Voce dal sen fuggita…

Voce dal sen fuggita
Mario Piazza ultimavoce.it

– di Mario Piazza –


“Voce dal sen fuggita… poi richiamar non vale: non si trattien lo strale, quando dall’arco uscì.”
Questo verso del Metastasio ha più di due secoli ma potrebbe essere riscritto oggi a proposito delle intemperanze verbali e gestuali del governo in carica
Capita a tutti quando si è sotto pressione o alterati dall’ira di dire e fare cose che in altri momenti avremmo tenute ben nascoste sotto la patina, più o meno spessa, di rispettabilità in cui ci avvolgiamo per la quasi totalità della nostra vita, ed è in quei momenti che si manifesta la nostra incapacità nel controllare l’inconscio.
 
E’ così che un neo-ministro alle sue prime apparizioni pubbliche si scaglia contro i ragazzi dei rave party come se fossero gli assassini del Bataclan e che definisce “carico residuale” le vite di persone che chiedono aiuto. E’ di nuovo così quando la presidente del consiglio enunciando la propria normalissima condizione di donna, madre, cristiana e italiana distorce la voce in un latrato rabbioso quasi a voler divorare chi si trova in condizioni diverse. E’ sempre così quando l’atroce passerella di Cutro si trasforma nel disprezzo esibito non verso “i ragazzoni palestrati con lo smartphone” ma verso povera gente distrutta dal dolore per i figli e i fratelli appena annegati e poche ore dopo ci si esibisce tra lazzi e frizzi in un karaoke con una canzone che racconta guardacaso la storia di una ragazza anche lei annegata. 
 
L’inconscio lasciato libero dalla rabbia, ma la rabbia per che cosa? La rabbia per i limiti che un paese democratico pone a chi comanda, niente cannonate contro i barconi, niente carcere per gli omossessuali, niente giornali da chiudere e partiti da sciogliere, niente confino a Ventotene per chi rompe le scatole. La rabbia di chi per settant’anni è stato giustamente tenuto ai margini del consorzio civile e che oggi, conquistato il potere per un infausto allineamento dei pianeti, sta provando a rigettarci tutti nelle tenebre del ventennio fascista.
 
Non sono incidenti di percorso, non sono malevole interpretazioni, non sono spigolature che le opposizioni ingigantiscono per mettere il governo in cattiva luce. E’ autoritarismo, vigliaccheria, aridità, violenza, razzismo, disprezzo per chiunque non sia come loro. Sono pugni, manganellate e sfregi menati a casaccio verso chiunque non indossi una metaforica camicia nera… Oggi come allora.
 
Di questo si tratta, e siamo soltanto all’inizio. 
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