’amico ritrovato’’ di Fred Uhlman, in cui due giovani ragazzi instaurano un profondo rapporto di amicizia, grazie anche ai problemi che li uniscono.
Fino a ‘’L’amica geniale’’ di Elena Ferrante, caso letterario internazionale che narra di un’intesa tutta al femminile.
L’affetto tra individui è notoriamente molto importante in qualsiasi fascia di età, esso prevede disponibilità, comprensione e stima reciproca, nello sviluppo della sfera sentimentale il suo peso viene subito dopo quello della famiglia.
Nell’adolescenza addirittura viene ancora prima del rapporto con i genitori, per questo la scelta dei compagni di ‘’viaggio’’ per i giovani è di estrema importanza.
Basti pensare che le prima forme di legame si instaurano fin dall’infanzia, e possono durare anche per sempre.
E proprio sul per sempre si basa il rapporto tra Sakura e il suo compagno di classe, i protagonisti del romanzo ‘’Voglio mangiare il tuo pancreas’’ di Yoru Sumino.
Siamo In Giappone nei nostri anni, un ragazzo, mentre si trova in ospedale per degli esami, per sbaglio trova e legge il diario segreto di Sakura, dimenticato su una poltroncina nella sala d’aspetto.
Sakura è una ragazza sveglia, allegra, simpatica e soprattutto affamata di vita.
Lui ( Lui perché non avrà un nome) è un suo compagno di classe che si rifugia nei libri, taciturno e timido.
Tra i due scoppierà una meravigliosa e toccante amicizia, che avrà come sfondo la malattia terminale di Sakura al Pancreas.
Non voglio fornire troppi dettagli sulla storia perché consiglio di leggere il romanzo, da cui è tratto anche un film e un manga.
Vorrei piuttosto soffermarmi sulla potenza e semplicità della loro unione.
Nella nostra società, complici la velocità della vita e la mutabilità delle situazioni, è molto facile pensare di avere degli amici.
Tante volte sono conoscenze passeggere, che una volta perse lasciano anche un po’ di amaro in bocca.
Ma quando ti ritrovi ad avere persone su cui davvero puoi contare, nel bene e nel male, lì sì che sei fortunato.
E come per Sakura e il suo compagno, la vita diventa più leggera.
L’autore, essendo giapponese, rimanda subito alla mente i film dello studio Ghibli.
Con i suoi dialoghi e descrizioni pulite dei momenti, trasporta in un presente estemporaneo.
Nonostante il titolo crudo, dovuto alle credenze di alcune civiltà secondo le quali mangiando l’organo malato di una persona questa possa guarire, il testo è delicato e scorrevole.
Un libro che ti avvolge da leggere tutto d’un fiato, magari tra un ramen e un mochi.
Veronica Ganguzza