Era un ex militare di origini ucraine e un blogger pro-guerra Vladlen Tatarsky, l’uomo rimasto ucciso nell’attentato di domenica 2 aprile nel pieno centro di San Pietroburgo
Il vero nome del blogger Vladlen Tatarsky, personaggio molto attivo nella propaganda online a favore dell’invasione russa in Ucraina, era Maksim Yuryevich Fomin. L’esplosione nella quale ha perso la vita è avvenuta nel pomeriggio di domenica 2 aprile, poco dopo le sei di sera, nel locale Street Food Bar n°1 di San Pietroburgo, sito lungo la riva del Neva, il fiume che attraversa la città. Dai video circolati in rete si comprende che Tatarsky, prima che l’ordigno detonasse, stava tenendo un discorso insieme a circa un centinaio di persone, in un ritrovo organizzato dal gruppo filorusso “Cyber Front Z”.
Tatarsky, fermo militarista, condivideva tramite alcune pagine social (soprattutto Telegram) le sue estreme posizioni sul conflitto, scagliandosi duramente contro il popolo ucraino e ottenendo un successo non indifferente. Si definiva per questo “reporter di guerra”.
Vladlen Tatarsky, alias Maksim Yuryevich Fomin
Maksim Fomin era nato nel 1982 a Makiivka, nella regione di Donetsk nel Donbas. Proprio nella città di Makiivka il 1 gennaio di quest’anno più di 100 soldati russi sono stati uccisi in un solo attacco missilistico per mano dell’esercito ucraino (con l’utilizzo di lanciarazzi M142 HIMARS made in USA), avvenimento che aveva dato a Fomin l’occasione di criticare duramente le stesse milizie russe per la loro noncurante scelta di rimanere nei piani alti dell’edificio nel quale si stavano rifugiando, accanto alle armi, diventando dunque bersagli facili.
Poco prima dei trent’anni, nel 2011, Fomin viene arrestato e incarcerato per una rapina in banca.
Nel 2014, con l’inizio della guerra tra Ucraina e separatisti delle Repubbliche Popolari di Donetsk e Luhansk, Fomin ha l’occasione di cambiare completamente vita. Riesce infatti ad evadere, con una dose generosa di fortuna, quando il penitenziario nel quale è rinchiuso viene bombardato. È cominciato il conflitto in Donbas e Fomin si arruola tra le file dei separatisti. Successivamente, gli viene data l’opportunità di combattere con il battaglione Vostok, comandato da Alexander Khodakovsky, un disertore del Servizio di Sicurezza dell’Ucraina.
Il nome di battaglia di Fomin, al tempo, era “Professore”.
Quando inizia la sua attività da blogger, qualche anno dopo, assume lo pseudonimo di Vladlen (dalla crasi del nome di Vladimir Lenin) Tatarsky (da Vavilen Tatarsky, protagonista del romanzo distopico del 1999 “Generation P”, opera dello scrittore russo Victor Pelevin).
Acquisiti nuovo nome e cittadinanza russa, Tatarsky aveva così rinnegato una volta per tutte il suo passato da ucraino.
I fatti prima dell’esplosione
Gli avvenimenti del pomeriggio di domenica 2 aprile sembrano essere usciti da un film di spionaggio.
Poco dopo le 18 ora locale, una giovane donna che indossa un lungo cappotto scuro e delle scarpe col tacco si avvicina allo Street Bar N°1 portando un grosso pacco tra le proprie braccia. La ragazza si presenta come Anastasia e riesce ad entrare nel locale, successivamente consegna ciò che porta con sé al protagonista indiscusso di quell’improbabile serata, ovvero Tatarsky.
Alcuni video circolati in rete mostrano quest’ultimo rallegrarsi e scherzare per quel regalo atipico: si tratta infatti di un piccolo busto dorato dello stesso Tatarsky. La giovane Anastasia viene ripresa mentre è invitata a sedersi tra i partecipanti della serata.
Il busto dorato contiene in realtà un ordigno che esplode pochi istanti dopo questi ultimi avvenimenti. Tatarsky rimane ucciso, i feriti sono circa una trentina, il locale viene distrutto.
La donna è nata nel 1997 e risponde in realtà al nome di Darya Trepova. È stata arrestata lunedì dalle autorità russe ed è stato rilasciato un video nel quale la donna ammette la propria colpevolezza nell’aver portato l’esplosivo all’interno del locale. Non si sa ancora se ha agito su commissione o in modo forzato, consapevolmente oppure no.
Le ipotesi sulle motivazioni e sui responsabili dell’attentato
Non si hanno certezze riguardo il movente e i responsabili dietro quest’atto. Possiamo solo ipotizzare, per il momento, chi abbia voluto organizzare questo appariscente attentato ai danni del blogger pro guerra Vladlen Tatarsky. L’ipotesi più accreditata, secondo i media e gli analisti, è che si tratti di un attacco architettato e realizzato dall’intelligence ucraina: già ad agosto 2022 una persona vicina al presidente Vladimir Putin, Darya Dugina, figlia dell’ideologo russo di estrema destra Aleksandr Dugin, era stata assassinata per mano dei servizi di intelligence ucraini. Non sarebbe la prima volta, dunque, difatti le autorità russe propendono per questa versione dei fatti.
Un’altra ipotesi vede questo attacco come un atto di resistenza interna rispetto al governo di Mosca. Questo attentato sarebbe in tal caso un “salto di qualità” per le organizzazioni dissidenti, dal momento che non si sono mai verificati episodi di opposizione politica interna così importanti. Per questo motivo questa motivazione sarebbe da escludere.
Infine, un terzo filone riguarderebbe dei presunti regolamenti di conti tra il governo russo e la milizia privata Wagner. Da qualche tempo alcuni esponenti del gruppo (tra cui lo stesso Tatarsky, molto vicino al leader Yevgeny Prigozhin) si sono esporti per criticare l’andamento dell’operazione militare in Ucraina. Questa esposizione potrebbe essere una possibile causa della morte di Tatarsky. Difficile, però, pensare che Putin scelga delle modalità di soppressione delle critiche così “appariscenti” e caotiche.