Vivere in territori inquinati è una realtà che coinvolge la vita quotidiana di milioni di persone in tutto il mondo, e, nel nostro caso specifico, interessa il 73% degli italiani. Questo problema è molto più che una semplice statistica; è una sfida costante che ci obbliga a riflettere profondamente sulla fragilità del nostro ambiente e sulla salute delle generazioni future.
L’aria che respiriamo è un bene prezioso, un patrimonio condiviso che influenza direttamente la nostra salute e la qualità della vita. Purtroppo, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), il 73% degli italiani vive in territori inquinati, e questa cifra drammatica solleva gravi preoccupazioni per il nostro benessere collettivo.
L’OMS stabilisce che il livello massimo di polveri sottili accettabili per proteggere la salute umana dovrebbe essere di soli 5 microgrammi per metro cubo. Questa soglia rappresenta un punto di riferimento cruciale per garantire che l’aria che respiriamo non diventi un nemico invisibile. Tuttavia, l’Unione europea (UE) sembra non aver ancora adeguato i propri standard, poiché i limiti attualmente in vigore sono fissati a 10 µg/m³. Questa discrepanza tra gli standard dell’OMS e quelli dell’UE crea una situazione problematica, anche se è importante notare che è in corso un iter legislativo per allineare gli standard europei a quelli raccomandati dall’OMS. Questo è un passo avanti, ma richiede un impegno collettivo per garantire che sia effettivamente attuato.
Le polveri sottili, o PM 2,5, rappresentano un pericolo silenzioso ma estremamente dannoso per la salute pubblica. Queste minuscole particelle, così sottili da essere invisibili a occhio nudo, penetrano profondamente nei nostri polmoni quando le respiriamo. Questo comporta conseguenze gravi, poiché le PM 2,5 sono correlate a una serie di malattie respiratorie e cardiache, con l’inevitabile conseguenza di ridurre l’aspettativa di vita.
Nel 2020, l’Agenzia europea dell’ambiente ha riportato una cifra allarmante: 238.000 morti premature nell’Unione europea a causa dell’esposizione a livelli elevati di PM 2,5. Questo dato spaventoso ci costringe a riflettere sulla gravità del problema e sull’urgente necessità di adottare misure efficaci per proteggere la salute delle persone. E tra il 2016 e il 2020, l’Italia ha visto un aumento del 5,4% di queste morti premature, con circa 246.000 vittime nel nostro paese, rendendo l’Italia il triste leader europeo in questa statistica preoccupante.
Questi dati devono fungere da campanello d’allarme. L’inquinamento dell’aria non è solo un problema astratto; è una minaccia reale per la nostra salute e il nostro benessere. È responsabilità di tutti noi, cittadini, governi e organizzazioni, collaborare per affrontare questa sfida cruciale. Dobbiamo lavorare insieme per garantire che l’aria che respiriamo sia pulita e sicura per le generazioni future. Solo attraverso un impegno condiviso possiamo sperare di invertire questa tendenza negativa e proteggere il nostro ambiente e la nostra salute.